Correzioni di mercato? Di certo uno dei principali rischi per l’investitore che si affida al comparto azionario. Se si guarda però ai posizionamenti di più lungo termine, l’eventualità di una fase ribassista non è poi così gravosa come sembra.
“La buona notizia è che le correzioni (definite come un calo del 10% o oltre), le fasi ribassiste (flessioni prolungate di almeno un -20%) e altri periodi difficili non durano per sempre”.
Fasi di mercato a ribasso: -33%
Dall’analisi degli ultimi 70 anni, l’Indice S&P 500 statunitense ha attraversato nove periodi di forte ribasso, con cali pari o superiori al 20%. La flessione media registrata dal mercato nel corso di tali intervalli è stata pari al 33%, con una durata complessiva attorno ai 14 mesi.
Cicli di mercato a rialzo: +263%
Le prospettive migliorano e di molto se si guarda alle dieci fasi rialziste intercorse tra un periodo di calo e l’altro. Complessivamente, la performance media dei cicli a rialzo tra il 1949 e il 2018 è stata pari al 263%, con una durata di circa 5 volte superiore alle fasi di ribasso (71 mesi).
Cambia il paniere, non la sostanza
La situazione cambia se si guarda invece alle flessioni dell’Indice Dow Jones, che differisce dallo S&P 500 anzitutto per il metodo di calcolo (il primo, ponderato in base al prezzo; il secondo, ponderato in base alla capitalizzazione del mercato). Tra il 1900 e il 2018, l’indice industrial a stelle e strisce ha mediamente registrato almeno una perdita del 10% l’anno ed un calo superiore al 20% ogni quattro anni.
Sebbene il passato non sia necessariamente indicatore delle reazioni future, ad ogni fase di flessione si è però accompagnato un nuovo rialzo delle quotazioni. A partire dal 1929, hanno rilevato gli esperti di Capital Group, “ogni flessione pari o superiore al 15% dell’indice S&P 500 è stata seguita da una ripresa”. Non solo: i rendimenti successivi a ciascuna flessione hanno registrato nel primo anno quasi il 55% di rialzo.
Non prevedere, ma esaminare
“Comprare al ribasso e vendere al rialzo è una delle frasi più frequenti in materia di investimento, ma molto spesso è esattamente il contrario di come in realtà agisce la maggior parte degli investitori”.
Più che cercare di prevedere il mercato nel tentativo di comprendere il miglior momento per posizionarsi, gli investitori dovrebbero valutare periodicamente come si colloca il proprio portafoglio in relazione all’ambiente circostante, ponendosi una domanda: sono pronto ad affrontare la volatilità cui mi espone il mio portafoglio?
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