L’avidità e la voglia di speculazione non sono gli unici elementi in grado di influenzare i volumi di scambio delle cripto-attività, ma anche le aspettative a lungo termine sull’inflazione
E’ quanto si afferma in uno studio condotto da tre economisti della Banca Mondiale, basato su una vasta osservazione empirica
In breve, i fattori macro più influenti non riguardano risultati contingenti, bensì le aspettative di lungo periodo su indicatori come l’inflazione. Inoltre, l’evidenza empirica (basata sull’osservazione del periodo compreso fra l’aprile 2019 e il giugno 2021 in 174 Paesi e 114 cripto-attività) suggerisce che le criptovalute si comportino più come asset risk-on e non come beni-rifugio.
“I risultati suggeriscono che i volumi di cripto-asset sono fortemente associati a una serie di fattori macrofinanziari globali lungimiranti – che possono in ultima analisi modellare le condizioni macrofinanziarie nazionali – piuttosto che ai recenti sviluppi macroeconomici nazionali”, hanno sintetizzato gli autori in un articolo comparso su VoxEu, “ad esempio, controllando una serie di fattori globali e nazionali, un aumento di 10 punti base nelle aspettative di inflazione mensile degli Stati Uniti (su una base forward di cinque anni, come incorporato nei rendimenti del Tesoro Usa) aumenta i volumi mensili di criptovalute di circa 28 punti base”. Come sia andata l’inflazione nel recente passato, invece, non muoverebbe granché questo mercato. “Gli indicatori macroeconomici a livello nazionale (ad esempio l’inflazione e il tasso di cambio) non sembrano essere fortemente correlati ai volumi a livello nazionale”, hanno scritto gli autori.
Cosa significano queste scoperte? Sono elementi che confermano “l’ipotesi che gli utenti di criptovalute possono percepire i cripto-asset come un’emergente copertura macro a lungo termine”. Non solo, dunque, come una speculazione a breve termine. “Inoltre, i volumi di criptovalute si muovono inversamente ai prezzi dell’oro, suggerendo che gli utenti possono, in una certa misura, percepire i cripto-asset come un’alternativa all’oro, che è una tradizionale copertura macro globale”, hanno proseguito gli autori nel loro paper, “infatti, durante il periodo del nostro campione, i flussi in strumenti finanziari legati all’oro strumenti finanziari legati all’oro, come i prodotti negoziati in borsa, sono diminuiti, mentre è vero il contrario per gli strumenti finanziari legati alle criptovalute, come i fondi”.
Recentemente anche l’Esma aveva evidenziato come la correlazione fra Bitcoin e oro fosse particolarmente bassa, mentre la maggiore sovrapposizione si verificava fra la moneta virtuale e l’andamento delle azioni.
“I risultati implicano, inoltre, che le attività cripto sono percepite come una classe di attività speculativa ‘risk-on’, i cui volumi sono più elevati quando i rendimenti reali del Tesoro Usa – un proxy per le condizioni finanziarie globali – sono più bassi”, hanno aggiunto gli economisti della Banca Mondiale, “i volumi delle criptovalute sembrano anche essere supportati da un effetto momentum nei prezzi delle criptovalute”, ossia rialzi che chiamano altri rialzi e viceversa, “suggerendo ulteriormente che le motivazioni speculative giochino un ruolo”.
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