Il Financial Times ha ripreso lo studio “How Competitive is the Stock Market?” della UCLA Anderson School of Management
L’analisi ha sollevato nuovi interrogativi sull’adozione diffusa degli investimenti basati su indici, una tendenza sempre più diffusa soprattutto negli Stati Uniti
L’aumento degli investitori passivi ha fatto sì che l’elasticità di domanda dei titoli sia diminuita, amplificandone i movimenti di prezzo
La crescita dell’investimento passivo degli ultimi anni ha trasformato sotto diversi aspetti i mercati, permettendo agli investitori di risparmiare miliardi di dollari all’anno sotto per via delle commissioni più basse, senza per questo compromettere i rendimenti. Non tutte le conseguenze del diffondersi degli etf e degli strumenti di passive investing sono state tuttavia positive. Tra queste c’è quello di aver amplificato la volatilità dei mercati.
È quanto emerge da una ricerca accademica, ripresa dal Financial Times, secondo cui l’ascesa dell’investimento passivo sta distorcendo i segnali di prezzo e facendo aumentare la volatilità del mercato azionario statunitense. “I mercati sono diventati meno efficienti a causa dell’aumento degli investimenti passivi”, ha dichiarato al quotidiano britannico Valentin Haddad, professore associato di finanza presso la UCLA Anderson School of Management. Haddad e altri due studiosi statunitensi hanno esaminato gli scambi degli investitori istituzionali e hanno scoperto che l’aumento della quota di mercato degli investitori passivi negli ultimi 20 anni “ha portato a curve di domanda aggregata per i singoli titoli sostanzialmente più anelastiche del 15%”.
Gli investitori passivi hanno una “elasticità della domanda” pari a zero, cioè al variare del prezzo del titolo la loro domanda per quel titolo non cambia. L’aumento della quota di investimenti passivi ha fatto dunque scendere l’elasticità aggregata del mercato. Da teoria questo fenomeno non si sarebbe dovuto osservare: per ogni trader che diventa meno aggressivo, c’è ne è uno che diventa più aggressivo. Tuttavia, dallo studio è emerso come questo “pass-through” si attesti a solo circa 0,6, il che significa che il calo della percentuale di investitori attivi si traduce in una riduzione dell’elasticità complessiva della domanda.
“Il denaro passivo non presta attenzione ad alcuna informazione. I sostenitori dell’ipotesi del mercato efficiente affermano che questo non è un problema perché altri investitori compenseranno tale effetto”, ha dichiarato Haddad, coautore del documento How Competitive is the Stock Market?, insieme a Paul Huebner e Erik Loualiche, che ha continuato: “Ma non c’è abbastanza gente che si presenta per fare trading. Risultato, si hanno meno informazioni sul mercato, un trading meno aggressivo, prezzi meno accurati e un mercato più volatile”.
Secondo Felix Goltz, direttore della ricerca di Scientific Beta, lo studio si aggiunge al crescente numero di ricerche che dimostrano che l’impatto degli investimenti passivi sui mercati è “enorme”. L’effetto prezzo citato nel lavoro di Haddad è ben osservabile sugli indici statunitensi, come l’S&P 500: un titolo aumenta il suo prezzo quando entra nell’indice e accade il contrario quando viene espulso. Secondo Goltz, l’aumento dei fondi passivi che investono sulla base di principi ambientali, sociali e di governance potrebbe infine aggravare il problema.“Con gli investimenti esg, la preferenza per l’acquisto di titoli presenti negli indici sta diventando più forte, con gli investitori sembrano pensare che le aziende stiano facendo qualcosa di dannoso per la società se non sono nell’indice. Di conseguenza, la domanda per i titoli inclusi nei benchmark esg è anelastica, con conseguenti prezzi più alti” ha concluso Goltz.
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