Tra le diverse opzioni che imprenditori o famiglie possono valutare per organizzare con efficacia gli interventi a favore del territorio c’è, oltre alla costituzione di una fondazione, il set up di un fondo filantropico, anche definito donor-advised fund (daf). Questa soluzione consiste nel creare una riserva, che può essere alimentata da asset di diversa tipologia, destinata al sostegno di cause sociali e che permette da un lato di razionalizzare e organizzare nel tempo gli interventi e dall’altra di poter usufruire di uno strumento flessibile e di immediata e semplice attivazione e con gli stessi vantaggi fiscali previsti per le donazioni a favore di onlus, anche alla luce dell’iscrizione presso il nuovo Registro unico del Terzo settore.
Attraverso l’apertura del fondo dedicato, che avviene presso intermediari filantropici presenti a livello nazionale e internazionale sorti in questi anni e aventi ognuno caratteristiche distintive in termini di approccio e modalità, è possibile organizzare il funzionamento del fondo filantropico per offrire una soluzione a diverse necessità, sia di tipo aziendale che famigliare.
In particolare nel primo caso per cogliere opportunità, quali ad esempio poter organizzare raccolte fondi coinvolgendo i dipendenti, costituire un comitato ad hoc a favore di un determinato intervento sociale in partnership con altre realtà e poter beneficare di un supporto in termini di due diligence delle organizzazioni non profit e di ampliamento e rafforzamento del proprio network e know how.
Nel secondo caso per rispondere sia a esigenze di giving di una famiglia sia a esigenze di dinamiche famigliari legate in particolare a garantire e rafforzare l’identità e i valori distintivi nel tempo o per mantenere, qualora necessaria, una maggiore riservatezza.
In aggiunta il donor-advised fund risponde all’esigenza di donatori e aziende che non desiderano costituire e gestire operativamente un veicolo filantropico dedicato, quale ad esempio una fondazione di impresa o di famiglia, ma che hanno la necessità di avere ugualmente riscontro dell’uso e dei risultati delle proprie donazioni per poter generare un cambiamento e valutarne poi l’impatto sociale.
Il fenomeno delle fondazioni “dormienti”, ovvero inattive, è infatti elevato sia in Italia che all’estero e questo a dimostrazione del fatto che in alcuni casi probabilmente la gestione e l’operatività quotidiana connesse alla fondazione possono divenire un ostacolo e causare così dei fenomeni di “filantropia interrotta” in quanto il patrimonio necessario per la costituzione rimane vincolato e non viene liberato a favore della comunità.
La fondazione e il fondo filantropico rispondono quindi a differenti obiettivi e necessità, che vanno valutati e approfonditi nella fase iniziale del disegno strategico in ambito filantropico a seconda delle aspettative, degli asset a disposizione e dei ritorni attesi.
Il trend dei fondi filantropici è comunque sempre più in crescita: questo è, infatti, quanto emerge anche dal Donor advised fund report di National Philantropic Trust – Npt che ha evidenziato come i contributi ai Daf siano aumentati del 16,5% negli Stati Uniti.
Lucia Martina
Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.
header { min-height: 50px!important; }
@media (max-width: 640px)
header {
min-height: 10px!important;
}
.article-enterprise-link {
visibility: hidden;
border-bottom: none!important;
}
.article-paragraph a {
border-bottom: none!important;
}