Segnali positivi da oltre oceano: negli Usa le aspettative di crescita sono al rialzo, “man mano che i mercati vedono la luce alla fine del tunnel della pandemia. Le vaccinazioni proseguono a ritmo incalzante (l’annuncio del presidente Biden vede raddoppiare l’ambizioso obiettivo delle 100 milioni di dosi entro i 100 giorni dall’insediamento della nuova amministrazione, in scadenza a fine aprile, ndr) e le infezioni sono in declino, lasciando prevedere una forte ripresa. Segnali, questi, che sottolineano che il miglioramento nel trend del mercato lavoro statunitense proseguirà con buone probabilità via via che le restrizioni imposte dal Covid verranno alleggerite”. Così Ritchie Tuazon, Fixed income portfolio manager, e Margaret Steinbach, Fixed income investment director di Capital Group.
Tuttavia, “questi fattori positivi non hanno spinto la Federal Reserve, la banca centrale americana, a segnalare un aumento nei tassi d’interesse”, continuano Tuazon e Steinbach, “Ciononostante, il loro impegno a mantenere tassi bassi in mezzo a un’attività economica più forte ha contribuito ad aumentare le aspettative di inflazione. La Fed si è impegnata a sopportare un’inflazione moderata per ridurre ulteriormente la disoccupazione. Eppure il mercato ritiene che l’aumento dell’inflazione potrebbe significare che tassi d’interesse più elevati non sono così lontani: secondo la maggior parte degli investitori, già nel 2022”.
Inflazione in crescita nelle maggiori economie mondiali
Lo dimostrano i dati dell’inflazione di pareggio (il tasso di inflazione atteso da un operatore neutrale al rischio, composta da un tasso di inflazione pura e da un premio che l’investitore è disposto a correre detenendo attività il cui valore può essere eroso dalla crescita dei prezzi) sui Titoli di stato a 10 anni delle principali economie mondiali. In crescita, infatti, sono sia i Titoli di stato della Germania, al 19 marzo leggermente sotto l’1,5%, che quelli del Giappone, seppur ancora in territorio ancora prossimo allo 0,5%, o ancora quelli del Regno Unito, in una recente e ripida scalata al 3,5%.
La crescita più consistente post-Covid, però, sembra proprio essere quella degli Stati Uniti: da un picco negativo attorno allo 0,5% di marzo 2020, l’inflazione attesa mira oggi al 2,5%. Resta da vedere se il consenso degli investitori sarà provato o meno nel 2022.
Come decideranno di agire le banche centrali in questo frangente? Ne parliamo qui.
Fonte: Capital Group.