Non è oro tutto ciò che luccica. Il detto calza a pennello per descrivere ciò che sta accadendo nel mondo degli investimenti sostenibili. Perché se da una parte sono sempre più diffusi tra la platea dei risparmiatori, dall’altra sono ancora molti i problemi che devono essere affrontati e risolti, soprattutto sul fronte del cosiddetto greenwashing, tradotto “lavare di verde”. Si tratta di quella pratica con cui aziende o istituzioni si presentano come ecosostenibili attraverso una mirata strategia di marketing, cercando così di nascondere l’impatto ambientale negativo che creano. Un problema complesso che va affrontato sotto diversi punti di vista, a cominciare proprio dagli asset managers, secondo Capital Group.
Secondo il suo Esg Study 2022, quasi la metà degli investitori a livello globale pensa che la pratica del greenwashing sia piuttosto comune all’interno dell’industria dell’asset management: per la precisione il 48%. La percentuale di quest’anno è, tuttavia, in calo rispetto al 57% rilevato nel 2021, suggerendo che qualche passo in avanti è stato fatto, grazie soprattutto a una regolamentazione più dettagliata. La Sustainable Finance Disclosure Regulation (Sfdr), introdotta nel 2018 e messa in pratica a partire da marzo 2021 e il regolamento sulla tassonomia Europea, entrato in vigore a luglio 2021, vanno proprio in questa direzione.
Lo dimostra anche un altro aspetto. Gli investitori sono diventati leggermente meno scettici, pur rimanendo la maggioranza, sulle motivazioni che muovono i gestori patrimoniali: il 55% pensa che le case d’affari e le società di gestione utilizzino principalmente la targa Esg come mero strumento di marketing per generare interesse e vendite, contro il 59% del 2021.
La soluzione? Innanzitutto regole più ferree e stringenti, secondo quanto emerge dallo studio di Capital Group. Più di quattro investitori su dieci (il 42%) ritengono che avere una regolamentazione opportuna e chiara risulterebbe tra i modi migliori per combattere le accuse di greenwashing. Ma non solo. Un altro 42% degli intervistati sostiene sia necessario stabilire delle normative che indichino gli standard da rispettare per investire in prodotti e servizi relativi agli obiettivi Esg.
La strada rimane ancora lunga per evitare il greenwashing e aumentare la fiducia tra gli investitori, così da dare un’ulteriore spinta alle strategie Esg. Dopotutto, l’interesse verso la finanza sostenibile di certo non manca.
Secondo lo studio di Capital Group, ben l’89% degli investitori a livello globale è interessato ai criteri Esg. Più nel dettaglio, quando si parla di implementare un approccio più attento all’ambiente, alla società e alla governance aziendale l’Europa la fa da padrona. Qui soltanto il 6% degli investitori non è interessato a questa nuova frontiera della finanza.
Fonte: Capital Group