Dopo una tempesta si aspetta sempre il sole, questo è solitamente vero anche per i mercati. Quindi si contano i giorni, più probabilmente mesi, al ritorno della normalità, dove le banche centrali non dovranno più alzare i tassi di interesse e l’inflazione sarà nuovamente sotto controllo. Tuttavia in economia e finanza, tornare a vedere il segno positivo non significa ritornare a una situazione pre-shock: secondo Capital Group ogni crollo del mercato porta con sé un’ondata di cambiamenti e questo sarà il caso anche del bear market che è appena stato affrontato.
Per capire quale sia il futuro del proprio portafoglio, gli investitori devono prima analizzare bene la situazione attuale, cercando di cogliere tutte le sfumature. “Il mercato è alle prese con un contesto macroeconomico che non si vedeva da molto tempo”, spiega Jody Jonsson, equity portfolio manager di Capital Group. L’inflazione negli Stati Uniti è arrivata lo scorso giugno al 9,1%, un livello che non si vedeva da novembre 1981, prima di iniziare la discesa verso il 7,7% (ultima rilevazione) e la Federal Reserve ha continuato ad alzare i tassi d’interesse, dopo oltre quarant’anni in cui erano caratterizzati da un segno negativo.
È curioso pensare che la maggior parte degli operatori abbia vissuto gran parte della loro carriera in un sistema caratterizzato da una politica monetaria espansiva e da un contesto di disinflazione. Devono quindi anche loro adattarsi alla nuova realtà e trovare nuove soluzioni per il presente e per il futuro. È superficiale e fin troppo ottimista, infatti, immaginare che le attuali turbolenze si risolveranno a breve. I cicli economici sono ben più duraturi di quello che gli individui tendono ad immaginare e “ci sono ragioni per credere che l’alto livello di inflazione che sta caratterizzando il mercato sia strutturale e sarà destinato a persistere”, sottolinea Jonsson.
Sebbene queste informazioni possano spaventare, non tutto è perduto. Ci si aspetta, ad esempio, che l’inflazione ritorni a un livello normale nel 2023. Secondo le stime di Morningstar, tra il 2022 e il 2026 l’inflazione media sarà intorno al 2,6%, quindi di poco superiore all’obiettivo del 2% circa fissato dalla Federal Reserve.
Il consiglio più importante per gli investitori rimane quello di muoversi con cautela, non fidandosi di società fortemente indebitate, perché, Jonsson ricorda, “il denaro non è più gratuito”. Ma quindi, su cosa puntare? Nonostante la volatilità e le incertezze di mercato, esistono ancora aziende, e quindi titoli, in grado di finanziare la loro stessa crescita, con un forte potere di determinazione dei prezzi, come quelle imprese con un livello di liquidità affidabile e sicuro anche in periodi di alta inflazione.