Dal libro di testo, l’obbligazionario non è un posto dove stare quando si alzano tassi di interesse e inflazione. Ci sono però alcuni fattori di carattere generale da considerare: primo, l’obbligazionario non è fatto dal solo rischio di tasso; secondo, a prescindere dal periodo economico in corso, l’obbligazionario resta una delle asset class preferite dagli investitori.
In un mondo dove ormai anche istituzioni e banche centrali applicano la flessibilità ad ogni loro politica, “il comparto obbligazionario non può non essere flessibile” commenta Rocco Bove, Head of Fixed Income di Kairos Partners Sgr.
Si faccia però un passo indietro: “Ripresa chiama inflazione, inflazione chiama curve dei tassi più ripide, che tendono a penalizzare i prodotti obbligazionari di più lungo termine”.
Mercato obbligazionario: oltre le scelte tradizionali
Come dicevamo, “quando si parla di obbligazionario non ci si riferisce solo al comparto tradizionale, in cui prevalgono i titoli di stato. In questi anni di tassi a zero e bassi rendimenti, il mercato dei bond ha visto il fiorire di altri prodotti, anzitutto titoli corporate. Parliamo di prodotti che favoriscono la componente più legata agli spread e ad una duration contenuta, quali obbligazioni convertibili, credito strutturato e titoli ad alto rendimento (high yield).
Va poi da sé che” aggiunge Bove, “se l’inflazione sale, anche i titoli inflation linked divengono interessanti, a completamento di un portafoglio obbligazionario”.
Le due anime dell’inflazione: eccezionale e strutturale
Proprio l’inflazione merita un ragionamento a sé. Da un lato, “l’attuale incremento dell’inflazione è il frutto dei colli di bottiglia della supply chain e del comparto delle materie prime”, dovuti a una domanda in crescita non supportata da altrettanta offerta sul mercato; dall’altro, “dopo varie decadi di movimento deflattivo, l’effervescenza della domanda post covid alzerà comunque quella media degli ultimi anni, facendo sì che resti una coda di inflazione”. C’è quindi una parte eccezionale e una parte strutturale, aggiunge l’esperto di Kairos.
La strategia KIS Bond Plus di Kairos
Nelle scelte di portafoglio, l’attenzione va quindi alla duration, sia come elemento di contenimento delle perdite, che come fattore di volatilità. “Rispetto al rischio di tasso di interesse, preferiamo assumerci un rischio di credito (a maggiore spread). Scegliamo di avere all’interno del portafoglio quelle attività che offrono una protezione naturale dal rischio inflazione (ad esempio, prodotti inflation linked e titoli con spin positivo verso la ripresa inflattiva)”.
Pur in un contesto difficile, “l’anima flessibile di Kairos ci ha permesso, con un prodotto come il KIS Bond Plus, di avere tutte le armi per alleggerire la duration quando necessario (creando un hedging verso il rischio di tasso), e cambiare posizionamento al mutare delle condizioni di mercato”. Ne è testimonianza la performance registrata non solo in questi primi mesi del 2021 (+1,85%, Fonte: Elaborazione Kairos su classe P-EUR, periodo 01.01-30.04.2021), ma anche quella realizzata nel 2020, un anno che si è sviluppato in un quadro di mercato nuovo e sfidante (+9,00%, Fonte: Elaborazione Kairos su classe P-EUR, periodo 01.01-31.12.2020).
Ribadendo il fatto che quando si investe nel credito bisogna sempre guardare al singolo emittente, “in generale, a livello settoriale vediamo con interesse i consumi e le banche; è inoltre impossibile considerare il portafoglio senza una approfondita valutazione dei criteri ESG, tipicamente equity, ma ormai estesi anche all’obbligazionario”.