Che cos’è una recessione? Come fare a prevederne l’arrivo? Quali sono i fattori che la determinano? Individuare con certezza in che forma e quando una recessione possa aver luogo non è cosa semplice: i fattori in grado di contribuire ad una recessione sono molti e, spesso, le cause scatenanti cambiano da un ciclo all’altro. Occorre quindi esaminare con attenzione i diversi scenari economici, per individuare con maggior accuratezza le aree in cui è possibile si registrino fasi di accumulo, eccessi di mercato e squilibri.
Recessione (tecnica): che cos’è e cosa comporta
Secondo la definizione classica riconosciuta dal National bureau of economic research statunitense (Nber) col termine recessione si intende “una flessione significativa e generalizzata dell’attività economica, che dura per più di qualche mese e che, di norma, si riflette nel Prodotto interno lordo (Pil), nei redditi reali, nell’occupazione, nella produzione industriale e nelle vendite all’ingrosso e al dettaglio”.
La definizione più comunemente utilizzata e più facilmente applicabile, tuttavia, è quella che fa corrispondere una recessione (in questo caso, recessione tecnica) ad almeno due trimestri consecutivi di Pil in diminuzione.
Recessione: come avviene
All’origine di una fase di recessione possono esserci una serie di motivazioni. Tra le cause più comuni che sovente ne determinano la comparsa si trovano l’aumento dei tassi d’interesse, l’incremento dei livelli di inflazione e la crescita dei prezzi delle materie prime. Tali fattori impattano a loro volta sulla redditività delle aziende che, in un’ottica di ottimizzazione dei costi (anche tagliando personale), peggiorano le condizioni economiche d’insieme. Con l’aumento della disoccupazione, i consumatori sono spinti a ridurre i propri margini di spesa, esercitando pressioni a ribasso su crescita, produttività, utili e corsi azionari. L’attivazione di un circolo vizioso di tale portata avvicina l’economia ad una fase di recessione.
Recessione: quanto dura
In un contesto non positivo per l’intero tessuto economico, la notizia positiva è che, generalmente, le recessioni hanno durata breve. Secondo l’analisi dei cicli effettuata dagli esperti di Capital Group, a partire dal 1950 la durata delle recessioni che si sono susseguite negli anni è stata tra gli otto e i diciotto mesi, con una media di 11 mesi, un periodo di tempo trascurabile per investitori con un orizzonte temporale di lungo termine.
Se si guarda inoltre al di là del Pacifico, negli ultimi 65 anni gli Stati Uniti si sono trovati a fare i conti con la recessione per meno del 15% dei mesi. Non è tutto. L’impatto economico netto di gran parte delle recessioni si è rivelato relativamente esiguo: mentre in periodi di espansione economica la produzione è cresciuta mediamente del 24%, in caso di recessione il Pil si è ridotto in media di meno del 2%.
Recessione: come investire
Lasciare spazio all’impulsività è tra le prime cose da non fare al sopraggiungere di una recessione. Le mosse aggressive di market-timing, come lo spostare un intero portafoglio sulla liquidità, possono difatti rivelarsi controproducenti. Secondo l’analisi di Capital Group, è possibile conseguire rendimenti più profittevoli durante le fasi conclusive di un ciclo economico o subito dopo il raggiungimento del punto minimo d’inversione: “molte volte” hanno precisato “è meglio rimanere investiti per non perdersi la rimonta”.
Recessione: effetti sul mercato azionario
Singolarmente considerato, il comparto azionario non risulta essere un buon anticipatore di recessioni: le azioni tendono infatti a raggiungere massimi di periodo con un anticipo di circa sette mesi rispetto al ciclo economico, che viene definito in recessione solo molto dopo il suo inizio, quando il comparto azionario potrebbe aver già aver invertito il proprio trend. I rendimenti dell’equity possono quindi risultare positivi lungo l’intera durata della contrazione per via dello sfasamento temporale.
Recessione: come prevederla
Prevedere l’avvento di una recessione non è mai affare semplice. Vi sono però alcuni segnali che, monitorati, possono aiutare ad adeguare il proprio portafoglio al nuovo contesto di riferimento: inversione della curva dei rendimenti, dinamica degli utili societari, trend di disoccupazione, valutazioni sul mercato immobiliare e Leading economic Index.
Inversione della curva dei rendimenti
Con inversione della curva di rendimenti si intende una fase in cui il rendimento del decennale statunitense frutta meno di quanto corrisposto dai titoli di Stato con scadenze inferiori (generalmente a due anni). Dubitando del contesto di riferimento, gli investitori iniziano a privilegiare obbligazioni a lungo termine. In tal modo, il rendimento degli attivi di breve sale (parallelamente alla rischiosità percepita), mentre il prezzo del decennale cresce di valore sospinto dalla domanda.
Dinamica degli utili societari
Anche la dinamica degli utili societari potrebbe anticipare una fase di recessione economica: giunti alla fase di picco del ciclo, i profitti medi tendono infatti a calare, portando le aziende a ridurre i propri investimenti. La riduzione delle risorse impiegate rallenta non solo il potenziale di produttività futura, ma anche l’occupazione e le dinamiche salariali.
Incremento della disoccupazione
Di rimando, l’incremento della disoccupazione fa suonare i campanellini d’allarme agli operatori: quando la disoccupazione sale, i consumi iniziano a contrarsi ed il livello medio dei prezzi comincia a subire pressioni ribassiste. La percezione degli acquirenti di una dinamica di prezzi calanti spinge i consumatori a posticipare le decisioni di spesa, indebolendo la domanda ed alimentando fasi deflazionistiche.
Calo degli investimenti
Non è da meno l’azione degli imprenditori che, di fronte ad un calo delle previsioni economiche, tendono ad essere meno incentivati a cimentarsi in nuovi investimenti. Il settore edile è tra quelli che più risentono di tale dinamica. Un calo del 10% del comparto immobiliare è di solito letto come uno dei primi segnali di recessione in arrivo.
Leading economic index
Infine, il Leading economic index (Lei), indice statunitense del Conference Board, che aggrega più indicatori anticipatori per prevedere i futuri trend economici. L’indice si basa su diversi fattori, tra cui stipendi, richieste di indennità per disoccupazione, ordini di produzione, quotazioni azionarie, permessi si edilizia e aspettative dei consumatori. In tal caso, il livello di allarme scatta al raggiungimento di un calo dell’1%.
Recessione, è un problema?
Certamente è qualcosa di negativo, difficile da prevedere ed evitare; statisticamente, tuttavia… non è così male come sembra.
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