Nel 2020 la produzione di energia rinnovabile è aumentata fino a generare il 38% dell’elettricità europea, superando per la prima volta la quota di energia derivante da combustili fossili, scesa al 37%. Così il quinto rapporto annuale di Ember e Agora Energiewende, pubblicato nel gennaio 2021. Dati importanti che sottolineano l’impegno da parte delle amministrazioni di tutto il mondo nell’implementazione del processo di decarbonizzazione. Uno sforzo cui aziende e consumatori dovranno partecipare: al 2019, solo una piccola percentuale di consumi era rappresentata da energie rinnovabili, come mostrano i dati di Vaclav Smil & BP Statistical Review of World Energy. Petrolio e carbone, infatti, occupano ancora un ruolo fondamentale nella nostra società.
“Il consumo di energia è strettamente correlato alla ricchezza e la domanda di energia è destinata ad aumentare con lo sviluppo delle nazioni emergenti”, sostengono Frank Beaudry, Analista degli investimenti azionari e Natalya Zeman, Investment specialist – Esg di Capital Group. Tuttavia, per raggiungere gli obiettivi di zero emissioni nette entro il 2050 e completare la transizione energetica sarà sempre più necessario produrre una maggiore quantità di energia rinnovabile, sottolineano gli esperti. “La strada più efficiente verso la decarbonizzazione è diffondere l’elettricità rinnovabile come principale fonte di alimentazione (sia via cavo che stoccata, come l’idrogeno verde)”.
Idrogeno verde: una soluzione al cambiamento
Con gli obiettivi di decarbonizzazione delle amministrazioni mondiali, l’idrogeno potrebbe svolgere un ruolo da protagonista. Attualmente, però, non tutto l’idrogeno prodotto è considerato sostenibile: in particolare, il cosiddetto idrogeno grigio viene creato principalmente da combustibili fossili, specialmente dal gas naturale, generando quindi grandi quantità di emissioni di gas serra. Il suo opposto, l’idrogeno verde, si produce invece attraverso l’elettrolisi dell’acqua in speciali celle alimentate da elettricità prodotta solamente da fonti rinnovabili. Secondo lo scenario sviluppato da Fuel Cells and Hydrogen Joint Undertaking all’interno del report Hydrogen Roadmap Europe, l’idrogeno verde potrebbe arrivare a coprire fino al 24% della domanda finale di energia e creare 5,4 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2050, contribuendo, inoltre, alla riduzione di 560 milioni di tonnellate di CO2. A contribuire al crescente utilizzo dell’idrogeno verde sarà “la diffusione, l’innovazione e la professionalizzazione delle energie rinnovabili, che ne hanno nel tempo ridotto i costi: nel prossimo decennio, i costi di produzione dell’idrogeno verde potrebbero diminuire di circa il 75%”, concludono gli esperti di Capital Group.