Non c’è dubbio che l’economia globale stia rallentando dopo il boom della ripresa post-Covid. L’interrogativo è se questa decelerazione porterà a una recessione, considerando anche tutte le variabili contrarie che stanno frenando le attività produttive, tra elevata inflazione, politica monetaria più restrittiva, tensioni geopolitiche e pandemia ancora in corso. Le previsioni decisamente più cupe snocciolate dal Fondo monetario internazionale (Fmi) nel suo ultimo World Economic Outlook di luglio, di certo, non alleggeriscono gli animi. L’istituzione internazionale ha infatti rivisto al ribasso le sue stime di crescita mondiale (il PIL globale ora è atteso crescere quest’anno del 3,2% e del 2,9% nel 2023, vale a dire 0,4 e 0,7 punti percentuali in meno rispetto a quanto calcolato ad aprile), con un avvertimento: le chance di recessione sono aumentate. Un rallentamento dell’economia quest’anno e soprattutto l’anno prossimo è chiaro anche a Goldman Sachs Asset Management, che però si mostra meno pessimista.
“Prevediamo che l’economia globale evidenzierà dinamiche macro più divergenti nel secondo semestre dell’anno. – affermano – Le diverse sensibilità al Covid-19, agli eventi politici, all’andamento dell’offerta e alle politiche monetarie generano impatti differenti a causa delle aree geografiche”. Secondo l’asset manager, il principale fattore di rischio resta comunque l’inflazione elevata e il suo controllo diventerà prioritario.
Le previsioni per il 2022 e 2023
Un rallentamento dell’economia globale rispetto ai livelli di ripresa del 2021 è chiaro ed evidente, soprattutto quest’anno. Goldman Sachs Asset Management vede il Pil globale decelerare da un +6,3% del 2021 a un +3,3% quest’anno e a un +3,1% l’anno prossimo.
Guardando alle principali economie, gli Stati Uniti dovrebbero registrare nel 2022 un’espansione del 2,4% che rallenterà ulteriormente all’1,6% nel 2023, leggermente sopra alle stime dell’Fmi che indicano una crescita del 2,3% e dell’1% rispettivamente.
L’Eurozona potrebbe fare addirittura meglio, anche se di poco: il Pil qui è previsto che salga del 2,5% nel 2022 e dell’1,7% nel 2023, dopo un +5,4% nel 2021.
A fare meglio in assoluto sarà ovviamente la Cina, confermandosi il motore economico mondiale nonostante ritmi di crescita decisamente più bassi del solito. Il Pil del Dragone dovrebbe segnare un +4% quest’anno per poi rimbalzare a un +5,3% l’anno prossimo.
Fonte: Goldman Sachs Asset Management.
“Riconosciamo – conclude Goldman Sachs Asset Management – che in un contesto di inflazione persistentemente elevata i rischi relativi alla crescita sono orientati al ribasso. Tuttavia, crediamo che la decelerazione della crescita rifletta il passaggio a un’espansione più sostenibile sia nei mercati sviluppati che in quelli emergenti”. In particolare, un sistema bancario adeguatamente liquido, un settore privato con solidi bilanci, una forte domanda dei consumatori e squilibri finanziari relativamente limitati rappresenteranno agli occhi dell’asset manager fonti di stabilità economica in un panorama globale dominato dall’incertezza.