In Italia l’importanza della sostenibilità, quando si sceglie una società finanziaria, è perfettamente allineata alla media globale e ha un impatto per il 24% delle persone
E’ quanto rivela uno studio condotto in 18 Paesi dalla società di ricerche di mercato YouGov, che in Italia ha raggiunto più di mille individui
E’ quanto rivela uno studio condotto in 18 Paesi dalla società di ricerche di mercato YouGov (“A global exploration of evolving trends in the financial services industry”), che in Italia ha raggiunto più di mille individui.
Nella Penisola l’importanza della sostenibilità, nella selezione della società finanziaria, è perfettamente allineata alla media globale (ha un impatto per il 24% del campione), mentre è un po’ più bassa quando si parla di valori etici (22% contro il 27% della media mondiale).
La sostenibilità pesa molto di più nelle scelte dei consumatori indonesiani, indiani o cinesi, ma di meno negli Usa – dove meno di un investitore su cinque la considera nel processo di selezione della banca. A giustificare la maggiore sensibilità al tema osservata in Asia è l’elevata percentuale di investitori particolarmente giovani, che si sono dimostrati più attenti a queste tematiche anche in questo sondaggio. Globalmente, nella fascia under 25 il 33% degli intervistati dà peso alla sostenibilità nella scelta della società finanziaria; fra gli under 35 la quota è del 30% mentre fra gli over 55 si scende al 20%.
Gli italiani, comunque, sono fra i meno convinti rispetto all’idea che “i servizi finanziari abbiano un ruolo significativo nell’aiutare il mondo a diventare più sostenibile”: lo crede il 31% degli intervistati nella Penisola, contro il 44% della media globale. Anche qui, sono soprattutto gli investitori asiatici a dare maggior peso all’impatto della finanza green, con un picco del 66% osservato in India. I più scettici su questo punto sono, invece, tedeschi e svedesi (23%).
Un ulteriore sguardo sull’influenza dei fondi green è stato estratto fra gli individui britannici, mettendo in luce come, in maggioranza, siano disposti a pagare di più pur di avere prodotti “buoni per l’ambiente”. Benché non ci si riferisca in modo specifico ai prodotti finanziari, si tratta di un’affermazione largamente condivisa in tutte le fasce d’età, e in particolare fra gli under 25 (65%).
Tornando a uno sguardo globale, emerge che, nel mondo, gli investitori che danno la priorità al contenimento dei costi nella selezione di una società finanziaria sono soprattutto in Nord America, mentre è un fattore che conta meno in Asia. Nell’ordine, le tariffe contenute “pesano” di più in Canada (71%), Australia (68%) e Germania (64%).
Banche solo digitali? Prevale ancora la cautela
E’ ancora forte nel mondo, poi, il senso di timore verso i servizi bancari puramente digitali. “Un’alta percentuale di consumatori globali (82%) ha qualche preoccupazione sull’uso di servizi finanziari come banche solo digitali, portafogli digitali, criptovalute…”, ha scritto YouGov, “questo indica che il settore bancario e dei servizi finanziari ha del lavoro da fare per costruire la fiducia e rassicurare i consumatori che i prodotti e i servizi digitali che offrono sono in mani sicure”.
Le principali preoccupazioni relative all’adozione di soluzioni fintech riguardano la sicurezza dei dati con il 43% dei consumatori globali preoccupati per il rischio eccessivo da parte degli hacker (è il rischio più temuto anche in Italia), e una percentuale equivalente è preoccupata dei possibili furti d’identità. La terza preoccupazione sull’uso dei servizi finanziari digitali riguarda la dipendenza da servizi “solo digitali”, con il 42% dei consumatori globali preoccupati di poter accedere alle proprie finanze solo via Internet.
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