Si chiama Fit for 55, si traduce in piano europeo sulle emissioni nette di CO2 al 2030, che dovranno registrare un taglio del 55% rispetto ai livelli del 1990 per ritenersi compliant alle linee green di medio lungo termine dell’Unione.
Si tratta di un piano di 13 proposte legislative sull’energia e sul clima fatte dalla Commissione Europea e condivise con tutti gli Stati membri. Per ritenersi concluso e approvato, l’iter legislativo dovrà però affrontare una fase di consultazioni, che sfocerà nel voto del Parlamento Europeo e, se nulla ostacolerà il processo, nella votazione dei 27 Paesi dell’Ue. Considerando uno sviluppo senza interruzioni, l’ok definitivo dovrebbe arrivare tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023.
Così l’Europa si mette in lizza per diventare la prima economia decarbonizzata al mondo, prima di Stati Uniti (con obiettivi similari di zero emissioni nette di carbonio al 2050 ma leggermente indietro nelle fasi di sviluppo) e Cina (che ha fissato il proprio target net-zero al 2060).
Delle 13 proposte contenute nel piano Fit for 55, “ve ne sono alcune particolarmente interessanti”, evidenzia Riccardo Valeri, Fund manager di Kairos Partners Sgr.
Emission Trading System (ETS)
Anzitutto, l’Emission Trading System (ETS), “si tratta di un sistema internazionale di scambio di quote di emissioni”. Viene fissato un tetto massimo (cap) alla quantità totale di alcuni gas serra che possono essere emessi dagli impianti che rientrano nel sistema. Questo tetto massimo si riduce nel tempo di modo che le emissioni totali diminuiscano. Entro questo limite, gli impianti acquistano o ricevono quote di emissione che, se necessario, possono scambiare. La limitazione del numero totale di emissioni garantisce che le quote disponibili abbiano un valore. Nel pacchetto Fit for 55 la riduzione del cap diventa più severa, passando dal 2% al 4% all’anno.
Trasporto ed edifici verdi (e un nuovo mercato)
“Come secondo passaggio, è stata proposta l’introduzione di un nuovo sistema ETS che riguarderà i traporti inquinanti su gomma, rotaia, via mare e l’edilizia. Le due misure, sommate, “prenderanno in considerazione tutti i principali settori inquinanti”, commenta Valeri e mireranno a “ridurre le emissioni per i vecchi settori del 61% e dei nuovi settori (trasporti e edifici) del 43% entro il 2030 rispetto al 2005.”
Penalizzare l’import non green
Merita poi spazio il Carbon boarder adjustment mechanism (Cbam), meccanismo che punisce le aziende che importano dall’esterno prodotti ad elevate emissioni (cosiddetto fenomeno del carbon leakage). “Se una azienda inquinante europea decide di produrre in altri paesi per evitare il pagamento di più tasse, o importa dall’esterno scontando prezzi inferiori, si prevede l’introduzione di un dazio sulle importazioni”. Tale disposizione riguarda, tra le altre, le industrie dell’acciaio, del cemento, dell’alluminio e dei fertilizzanti, tra le più inquinanti al mondo. “L’applicazione di un dazio andrà così a pareggiare il pricing: le aziende che investono nelle zero emissioni, sostengono infatti spese maggiori, che si riverberano sul prezzo del prodotto finale. L’imposizione di una tariffa aggiuntiva sulle aziende più brown annullerà il divario dei prezzi, spingendo verso l’offerta green” spiega Valeri. Il piano dovrebbe vedere i natali nel 2023, con piena implementazione nel 2026.
Rinnovabili in focus
Vi è poi la proposta che guarda al futuro delle energie rinnovabili. “Il target sulle rinnovabili al 2030 è stato alzato al 40% contro il precedente 32%, con l’obiettivo di raddoppiare la capacità installata di fonti rinnovabili. Ciò significa più investimenti sul solare e sull’eolico, stimato da qui al 2030 in circa 500 miliardi di euro (con peso di 200 sul primo e 300 circa sul secondo)”. La spesa nell’ambito delle energie rinnovabili riguarderà inoltre non solo i siti di produzione, ma anche le questioni legate alla rete di distribuzione di energia, oltre che investimenti per l’immagazzinamento.
Priorità all’elettrico
Infine, e direttamente collegato al settore delle rinnovabili, il mondo delle auto e dei veicoli non elettrici. “La proposta europea prevede lo stop alle immatricolazioni dal 2035 per le auto benzina e diesel, nell’ottica di promuovere veicoli elettrici (EV)”, game changer sfidante per l’industria dell’automotive, che deve ora ripensare all’intera catena produttiva, con nuovi investimenti in ambito tecnologico. Come anche per le energie rinnovabili, “parte del piano per lo sviluppo di EV contempla la riorganizzazione dell’infrastruttura. Le stime del Fit for 55 parlano di una colonnina elettrica ogni 60 km, distanza valida anche a cavallo dei confini nazionali. Il Fit for 55 contiene inoltre un accenno preliminare all’implementazione dell’idrogeno come fonte rinnovabile (con una colonnina ogni 150km entro il 2050), il cui sviluppo impegnerà tuttavia più tempo”.
Fit for 55, altre misure
Il Fit for 55 introduce inoltre misure quali l’aumento della tassazione sulla benzina da 0,35 a 0,38 euro al litro o quella da 0,33 a 0,41 euro al litro sul diesel, mentre i costi sull’elettricità scenderanno da un euro a Megawatt/ora a 58 centesimi.
In quest’ottica, anche la misura Saf, Sustainable aviation fuel, dovrebbe garantire che gli operatori aerei e i fornitori di carburante rispettino gli obblighi di segnalazione di ReFuelEU Aviation.
E poi la Building renovation, il filone delle ristrutturazione degli edifici, “responsabili in Europa del 40% di consumo di energia e del 36% di emissioni. L’idea di base del Fit for 55 è quella di triplicare il tasso di renovation” aggiunge l’esperto di Kairos.
ActivESG europeo long-short
La panoramica appena condotta delinea il quadro delle opportunità in ambito sostenibile nel medio-lungo periodo per l’Europa. “Con KIS ActivESG, fondo long-short, andiamo a comprare quelle società che sono beneficiarie e che hanno la giusta direzione in materia ambientale.
Andiamo invece a vendere quelle aziende che non rispettano tali criteri e non si stanno allineando ai nuovi parametri”.
Tra le opportunità riconosciute al momento, alcune realtà dell’edilizia sostenibile, ma anche aziende che producono biocarburanti. Tra i settori meno favoriti, quelli più lenti all’adeguamento, troviamo quello del cemento.
La strategia del Comparto si inquadra in conclusione in un contesto più ampio, con l’impegno dell’intero gruppo Kairos di fare della sostenibilità il proprio obiettivo a tre anni.
Kairos, nel nuovo piano industriale 2021-23 presentato recentemente, ha affermato che vuole abbracciare a pieno la finanza sostenibile ed avere nel triennio in corso almeno il 90% della masse gestite in prodotti che promuovono i criteri ESG.