Nel 2024 andranno al voto un numero di Paesi il la cui popolazione complessiva supera la metà degli abitanti del pianeta, fra cui Usa, India, Russia, Regno Unito, Brasile, Turchia, Messico e Pakistan. Alla luce delle meraviglie messe al servizio dell’umanità dall’intelligenza artificiale, il principale rischio nei prossimi due anni, secondo gli specialisti sondati dal World Economic Forum, è proprio l’informazione ingannevole prodotta dall’AI. Questo rischio, nel breve termine, supera anche i pericoli degli eventi climatici estremi, mentre perde numerosi posti in classifica il costo della vita – il rischio numero uno nell’edizione del Global Risks Report del 2023.
Il rapporto, pubblicato ogni anno dal Wef in collaborazione con primari attori del settore assicurativo, ha sondato lo scorso settembre oltre 1.400 esperti nella gestione dei rischi globali, decisori politici e leader aziendali.
Nella classifica delle preoccupazioni globali più citate per il solo 2024 il podio è composto, nell’ordine, dagli eventi climatici estremi (citati dal 66% degli intervistati), la disinformazione prodotta dall’AI (53%) e la polarizzazione politica (46%). Questi ultimi due elementi sembrano particolarmente calzanti nella realtà di un 2024 che, a livello politico, vedrà impegnati gli Stati Uniti nelle nuove presidenziali – sulle quali in passato sono pesate le influenze della propaganda online e la diffusione di notizie false. “Gli attori stranieri e nazionali utilizzeranno sia la disinformazione che la cattiva informazione per ampliare ulteriormente le divisioni sociali e politiche”, si legge nel rapporto, “con quasi tre miliardi di persone attese alle urne in diverse economie (…) nei prossimi due anni, l’ampio utilizzo di disinformazione e cattiva informazione, insieme agli strumenti per diffonderle, potrebbe minare la legittimità dei governi appena eletti. Le conseguenti tensioni potrebbero manifestarsi in proteste violente, crimini di odio, confronti civili e terrorismo”.
Nei prossimi due anni, inoltre la percezione dei rischi collegati ai conflitti geoeconomici (al terzo posto nel report 2023) hanno lasciato spazio al timore di conflitti armati veri e propri fra attori statali, oggi al quinto posto fra le preoccupazioni degli esperti sondati dal Wef.
Rallentamento economico: è il rischio finanziario principale
I timori strettamente finanziarie non sono le più sentite. Il 33% degli esperti raggiunti dal Wef ha citato il rallentamento economico fra i fattori che hanno le maggiori probabilità di innescare una crisi globale nel 2024, al sesto posto dietro a “crisi del costo della vita” e “cyber attacchi”. Il debito pubblico viene citato dal 14% degli intervistati, mentre, in coda alle preoccupazioni ci sono le possibilità che un crisi globale derivi da un crollo di un attore finanziario istituzionale (7%), o dallo scoppio di una bolla immobiliare o dei titoli tecnologici (4%).
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Guardando al decennio: emergono i rischi dell’AI
Se si allunga lo sguardo all’orizzonte di dieci anni le preoccupazioni collegate all’ambiente restano saldamente in cima ai timori degli esperti. I rischi collegati agli eventi climatici estremi, ai “cambiamenti profondi ai sistemi terrestri”, alla perdita degli ecosistemi e all’ammanco di risorse naturali, occupano le prime quattro posizioni nello sguardo di lungo periodo. Dopo la disinformazione, al quinto posto, è però “l’esito avverso delle tecnologie di AI” ad attirare l’attenzione quest’anno, con il suo debutto nella top ten dei rischi. “La proliferazione incontrollata di tecnologie AI sempre più potenti e a uso generale avrà un impatto radicale sulle economie e società nel prossimo decennio, con benefici e rischi”, si legge nel report, “non è necessario un uso intenzionale scorretto per avere implicazioni profonde”.
Secondo gli autori del Wef l’AI genera preoccupazioni per le perdite di posti di lavoro, i possibili utilizzi a scopi criminali, la discriminazione generata dagli algoritmi e l’integrazione dell’AI nelle decisioni critiche. “La dipendenza dall’intelligenza artificiale avanzata superano la nostra capacità di adattamento, sia nel comprendere la tecnologia stessa sia nel creare regolamenti di salvaguardia, che faticano a stare al passo con la tecnologia”.
Essendo l’AI usata per scopi sia civili sia militari, le barriere regolatorie sono “ancora più essenziali”. Tuttavia, “incentivi commerciali e guerre tecnologiche guidate dalla sicurezza nazionale potrebbero superare gli sforzi regolatori per frenare gli esiti negativi sulla società e sulla sicurezza”.