Il Csi 300 ha guadagnato il 3,5% martedì 6 febbraio, mentre l’Hang Seng ha recuperato il 4%, anche se entrambi gli indici restano in calo del 2,2 e del 3,9% da inizio anno
Nelle ultime ore è trapelata la notizia di un imminente incontro sulla situazione del mercato fra l’autorità di vigilanza (Csrc) e le massime cariche politiche del Paese, compreso il presidente Xi
Le autorità cinesi e il presidente Xi Jinping in persona stanno scendendo in campo su più fronti per provare a mettere un freno alla caduta delle Borse nazionali, proseguita all’inizio di quest’anno dopo un 2023 già molto negativo. La notizia trapelata su Bloomberg di un imminente incontro sulla situazione del mercato fra l’autorità di vigilanza (Csrc) e le massime cariche politiche del Paese, compreso il presidente Xi, ha sollevato le speranze dei trader su più misure di sostegno più decise in arrivo e spinto gli indici azionari cinesi a recuperare ulteriore terreno. Secondo quanto riferito dalle fonti, le autorità di regolamentazione finanziaria cinesi hanno lavorato senza sosta negli ultimi mesi, con dozzine di incontri sulle mosse da intraprendere per stabilizzare i mercati.
Poche ore prima della pubblicazione di queste indiscrezioni, Central Huijin, una divisione del fondo sovrano cinese (1.240 miliardi di dollari di masse), aveva fatto sapere che i suoi acquisti di Etf focalizzati sulle azioni onshore erano stati rafforzati proprio per sostenere la stabilità del mercato cinese. “La valutazione del mercato delle azioni A” della Cina continentale, “è ora ai minimi storici e i suoi valori di investimento a medio e lungo termine spiccano”, ha commentato martedì il Csrc, “questo è stato pienamente riconosciuto dagli investitori istituzionali, tra cui Huijin”. L’autorità di vigilanza ha poi aggiunto che continuerà a guidare “vari investitori istituzionali… per entrare nel mercato con maggiori sforzi, incoraggiare e sostenere le società quotate”.
Sulla spinta di queste notizie, il Csi 300 ha guadagnato il 3,5% martedì 6 febbraio, mentre l’Hang Seng ha recuperato il 4%, anche se entrambi gli indici restano in calo del 2,2 e del 3,9% da inizio anno. Solo nell’ultima seduta gli investitori stranieri hanno acquistato azioni della Cina continentale per un controvalore di 1,75 miliardi di dollari.
Sempre nella giornata di martedì l’autorità di vigilanza Csrc, ha proibito alle case di brokeraggio di prendere in prestito azioni da investitori istituzionali per le vendite allo scoperto; la decisione arriva a un giorno da una precedente comunicazione nella quale il Csrc aveva promesso una “tolleranza zero” nei confronti delle “vendite allo scoperto dannose”, citando alcuni casi recenti di manipolazione del mercato.
Cina, il sostegno pubblico al mercato è un fuoco di paglia?
E’ difficile per gli investitori comprendere se le misure di sostegno di Pechino potranno fornire solo un sollievo di breve periodo oppure invertire la caduta dell’azionario cinese. Appena a fine gennaio, nel corso della conferenza di Goldman Sachs organizzata a Hong Kong e dedicata ai mercati asiatici, era emerso come oltre il 40% dei partecipanti a un sondaggio in presenza ritenessero la Cina “non investibile”. Un risultato che non sembrava reagire più di tanto agli annunci espressi poche ore prima, il 23 gennaio, dal premier Li Qiang, che aveva evocato “misure più forti ed efficaci per stabilizzare il mercato e spingere la fiducia”. Secondo le stime della stessa Goldman Sachs, pubblicate nelle ultime ore, gli investitori controllati dallo Stato cinese avrebbero investito in azioni onshore nazionali l’equivalente di 9,7 miliardi di dollari a gennaio (70 miliardi di yuan). A gennaio, nonostante questi sforzi, le azioni cinesi avevano chiuso il mese con ulteriori ribassi.
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Cina, per ora una scommessa tattica
Mentre le autorità cinesi cercano di fermare l’emorragia sui mercati, una fetta degli investitori si sta posizionando controcorrente sull’azionario cinese, nella speranza del rimbalzo. Nell’ultima settimana di gennaio, hanno mostrato i dati Epfr pubblicati il 1° febbraio da Bank of America, è proseguito il rinnovato afflusso di capitali verso i fondi azionari focalizzati sulla Cina, con l’ingresso di ulteriori 6,3 miliardi di dollari che hanno portato il totale a un record di +21,1 miliardi di dollari nelle ultime quattro settimane.
Alcuni osservatori sembrano propensi a esporsi tatticamente sul mercato cinese, viste le valutazioni convenienti, ma senza per questo assumere una posizione positiva sul Paese nel lungo periodo. “Il nostro punto di vista è che il sostegno statale può effettivamente portare a un rimbalzo tattico, ma non siamo sicuri che possa essere sufficiente per un rally sostenuto”, ha dichiarato a Bloomberg Rajat Agarwal, stratega azionario per l’Asia di Societe Generale. “Penso che queste misure possano sostenere il mercato per il momento”, ha commentato al Scmp, Wang Zheng, chief investment officer di Jingxi Investment Management, “ma la possibilità che gli investitori invertano la rotta sulle azioni dipende da come il governo riuscirà a immettere capitali freschi nel mercato e a gestire l’economia”.
Il rallentamento dell’economia cinese è uno dei principali elementi che sembra frenare un ritorno a lungo termine sulla Cina. Le ultime stime Ocse indicano che nel 2024 il Pil cinese crescerà del 4,7%, con un ulteriore rallentamento al 4,2% nel 2025.