La Corte Suprema di Hong Kong ha chiuso alla possibilità di trovare un accordo sulla ristrutturazione del debito di Evergrande, che finirà in liquidazione
La notizia era ormai nell’aria e non ha inciso sulla seduta dell’indice Hang Seng, ma potrebbe minare ulteriormente la fiducia sul comparto immobiliare cinese
Per il colosso immobiliare Evergrande il tempo per provare a ristrutturare il debito è scaduto: la Corte Suprema di Hong Kong ha respinto le richieste di nuove proroghe e ha disposto la liquidazione dell’azienda. “Il momento è giunto per il tribunale di dire basta” ai tentativi di raggiungere un accordo fra Evergrande e i creditori sulla ristrutturazione del debito, ha dichiarato la giudice Linda Chan. Le azioni Evergrande sono state sospese dalle contrattazioni nel corso di lunedì 29 gennaio, quando già erano in calo del 21%.
L’indice Hang Seng, nonostante la decisione della Corte sulla liquidazione dell’ex costruttore numero uno per fatturato, ha chiuso in rialzo dello 0,78% la seduta di lunedì. La notizia della liquidazione in arrivo per Evergrande era ormai attesa dagli operatori e, pertanto, non ha avuto una grande ripercussione immediata sul mercato. Evergrande ha debiti per 300 miliardi di dollari e aveva già dichiarato default sulle obbligazioni in dollari nel dicembre 2021.
Azioni cinesi: prove di ritorno di fiamma
La notizia della definitiva chiusura di Evergrande, dopo il default sul debito offshore dichiarato due anni fa, è arrivata al culmine di un momento di forte sfiducia sul mercato azionario cinese, proprio quando i dati sui flussi di capitale stavano indicando un rientro sui fondi focalizzati sul Dragone. Secondo l’aggiornamento settimanale pubblicato il 25 gennaio da Bank of America sui flussi di investimento internazionali, i fondi azionari orientati alla Cina hanno realizzato la seconda migliore settimana di afflussi netti di capitali di sempre, per un controvalore di 11,9 miliardi di dollari e un incremento delle masse gestite del 3,4%.
Secondo gli analisti di BofA, guidati da Michael Harnett, la Cina sta emergendo come il più grande investimento controcorrente (nel gergo “contrarian”) al mondo, grazie all’allentamento monetario messo in campo dalla banca centrale cinese (Pboc). Il 24 gennaio il tasso di riserva bancaria obbligatoria è stato tagliato di mezzo punto percentuale, una mossa che incoraggia gli istituti di credito a concedere più prestiti e a sostenere l’economia: si stima che questo provvedimento potrebbe far fluire nell’economia circa 140 miliardi di dollari. Ad aggiungere qualche speranza negli operatori è stata anche l’ipotesi di un piano governativo da 278 miliardi di dollari, trapelato su Bloomberg, finalizzato a sostenere la Borsa cinese tramite acquisti di azioni continentali. I fondi sarebbero recuperati da conti off-shore detenuti dalle aziende statali cinesi. Nelle ultime cinque sedute l’indice di riferimento dell’azionario cinese il Csi 300 ha rialzato la testa, guadagnando il 3%. Il bilancio da inizio anno resta negativo del 2,43%, mentre negli ultimi 12 mesi al 29 gennaio il rosso è superiore al 21%.
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Evergrande, cosa può significare la liquidazione
La crisi del comparto immobiliare cinese, salita all’attenzione internazionale con i debiti di Evergrande, è stata una delle principali cause alla base della revisione al ribasso della crescita economica cinese per i prossimi anni. Le probabilità che dalla liquidazione di Evergrande gli investitori offshore riescano a recuperare una parte dei propri crediti dipenderà dall’applicazione delle decisioni del tribunale di Hong Kong nella Cina continentale. Le obbligazioni di Evergrande denominate in dollari venivano vendute a meno di due centesimi venerdì 26 gennaio, ultima giornata di scambi prima della decisione della liquidazione. Secondo quanto riferisce l’emittente Abc in Australia, “si prevede che il liquidatore offshore nominato dai creditori impiegherà anni per assumere il controllo delle filiali in tutta la Cina continentale”.
Al di là degli interessi diretti degli investitori coinvolti nella bancarotta di Evergrande, l’aver chiuso definitivamente alla possibilità di un accordo di ristrutturazione con i creditori potrebbe scoraggiare ulteriormente le famiglie cinesi ad acquistare immobili in questa fase. La diffidenza dei consumatori sulla capacità degli sviluppatori immobiliari di portare a compimento i progetti ha smorzato gli acquisti di proprietà in immobili in costruzione. Secondo le statistiche ufficiali, la vendita di case nuove è diminuita del 6% nel 2023, il peggior dato dal 2026. In parallelo, sono scesi anche i prezzi di immobili e terreni.