I baby boomer hanno un livello di fiducia più alta, rispetto ai più giovani. E cambiano anche meno spesso il proprio consulente
Se il cliente si fida del proprio consulente tendenzialmente ha una scarsa reputazione o comunque non vede di buon occhio i robo-advisor
La fiducia nel consulente, che segue i propri investimenti, risulta dunque essere fondamentale. Un nuovo studio di SpectremGroup, società di analisi patrimoniale, ha analizzato la questione fiducia. Inizialmente ha chiesto al cliente quanto sia, in una scala da 1 a 100, il proprio livello di lealtà personale. In generale la media si è attestata vicino agli 83 punti. I clienti baby boomer si sono invece dati un punteggio leggermente più alto circa 84 punti.
Altra domanda è stata quella di valutare la lealtà verso le imprese commerciali in cui si imbattono tutti i giorni. E dunque parliamo degli alimentari, un marchio di automobili, ecc. In questo caso il livello di fedeltà è sceso nettamente sotto i 70 punti. Nel dettaglio per il negozio di alimentari si è ottenuto in media un punteggio di 62 mentre per un determinato marchio di auto 67,56.
E infine si è chiesto che punteggio darebbero alla lealtà verso i numerosi professionisti che gli gestiscono gli affari finanziari (ragionieri, bancari, consulenti finanziari). In media tutti i professionisti hanno raccolto un punteggio di 78,70. Entrando nel merito delle categorie si nota come alcuni abbiano ottenuto punteggi anche superiore agli 80. E dunque i ragionieri 82,75; i consulenti indipendenti 82,95; i broker 81,12. Il report sottolinea anche un aspetto riguardo ai robo-advisor, che negli ultimi anni stanno prendendo sempre più piede nel mondo della finanza. E dunque i clienti che risultano essere fidelizzati nei confronti del proprio consulente tendenzialmente hanno una scarsa fiducia nei confronti dei robo-advisor (62,63).