Per la prima volta dal giugno del 2021 le small-cap, le piccole società quotate che nel 2023 hanno mangiato la polvere nonostante il rialzo dei listini maggiori, sono preferite rispetto alle società ad alta capitalizzazione (large cap)
Attualmente, i gestori hanno ridotto il pessimismo sulla crescita globale ai minimi dal febbraio 2023, mentre la prospettiva sugli utili aziendali è al suo livello più alto dal febbraio 2022
Cresce l’ottimismo tra i gestori di fondi globali, i quali vedono diminuire ulteriormente le probabilità di una recessione nel 2024. Nel frattempo, rimane alta l’aspettativa di un calo dei rendimenti obbligazionari, in linea con i tagli dei tassi annunciati dalle principali banche centrali. Secondo l’ultimo sondaggio dei gestori condotto da Bank of America a inizio gennaio, gli investitori professionali stanno concentrando i loro sforzi su obbligazioni, azioni statunitensi e aziende attive nei settori dei beni di consumo e della sanità.
Attualmente, i gestori hanno ridotto il pessimismo sulla crescita globale ai minimi dal febbraio 2023, mentre la prospettiva sugli utili aziendali è al suo livello più alto dal febbraio 2022. La stragrande maggioranza (79%) prevede un rallentamento graduale dell’economia o nessun rallentamento, mentre solo il 17% si aspetta un brusco rallentamento.
I principali rischi per le previsioni includono il peggioramento delle crisi geopolitiche (25%), un’eventuale “atterraggio duro” dell’economia (24%) e l’insorgere di un’inflazione più elevata del previsto (21%).
Le strategie più battute dai gestori
Solo il 3% degli intervistati si aspetta che i tassi possano salire ulteriormente, ma rispetto a dicembre il miglior investimento per cogliere le opportunità di un ribasso del costo del denaro non è più il Buono del Tesoro Usa a 30 anni, bensì, l’acquisto di “azioni tecnologiche a lunga duration” come quelle legate ai settori delle energie rinnovabili e delle biotecnologie (lo afferma un gestore su quattro). Aumenta anche la preferenza per l’acquisto di azioni value (come le banche, small cap e Reit), le azioni dei Paesi emergenti, che seguono rispettivamente al secondo e terzo posto nella graduatoria degli investimenti per i quali si attendono le migliori performance in caso di taglio ai tassi Fed nella prima metà del 2024.
Nel frattempo, i due investimenti giudicati come i più battuti nella fase attuale restano sostanzialmente invariati: al primo posto la posizione lunga sulle Magnifiche sette azioni tecnologiche (Apple, Nvidia, Microsoft, Meta, Alphabet, Amazon, Tesla), seguita dalla posizione corta sulle azioni cinesi – che trae beneficio da eventuali ribassi. Questa visione negativa sulla Cina è sorretta dalle aspettative di crescita più basse dai tempi dei lockdown e, per la prima volta dal maggio 2022 la maggioranza dei gestori si aspetta un’economia cinese più debole nei prossimi 12 mesi (mentre il 6% netto degli intervistati affermava il contrario nel precedente sondaggio di dicembre).
Rispetto a dicembre il sovrappeso sulle azioni globali da parte dei gestori di fondi si è ridotto, ma le posizioni rialziste sulle azioni statunitensi sono salite ai massimi dal dicembre del 2021. Per la prima volta dal giugno del 2021 le small-cap, le piccole società quotate che nel 2023 hanno mangiato la polvere nonostante il rialzo dei listini maggiori, sono preferite rispetto alle società ad alta capitalizzazione (large cap).
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Bond, restano la grande scommessa
Gli investitori sono diventati leggermente meno ottimisti riguardo ai rendimenti obbligazionari dopo la crescita del 100 punti base nei tassi a lungo termine negli ultimi 2 mesi. Attualmente, il 55% si aspetta rendimenti obbligazionari più bassi nei prossimi 12 mesi, in leggero calo rispetto al record del 62% registrato nel dicembre del 2023. Fra i rischi più temuti sulle previsioni prevalgono a poca l’uno dall’altro il peggioramento delle crisi geopolitiche (25%), l’atterraggio duro dell’economia (24%) e un’inflazione più alta del previsto (21%).
Gli investitori sono diventati leggermente meno ottimisti riguardo ai rendimenti obbligazionari dopo che parte del rally sembra essersi già materializzato negli ultimi due mesi. Attualmente, il 55% degli intervistati si aspetta rendimenti obbligazionari più bassi nei prossimi 12 mesi, in leggero calo rispetto al 62% record registrato nel dicembre del 2023.