L’Europa è in testa con il 66% del totale cumulativo delle emissioni di GSS Bond, seguiti dalle Americhe e dall’Asia, rispettivamente con il 16% e il 14%. La Cina si allinea sempre più principi internazionali. Singapore diviene apripista nel coinvolgere diversi settori dell’economia (vedi: transizione). Gli Stati Uniti preferiscono l’ambiente; nel Vecchio continente la componente che ne fa da padrona è quella sociale.
Sono solo alcune delle evidenze emerse dall’ultima analisi di MainStreet Partners, provider di dati ESG con sede a Londra, riguardo l’impronta geografica dei GSS Bond. Il mercato è in rapida crescita – nel 2023 le emissioni disponibili hanno superato la storica quota dei 4mila miliardi di dollari, e le nuove emissioni rappresentano ad oggi più del 20% del mercato obbligazionario europeo – favorito anche dalla maggiore trasparenza delle emittenti circa la destinazione d’uso (Use of Proceeds) e l’impatto generato dal capitale allocato rispetto alle controparti tradizionali (Impact Data). “Con il continuo sviluppo del mercato dei GSS Bond, e poiché gli emittenti corporate e sovranazionali spesso utilizzano i capitali per finanziare progetti all’estero, i dati geografici stanno diventando sempre più cruciali” affermano gli esperti di MainStreet. “Essi consentono infatti una comprensione più approfondita della geolocalizzazione dell’impatto positivo dei progetti, e una conoscenza precisa dei paesi ai quali specifici gli specifici GSS Bond sono esposti da un punto di vista di rischio”. Infatti, la localizzazione geografica di tali strumenti può essere valutata da due prospettive diverse: dal punto di vista degli emittenti e da quello dei progetti finanziati. Ecco, quindi, qualche dettaglio in più per comprendere al meglio la ‘mappa’ di questo particolare comparto del reddito fisso.
GSS Bond, la geografia per emittenti
È l’Europa a dominare il mercato delle obbligazioni GSS, con il 66% del totale cumulativo delle emissioni. “La supremazia dell’Europa non sorprende, dato l’avanzamento della regione in termini di legislazione ambientale, regolamentazione finanziaria sostenibile, nonché la conseguente domanda degli investitori ed attenzione riguardo questi strumenti finanziari” affermano da MainStreet. A fare da capofila è la Francia, le cui emittenti “guidano comodamente la classifica con circa 600 miliardi di euro di emissioni totali, seguiti dagli emittenti tedeschi e olandesi con rispettivamente 400 miliardi di euro e 307 miliardi di euro”. Se, da un lato, la mappa per emittenti di GSS Bond ha un vincitore quasi scontato, dall’altro introduce tuttavia qualche elemento di novità in una realtà finora dominata principalmente dal Vecchio continente. Sorvolando sul merito degli Stati Uniti (al quarto posto della classifica), le novità più interessanti arrivano infatti dal continente asiatico, che vede Cina, Corea del Sud e Giappone rispettivamente al quinto, sesto e settimo posto della top ten. Un fatto che dimostra come gli emittenti asiatici stiano guadagnando una quota di mercato maggiore e che fa prevedere un futuro prossimo dettato dalla stessa tendenza. Nel 2022, infatti, il Dragone ha ulteriormente allineato la sua regolamentazione ai Principi dei Green Bond dell’ICMA (International Capital Markets Association), richiedendo agli emittenti corporate di allocare il 100% dei proventi dei green bond a progetti green, rispetto alla soglia precedente del 70% – fanno eccezione le imprese di proprietà statale, esenti da questo requisito, a cui viene richiesto solamente di destinare il 50% dei proventi. Da notare sono anche gli sforzi della Cina nella cooperazione internazionale. “La Cina continentale e l’Unione Europea hanno collaborato per istituire l’iniziativa Common Ground Taxonomy (CGT) all’interno della Piattaforma Internazionale Sulla Finanza sostenibile (IPSF)” continuano da MainStreet. Una collaborazione che non solo “favorisce sinergie attraverso la condivisione di conoscenze e la standardizzazione, facilitando ulteriormente una più efficace transizione energetica, ma contribuisce positivamente anche al 17° Obiettivo di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite – Partnership per gli obiettivi – spesso trascurato”. Nonostante non figurino nella top ten (che chiude con Regno Unito, Italia e Spagna all’ottavo, nono e decimo posto rispettivamente), a emergere sono infine Singapore e Hong Kong. Nel primo paese, l’autorità monetaria ha presentato la Taxonomy for Sustainable Finance Singapore-Asia alla conferenza COP28 dello scorso dicembre, rendendola la prima Tassonomia di Transizione multisettoriale al mondo, delineando soglie e criteri dettagliati per definire le attività di transizione ambientali che contribuiscono alla Mitigazione del Cambiamento Climatico attraverso otto settori ad alto livello di emissioni. L’autorità monetaria di Hong Kong, nel frattempo, “sta perfezionando la sua Green Taxonomy in seguito ai feedback favorevoli della consultazione, con l’attesa che il documento finale venga pubblicato a breve”: le stime ne prevedono l’uscita tra il 2025 e il 2026.
GSS Bond, la geografia per dei proventi (Use of Proceed)
Uno sguardo alla localizzazione geografica dei progetti finanziati dall’emissione dei GSS Bond consente di apprezzarne le differenze rispetto all’esposizione geografica basata sul domicilio dell’emittente dalla stessa obbligazione. Qui le diversità si manifestano soprattutto osservando la distribuzione dei progetti a finalità ambientali e quelli a finalità sociali.
Secondo le ricerche di MainStreet, “gli Stati Uniti emergono come il paese con il più alto capitale allocato ai progetti ‘green’, mentre l’Europa, con la Francia in particolare evidenza, emerge come chiara vincitrice in termini di progetti ‘social’”. Nel domandarsi le cause dietro l’elevata spesa francese per le iniziative sociali, gli esperti ipotizzano che questo fenomeno sia legato all’ampiezza e alla profondità del sistema di Welfare francese (quasi un terzo del PIL dedicato), primo al mondo stando ai dati del World Economic Forum. “Avere un sistema di Welfare più solido può aumentare le emissioni e le spese sociali attraverso due meccanismi” aggiungono da MainStreet. “Innanzitutto, parte della spesa sociale da parte delle entità governative, come vari ammortizzatori sociali e l’accesso a servizi sanitari universali disponibili pubblicamente, è finanziata attraverso strumenti finanziari sostenibili; in secondo luogo, crea una maggiore aspettativa per le spese private su iniziative sociali, che potrebbero tradursi in un livello elevato di emissioni obbligazionarie sociali sul lato privato”.
E in quanto a obiettivi ambientali, invece? Sebbene gli Stati Uniti vincano nel complesso, un’analisi per singola categoria di proventi rivela che Francia e Germania sono più focalizzate su “sviluppo, costruzione e ristrutturazione di edifici verdi”. Un dato che “non sorprende, data l’ambizione degli obiettivi fissati dal pacchetto legislativo ‘Fit for 55’ della Commissione Europea” concludono da MainStreet. “Entro il 2030, tutti i nuovi edifici dovranno essere ‘a zero emissioni’, mentre entro il 2050 la stessa regola si applicherà anche a tutto lo stock esistente. Da non dimenticare anche che circa l’85% del patrimonio edilizio dell’UE è stato costruito prima del 2001, da cui ne deriva che gli edifici attualmente rappresentano il 36% delle emissioni totali di gas serra della regione”.
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