12 squadre protagoniste dei cinque principali campionati europei (Serie A, Premier League, Bundesliga, Liga e Ligue 1) sono detenute da fondi di private equity
Gli operatori di private capital non investono nella massima serie italiana, ma anche nella Serie B (Palermo e Sampdoria) e nella Lega Pro (Triestina e Cesena)
Sempre più fondi scommettono sulla Serie A (e non solo). Secondo un’analisi condotta da Aifi in collaborazione con Fineurop Soditic e Legance sui cinque principali campionati europei – Premier League, Bundesliga, Liga, Ligue 1, oltre alla massima serie italiana – attualmente il 27% dei club ha come azionista di maggioranza un investitore finanziario. Più nello specifico, 12 squadre sono detenute da fondi di private equity, 8 da club deal e 6 da fondi sovrani. Le restanti 70 sono sostenute da investitori individuali, soggetti industriali e associazioni di tifosi. Solo cinque sono le società quotate (tra cui Lazio e Juventus).
Stando a quanto condiviso con We Wealth da Aifi, due sono le società controllate da fondi di private equity in Italia, ovvero Genoa e Milan, mentre una da un club deal (Atalanta). Nel caso della Premier League cinque sono partecipate da un fondo di private equity (Burnley, Crystale Palace, Everton, Liverpool e Wolverhampton), quattro da un club deal (Aston Villa, Bournemouth, Chelsea e Tottenham) e tre da un fondo sovrano (Manchester City, Newcastle e Sheffield United); nella Ligue 1 quattro hanno come azionista di maggioranza un fondo di private equity (Clermont, Lille, Olympique Lione e Tolosa), due un club deal (Lorient e Strasburgo) e una un fondo sovrano (Paris Saint-Germain) e nella Liga una un fondo di private equity (Siviglia), una un club deal (Maiorca) e due un fondo sovrano (Getafe e Girona). Nessun club della Bundesliga, invece, è posseduto da un fondo. Nel complesso, 20 investitori finanziari sono proprietari di 26 squadre.
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I fondi investono anche in Serie B e Lega Pro
Il focus sull’Italia mostra come più del 50% dei club attualmente in Serie A ha cambiato proprietà nell’ultimo decennio. Gli investitori individuali sono scesi da 18 (90%) a 15 (75%) mentre le proprietà estere sono passate da due (10%) a sette (35%). Gli operatori di private capital non investono tra l’altro solo nella Serie A, ma anche nella Serie B (Palermo e Sampdoria) e nella Lega Pro (Triestina e Cesena). “Le squadre di calcio oggi sono vere e proprie aziende e come tali, soprattutto nel contesto italiano, hanno bisogno di crescere, internazionalizzarsi e diventare più managerializzate”, commenta Anna Gervasoni, direttrice generale di Aifi. “In questo ambito, proprio come nell’economia italiana, il private capital può dare un supporto importante, non solo fornendo capitale paziente, ma offrendo un contributo alla visione strategica”, aggiunge.
Solo cinque le società calcistiche quotate
“L’avvicinamento tra mondo della finanza e calcio, ancorché non ancora pienamente compiuto, sta segnando una progressiva transizione da un modello di business basato su passione e mecenatismo verso una concezione più moderna e sostenibile”, interviene Eugenio Morpurgo, founder e ceo di Fineurop Soditic. “Gli investitori hanno gradualmente aumentato la loro presenza nel capitale dei club, conferendo al calcio un maggior spessore istituzionale e portando con sé la necessità di una maggiore trasparenza”, dice Morpurgo. La vocazione alla quotazione in Borsa sembra invece essersi attenuata. In altre parole, l’Ipo non sembra essere lo strumento più adatto per favorire lo sviluppo dei club, anche “per via della performance dei titoli non troppo lusinghiera e della volatilità del titolo indotta dai risultati sportivi”, dichiara l’esperto.
Calcio, perché investire in più club (e come)
C’è però anche un altro aspetto da tenere in considerazione, per chi investe. Il nostro Paese, sul fronte calcistico, sta vivendo una fase critica. “Al di là dei risultati sportivi che l’anno scorso hanno sancito una ottima posizione dei nostri grandi club nelle competizioni europee, l’Italia presenta un gap – rispetto ai campionati più importanti – negli investimenti infrastrutturali. Sono poche le società proprietarie del proprio stadio”, racconta Morpurgo. Su 129 impianti al di sopra dei 5mila spettatori, solo sei sono infatti di proprietà delle rispettive società, trascinando il Belpaese al 18° posto nella graduatoria europea. “Il rapporto tra stipendi complessivi e ricavi è ancora troppo elevato rispetto ad altri campionati di rilevo quali Premier League, Bundesliga e Liga, e trascina spesso la redditività in territorio negativo”, dice Morpurgo. “In una prospettiva futura meno agevole appare per gli investitori la possibilità di ottenere economie di scala e complementarità tramite il controllo contemporaneo di più club. Negli ultimi anni il modello di multiproprietà si è largamente diffuso, creando numerose preoccupazioni – a livello di Uefa e autorità nazionali – sulla possibile alterazione delle competizioni. È probabile che verranno posti in futuro forti limiti al fenomeno, anche se si tratta di un capitolo tutto da scrivere e che ha visto numerosi stop and go e proroghe inattese”, afferma l’esperto.
Tema approfondito anche da Marco Gubitosi, partner di Legance. “Nella valutazione di tali operazioni di ingresso nel capitale, gli investitori devono tenere conto che le regole del gioco, per usare un termine calcistico, considerano le società di calcio professionistiche come soggetti tanto dell’ordinamento giuridico statale quanto dell’ordinamento sportivo nazionale e internazionale. Di conseguenza, nell’ambito di un’operazione di investimento in ambito calcistico, oltre alle più tradizionali attività di due diligence e negoziazione della documentazione contrattuale, è altresì necessario assicurare la compliance dei club con la normativa Figc sull’acquisto di partecipazioni di società calcistiche oltre una certa soglia. Inoltre, nel caso in cui le società calcistiche interessate dall’investimento fossero parte di un gruppo che persegue una multi-club strategy, è altresì necessario strutturare le operazioni nel rispetto della relativa normativa Uefa. In tale contesto, in particolare per gli investitori esteri, assume una notevole importanza nella valutazione dell’investimento anche il rilievo della normativa di settore sulla gestione delle attività sportive e commerciali delle società calcistiche”.