Era il 27 giugno 2023 e a Londra da Sotheby’s veniva aggiudicata la seconda opera più costosa dell’anno, la splendida Dame mit Facher (Dama con ventaglio)di Gustav Klimt. La più cara venduta in Europa, il ritratto più costoso mai battuto nel Vecchio Continente. Niente male per la piazza di scambio deputata a cedere lo scettro europeo a Parigi dopo la sua uscita definitiva dalla Ue (in vigore dal gennaio 2020). Giunti a questo punto, che cosa dicono i numeri sullo stato del mercato dell’arte britannico dopo la Brexit? La British Art Market Federation ha commissionato alla società all’economista dell’arte Clare McAndrews e alla sua Arts Economics (autrice anche del rapporto periodico sul mercato dell’arte di UBS Art Basel), una prima analisi approfondita dei dati del mercato dell’arte britannico dopo la Brexit. Altre ne seguiranno, ogni anno. Intanto, ecco cinque punti chiave.
5 punti di attenzione del mercato dell’arte post Brexit nel Regno Unito
(1) Il Regno Unito è ancora il secondo mercato dell’arte al mondo.
Per quanto ancora?
Il grafico seguente parla chiaro: lo UK è tallonato dalla Cina. Attualmente la sua quota di mercato è pari al 18%, ma il Celeste Impero si avvicina. Restano sovrani gli Stati Uniti, che detengono una quota del 45%.
(2) La paventata Francia? Non ha poi assunto così tanta importanza, a dispetto delle previsioni
Complice la Brexit, negli ultimi anni il mondo dell’arte si è orientato verso la piazza di Parigi, che dal canto suo ha dimostrato di sapersi muovere alla ricerca di nuove opportunità, come quella di Paris+ par Art Basel. È cresciuto il numero delle aste. Ma l’indagine di Art Economics suggerisce che che Parigi è ancora ben lontana dallo spodestare Londra. La Francia è sì il quarto mercato dell’arte, ma detiene solo il 7% della quota globale (dati 2022), ossia meno della metà del Regno Unito, che occupa una fetta maggiore anche rispetto all’intera Unione Europea (12%).
(3) La quota di mercato del Regno Unito era in calo da prima della Brexit
Molti operatori del settore, dai mercanti alle case d’asta e ai gestori di fiere d’arte, hanno sottolineato l’impatto della Brexit sulle loro attività dalla sua entrata in vigore. Nel 2020, la quota dello UK era del 20% sulle vendite globali di opere d’arte. Quest’anno, con un totale di 9,9 miliardi di dollari, le vendite hanno toccato il minimo storico (nel 2021 erano state di 11,4 miliardi di dollari, nel 2022 di 11,9 miliardi di dollari), con la percentuale di mercato in discesa: 17% nel 2021 e 18% nel 2022. La tendenza al declino, tuttavia, era iniziata molto prima: nel 2008 il Regno Unito rappresentava il 34% del mercato globale dell’arte; da quel momento, la sua quota non ha fatto che declinare fino al 2016, quando toccò il 21%. La stessa sorte non è toccata al mercato Usa. Dai 21 miliardi di dollari di vendite d’arte del 2020 (42% del mercato globale) la sua porzione è salita a 28 miliardi di dollari nel 2021 (43%) e a 30,2 miliardi di dollari nel 2022 (45%).
(4) Il Regno Unito vende meno opere d’arte di alto valore in asta
Stati Uniti, Regno Unito e Cina, i tre principali mercati d’arte del mondo, hanno totalizzato il 96% delle vendite all’asta di lotti di valore superiore al milione di dollari; con il 32% dei lotti di valore pari o superiore a 10 milioni di dollari. La quota del Regno Unito in questo segmento è tuttavia in calo. Nel 2022, i pezzi valutati più di un milione nelle aste britanniche sono stati il 14%; quelle con un valore superiore ai 10 milioni sono state il 13%. Nel 2019 però le percentuali erano del 19% per quanto riguarda le opere con un prezzo superiore al milione di dollari e addirittura del 18% di quelle con un prezzo superiore a 18 milioni di dollari.
(5) Lo status globale del mercato dell’arte UK dipenderà dal suo commercio internazionale
I dati dell’U.N. Comtrade raccolti da Arts Economics mostrano che le importazioni di arte e antiquariato del Regno Unito sono diminuite significativamente dopo la Brexit, passando da 3,2 miliardi di dollari nel 2019 a 2,1 miliardi nel 2020, scendendo ulteriormente a 1,9 miliardi nel 2021, prima di risalire a 2,8 miliardi nel 2022. La tendenza corrisponde anche al declino della quota di mercato globale dell’arte del Regno Unito. L’ammissione temporanea entro i confini del regno non solleva i commercianti dall’aumento della burocrazia per il commercio transfrontaliero di opere d’arte dopo la Brexit e dal peso delle relative tariffe. Il governo britannico ha promesso di rivedere queste misure nel 2024.
In conclusione rileva osservare che non tutto è perduto: lo scenario per il Regno Unito è meno plumbeo di quanto si temesse e anche i trend post Brexit del mercato dell’arte non sembrano ancora aver preso sentieri definiti. Molto dipenderà dal grado di reattività del governo nell’ascoltare le istanze degli operatori.
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