Gli strumenti da utilizzare devono essere selezionati, valutando la loro intrinseca capacità di cogliere al meglio quei mutamenti
Ogni fase di mercato, e i dati che da esso emergono, si offrono a varie interpretazioni in base alle quali si effettua la scommessa
- Non puntare mai completamente su un benchmark!
- Non investire confidando nel ciclo economico in corso, ma puntando sulle grandi tendenze.
- Mantenere una visione globale cercando di individuare tutti gli scenari possibili.
In un mercato in evoluzione, la cui direzione non è chiara, quale atteggiamento tenere? Quali strumenti è bene utilizzare? Quali asset scegliere? A quali strategie affidarsi? Conviene utilizzare fondi flessibili, o fondi strategici orientati ad un benchmark?
Il primo perché semplicemente si affida agli indici, subendone passivamente le oscillazioni, il secondo perché, utilizzando l’inefficienza del mercato, spera di realizzare performance elevate.
Di conseguenza, i loro portafogli, per quanto derivanti da due opposti atteggiamenti, tendono a presentare differenze di performance poco significative: entrambi infatti sono esposti sia ai cambiamenti del contesto generale di mercato, sia all’andamento dei rispettivi benchmark.
Chi pensa basti operare nei mercati efficienti, affidandosi ad un determinato benchmark, adottando una strategia passiva, ma anche chi cerca, all’opposto, di gestire le inefficienze dei relativi mercati di riferimento, rappresentati nel benchmark stesso, è destinato a rimanere deluso da una volatilità inaspettata e spesso di difficile gestione.
Oggi per investire occorre cercare fonti di rendimento diverse, e questo anche nei mercati obbligazionari, giocando tra tassi di interesse, spread, e valute varie.
Tutti elementi che rappresentano altrettante fonti di rischio; ma ciò che conta non sono i rischi presi singolarmente, ma la struttura del portafoglio, perché ciò che rende l’investimento meno sensibile alla volatilità è la composizione nella quale sono distribuiti i singoli rischi.
Laddove i fondi indicizzati non si avventurano oltre i confini dell’indice di riferimento, quelli flessibili, rimanendo svincolati da un benchmark, riescono a controllare meglio il rischio, ottenendo possibilmente performance migliori.
La libertà di movimento che una tale tipologia di gestione consente, permette di muoversi tra asset di rischio e rendimento non allineate e quindi poco correlate o del tutto de-correlate, creando quindi margini di valore in tutte le fasi del ciclo economico e finanziario.
Ogni fase di mercato, e i dati che da esso emergono, si offrono a varie interpretazioni in base alle quali si effettua la scommessa.
Questa corrisponde ad una visuale parziale del quadro, e perciò imprecisa e non potrebbe essere diversamente; del resto la domanda e l’offerta derivano dalle diverse visioni e considerazioni che danno esito a strategie necessariamente opposte.
Il ciclo economico è inoltre influenzato dal continuo modificarsi dei contesti politici, nazionali e internazionali, che spesso invalidando i modelli precedentemente utilizzati in base ai quali era stata inizialmente costruita la strategia.
Per essere efficace, un portafoglio, dovrebbe basare la propria scommessa sui mutamenti strutturali di lungo termine, possibilmente prendendoli sul nascere.
Gli strumenti da utilizzare devono essere selezionati, valutando la loro intrinseca capacità di cogliere al meglio quei mutamenti, evitando però la sovraesposizione di qualunque singola tematica, idea o area di investimento e nel contempo mantenendo una focalizzazione globalista che tenga conto di tutti gli scenari possibili.
In questo modo si dà al portafoglio la possibilità di conseguire comunque l’obiettivo dell’investimento, anche se qualcosa non dovesse evolvere nella direzione prevista: è questo che fa di un portafoglio, un portafoglio efficiente.