Solo il 44% degli indici sostenibili ha battuto quelli tradizionali l’anno scorso
Gli indici climatici hanno avuto tassi di successo superiori
A cinque anni, il 61% degli indici sostenibili fa meglio degli equivalenti non Esg
Il 2023 è stato un altro anno difficile per gli indici sostenibili, il secondo peggiore dopo il 2022. La colpa non è dei titoli energetici, che sono in largo sottopeso in questi panieri, ma del rally dei “magnifici sette”, ossia i titoli tecnologici che sono stati i protagonisti assoluti dei mercati azionari l’anno scorso.
La lista comprende Nvidia, Tesla, Meta (Facebook), Apple, Amazon, Microsoft e Alphabet (Google) e diversi di loro non hanno un alto profilo di sostenibilità. Ad esempio, Meta e Alphabet sono coinvolte in serie controversie che riguardano la sicurezza e la privacy dei dati – per la società di Zuckerberg – e le pratiche anti-competitive per quella guidata da Sundar Pichai. Tesla e Amazon, invece, hanno un alto rischio legato a fattori ambientali, sociali e di governance (Esg), come misurato dalla metodologia di Morningstar Sustainalytics.Per queste ragioni, alcuni dei “magnifici sette” sono sottopesati o esclusi dagli indici sostenibili.
Il risultato è stato che solo il 44% dei benchmark Esg costruiti da Morningstar è riuscito a battere i corrispondenti tradizionali nel 2023. Il dato è migliore di quello dell’anno precedente, ma inferiore al 57% del 2021.
L’universo degli indici sostenibili, tuttavia, racchiude approcci assai diversi tra loro e non tutti sono andati male.
Per i panieri climatici e quelli allineati con uno scenario di azzeramento delle emissioni nette di carbonio entro il 2050 (cosiddetti net-zero), il 2023 è stato un anno solido. Il 67% ha battuto il mercato, grazie soprattutto all’esposizione alla tecnologia e ai beni di consumo ciclici e al sottopeso degli energetici. Tra gli indici climatici di Morningstar conformi al regolamento dell’Unione europea (Paris-Aligned e Climate transition), la percentuale è ancora più alta (88%).
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Indici sostenibili: l’azionario Europa sostenibile va controcorrente
Ma andiamo con ordine. Tra i Morningstar Sustainability Index, costruiti in modo da limitare il rischio Esg, solo sei panieri su 23 sono riusciti a fare meglio della controparte tradizionale. Tra questi spicca l’azionario Europa. “La selezione dei titoli nei settori dei beni di consumo difensivi e dei materiali di base è stata determinante – spiega Dan Lefkovitz, strategist di Morningstar Indexes – In particolare, è stato positivo avere in portafoglio titoli come Air Liquide, L’Oreal e Aslm”.
Il profilo di rischio/rendimento degli indici Morningstar Sustainability a confronto con quelli tradizionali (excess return e downside capture ratio)
Tra gli indici azionari Low carbon risk, che sono pensati per mitigare i rischi legati al cambiamento climatico e sono composti da aziende allineate con uno scenario di riduzione delle fonti fossili, sei su dieci sono riusciti a battere i loro equivalenti non Esg nel 2023. Anche in questo caso, l’Europa sviluppata è tra i migliori, ma il primo posto spetta all’indice low carbon risk sui mercati emergenti, che è riuscito a produrre un ritorno in eccesso di 1,78 punti percentuali.
La gamma di indici climatici conformi al regolamento europeo si è comportata ancora meglio. Sei panieri su otto hanno avuto un rendimento superiore alle controparti non sostenibili l’anno scorso. I benchmark Climate transition (Ctb) e Paris-Aligned (Pab) sono strutturati in base a una traiettoria di decarbonizzazione volta a contenere l’innalzamento delle temperature globali sotto gli 1,5 gradi e hanno beneficiato della sovraesposizione a settori a basse emissioni come la tecnologia e i servizi di telecomunicazione e del sottopeso degli energetici.
Gli indici Morningstar Eu Climate a confronto con gli equivalenti non Esg (excess return e downside capture ratio)
Perché gli indici sostenibili a impatto sono andati male
I risultati peggiori nel 2023 si registrano tra gli indici a impatto disegnati per dare agli investitori un’esposizione alle aziende le cui attività contribuiscono positivamente al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) delle Nazioni unite. Tutti i benchmark hanno sottoperformato gli equivalenti tradizionali a causa della loro concentrazione su settori come il farmaceutico, l’immobiliare e l’industriale.
“Questi indici sono largamente esposti ad alcuni dei peggiori titoli del 2023, tra cui Moderna, Plug Power e SolarEdge technologies”, commenta Lefkovitz.
Un discorso analogo vale per gli indici che investono nelle energie rinnovabili, nei trasporti green e nelle aziende che utilizzano prevalentemente le fonti alternative per coprire il fabbisogno energetico. Nonostante il Morningstar Global Renewable Energy abbia fatto meglio dell’indice azionario sul settore energetico di 1,69 punti percentuali, non è comunque riuscito a battere il benchmark dei mercati globali e ha terminato con una performance inferiore di oltre il 14%. Nel 2023, i titoli del comparto hanno sofferto il rialzo dei tassi e l’inflazione che hanno aumentato i costi per lo sviluppo di progetti futuri.
È stato un anno difficile anche per gli indici azionari di genere, con solo tre su nove che sono riusciti a fare meglio dell’equivalente non Esg. Tra questi, c’è il Morningstar Developed Europe gender diversity, che ha registrato rendimenti in eccesso positivi anche su un orizzonte di cinque anni, a fronte di un rischio inferiore. I contributi maggiori sono venuti dai titoli finanziari e industriali, ma anche da alcuni farmaceutici. Società come Novo Nordisk, Sap e Hsbc sono stati tra i titoli che hanno trascinato in alto l’indice, che ha guadagnato il 15,8% nel 2023.
Risultati misti per gli indici obbligazionari sostenibili
Volgendo lo sguardo agli indici obbligazionari, solo due su cinque panieri di corporate bond sostenibili hanno sovraperformato gli equivalenti non Esg nel 2023. L’impresa è riuscita al benchmark globale sui titoli governativi, ma non a quello sui government bond dell’Eurozona.
Performance solide nel quinquennio, ma il 2023 insegna che…
Se le performance del 2023 degli indici sostenibili sono state piuttosto contrastate, quelle su un orizzonte di cinque anni rimangono solide, con il 61% dei Morningstar Sustainability index che hanno battuto le controparti non Esg. Dal punto di vista del rischio (downside capture ratio), il 57% degli indici sostenibili ha perso meno di quelli tradizionali durante le fasi di ribasso dal 2019 al 2023, una percentuale che è inferiore al quinquennio terminato nel 2022 (allora era del 70%).
“Il 2023 ci ricorda che per capire la performance di qualsiasi portafoglio è necessario riconoscere e comprendere appieno il rischio che si sta assumendo rispetto all’intero mercato – conclude lo strategist di Morningstar Indexes – Negli anni passati, una sovra-ponderazione della tecnologia ha incrementato la performance degli indici Esg, ma il 2023 ha evidenziato la complessità dei rischi idiosincratici degli investimenti Esg. È chiaro che ogni deviazione dal mercato può produrre effetti differenti, alcuni favorevoli per gli investimenti sostenibili e altri no”.