L’ingresso alle collezioni permanenti della maggior parte dei musei a Londra è gratuito: questo rende la National Gallery, per esempio, una destinazione non solo per turisti, ma anche per la popolazione londinese. Vero anche che una collezione di dipinti così vasta può intimidire: o si va una mezz’ora a colpo sicuro per vedere una stanza specifica, magari quella di Rembrandt, oppure si rimane abbastanza paralizzati. Si va sempre a vedere le grandi mostre: l’ultima su Frans Hals era gloriosa, ma anch’essa gigantesca. Per rendere il museo più dinamico e ogni volta diverso, i suoi curatori trovano pretesti per organizzare piccole esposizioni intorno a uno o due pezzi della collezione. Risultato sempre di studi impeccabili, sono molto più maneggevoli di una vasta retrospettiva e ogni volta piacevoli.
Jean-Etienne Liotard alla National Gallery
Poco distante dalla mostra dedicata a Francesco Pesellino, dopo aver attraversato il Salone centrale con i grandi ritratti europei a figura intera, si arriva alla Sunley Room, dove un’altra mostra, anch’essa gratuita, ci porta nel mondo del pittore svizzero Jean-Etienne Liotard. Il pretesto è esporre insieme, per la prima volta dopo 250 anni, le due versioni della Colazione della famiglia Lavergne, quella a pastello entrata di recente, nel 2019, alla National Gallery, accettata dal Governo al posto di parte delle tasse di successione di una famiglia inglese. Accanto, in prestito da Waddesdon Manor, il dipinto di identico soggetto eseguito a olio.
Jean-Etienne Liotard, Colazione della famiglia Lavergne, le due versioni insieme
Liotard, grandissimo viaggiatore, era a Lione nel 1754 e lì ritrasse sua nipote con la figlia nell’intimità della loro prima colazione: la bimba, ancora con le cartine per arricciare i capelli, intinge con vigore il pane in una tazzina colma, la madre l’aiuta tenendo il piattino, con sguardo amorevole. La dolcezza di questo momento è assoluta, anche se difficile distogliere gli occhi dalla straordinaria competenza di Liotard nel descrivere gli oggetti sulla tavola, dalla caffettiera metallica alle porcellane di Imari. L’artista vende il pastello a Lord Duncannon, futuro conte di Bessborough, per una cifra allora notevole: era lo stesso aristocratico con il quale viaggiò quasi per caso a Istanbul nel 1738, dove rimase 4 anni. Durante una seconda visita in Inghilterra, nel 1772, dipinse la versione ad olio: entrambi i dipinti sono rimasti in collezioni private sino a oggi, e raramente sono stati visti.
La permanenza in Turchia ebbe un grande effetto su Liotard, che si fece crescere una lunga barba e si propose al mondo dell’arte come il “pittore turco”: la mostra vanta il prestito dalle collezioni reali inglesi di una magnifica miniatura che ce lo presenta come voleva essere visto quando aprì bottega in Golden Square a Londra, creando grande curiosità. Capolavoro nel suo genere, era di proprietà del grande collezionista settecentesco Horace Walpole.
Jean-Etienne Liotard, Autoritratto, Londra, Collezioni Reali; e
Lady Anne Somerset in abito turco, Chatsworth House, Collezione dei Duchi di Devonshire
Londra era un ottima destinazione per un ritrattista e rimangono almeno 50 ritratti eseguiti durante i due anni passati in Inghilterra: l’aristocrazia, la famiglia reale e le celebrità della capitale dell’epoca amavano farsi dipingere e si fecero ritrarre talvolta anche in costume turco. Il suo successo fu immenso.
Jean-Etienne Liotard, Natura morta: set da te, Los Angeles, The J. Paul Getty Museum
La mostra alla National Gallery non è vasta, ma approfondisce e presenta in una luce diversa un’opera straordinaria della sua collezione, toccando diverse tematiche che volendo si possono continuare a esplorare. Liotard viaggiatore per esempio: un utilissimo grafico fa vedere i suoi spostamenti, e sono a dir poco straordinari per l’epoca. Liotard amante di porcellane: non solo quelle dipinte nelle due versioni della Colazione della famiglia Lavergne ma anche quelle cinesi da esportazione dipinte in una magnifica Natura morta in prestito da The J. Paul Getty Museum di Los Angeles del 1781-83 o quelle viennesi donate all’artista dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria (Amsterdam, Rijksmuseum). Liotard turco: sono esposti diversi disegni eseguiti a Costantinopoli. Liotard in Inghilterra: una parete è dedicata a ritratti eseguiti durante i suoi anni qui. La differenza tra pastello e pittura a olio: le versioni della Colazione sono esposte una accanto all’altra, forzando l’osservatore al confronto tra le due. Il pastello, pretesto della mostra: un bellissimo video di una visita alla storica Maison du Pastel a Parigi e un esempio di un’antica scatola di pastelli che ci ricorda come un professionista dovesse possederne centinaia, perché i colori non si possono mescolare.
Jean-Etienne Liotard, Ritratti di Anne Somerset e Charlotte Boyle,
entrambi Chatsworth House, Collezione dei Duchi di Devonshire (dettagli)
La mostra dedicata a Francesco Pesellino e quella a Jean-Etienne Liotard magari non hanno la forza mediatica di una grande esposizione monografica di artisti celebri come Caravaggio o Rubens, ma certo dimostrano come la National Gallery sia viva e vivace nelle acquisizioni, negli studi e nella conservazione, e di quanto sia desiderosa di condividere questi suoi risultati. Quando non si è pronti ad affrontare migliaia di opere, diventano l’occasione perfetta per entrare nel museo. Sicuramente non hanno i costi violenti causati dallo spostamento di tante opere: sono comunque ambiziose e di grande qualità. Un esempio da seguire.
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Tutte le foto: courtesy Sandra Romito e National Gallery.