Gli operatori si trovano di fronte a una maggiore incertezza nelle prospettive future di acquirenti e target
Drastico il calo delle operazioni outbound
Il mercato M&A riprenderà anche per operazioni distressed, di imprese in difficoltà
I numeri dei primi quattro mesi del 2020
Guardando ai numeri dei primi quattro mesi del 2020 e confrontandoli con lo stesso periodo del 2019, notiamo che l’attività M&A degli investitori globali in Italia e negli Stati Uniti ha sofferto una forte riduzione in termini di valore (-30% Italia e -50% Usa) e di volumi (-35% Italia e -30% Usa). In termini assoluti, il controvalore delle operazioni in Italia si è ridotto di circa €4 miliardi (circa 80 operazioni in meno) mentre negli Stati Uniti di circa 300 miliardi di euro (circa 750 operazioni in meno).
È stato drastico il calo delle operazioni outbound (società italiana che acquisisce una società statunitense), che registrano un controvalore passato da 1,8 miliardi di euro nel 2019 a 250 milioni nello stesso periodo del 2020, mentre risultano in linea con lo scorso anno i dati relativi alle operazioni inbound (società statunitense che ne acquisisce una italiana), con un controvalore di 1,7 miliardi di euro (1,4 miliardi nel 2019). “Quanto alle nuove operazioni, le dinamiche saranno influenzate dalle varie industry di riferimento: in quei comparti dove non si è sofferta la crisi, come grande distribuzione, healthcare o logistica, assisteremo certamente a una crescita degli investimenti”.
Molta incertezza
Una tendenza che sarà sempre più accentuata, come sottolineato da Antonio Pedersoli, equity partner di Pedersoli Studio legale, che spiega: “Non necessariamente i multipli saranno quelli dell’anno scorso e assisteremo a molta incertezza sui piani aziendali. Il mercato M&A riprenderà anche per operazioni distressed, di imprese in difficoltà: saranno frequenti i rami d’azienda comprati dopo ristrutturazioni o addirittura nell’ambito di concordati”. Andamento diverso per il settore delle acquisizioni industriali e strategiche, dove Pedersoli vede per i gruppi italiani “l’opportunità di consolidarsi, di fare acquisizioni sinergiche, e – perché no – anche all’estero: la liquidità non manca e le difficoltà non sono solo in Italia”. Mentre per i fondi di private equity che fanno operazioni di minoranza “si presenta l’occasione di entrare in aziende italiane solide, ma che faticano a reperire mezzi finanziari”.
Per questo motivo, sarà opportuno trovare un ragionevole equilibrio tra le parti, senza chiudere a priori la porta ai player stranieri, data l’opportunità di ottenere una boccata d’ossigeno per le imprese che attraversano un momento di particolare difficoltà. Come afferma Simone Crolla, consigliere delegato di AmCham Italy: “È fisiologico assistere ad un rallentamento delle operazioni straordinarie in una simile fase di incertezza”. Tuttavia – continua Crolla – “sviluppare un’adeguata strategia di M&A consentirà alle imprese di tutelarsi da potenziali perdite di quote di mercato, consolidando e addirittura incrementando la propria presenza grazie al supporto di investitori industriali, oltre alla possibilità, per gli investitori finanziari, di sostenere un tessuto imprenditoriale fortemente a secco di liquidità”.
Il messaggio lanciato è chiaro: le operazioni di M&A non devono essere più viste come un demone da evitare a tutti i costi, ma anzi come un utile strumento per garantire la business continuity delle aziende, favorendone al contempo un percorso di crescita e innovazione per competere nel panorama globale.