Mercato dell’arte 2023: l’influenza non trascurabile dell’inflazione
Se dovessimo dare un giudizio riassuntivo sullo stato di salute del mercato dell’arte, potremmo dire che nel 2023 abbiamo riscontrato alcuni sintomi influenzali, anche se nel complesso il paziente sembra ancora in buona salute. Non abbiamo ancora le statistiche fornite annualmente dalle case d’asta, ma la sensazione generale è che si stia attraversando una fase di incertezza, dovuta perlopiù a fattori esterni, che hanno determinato un rallentamento generale. Non so se la situazione politica internazionale abbia avuto un ruolo significativo, ma certo l’impennata dell’inflazione, e di conseguenza dei tassi di interesse, ha avuto conseguenze non trascurabili, non tanto e non solo perché il costo del denaro può influire sulla liquidità degli operatori (il mercato italiano dell’arte non è finanziato dalle banche), quanto perché i clienti che in questi anni hanno comprato arte per impiegare la loro liquidità trovano oggi strumenti più remunerativi che in passato.
L’ascesa di Salvo, la scommessa intelligente di una gallerista
Fatta questa considerazione di ordine generale, se andiamo ad analizzare nel concreto l’andamento del semestre, le sorprese non mancano, sia in senso positivo che negativo. La star di quest’anno è senza dubbio Salvatore Mangione, in arte Salvo, i cui prezzi hanno subito un’impennata imprevedibile: da poche migliaia siamo passati ad alcune centinaia di migliaia di euro, fino al record di quasi un milione di dollari (964.000 HKD) toccato nell’asta di Christie’s di Hong Kong del 28 novembre da un dipinto intitolato “Mattino” (1994, cm 205×327), una tela aggiudicata nel 2009 da Sotheby’s a soli 70.000 euro. Anche gli addetti ai lavori, quando commentano questi risultati, scuotono la testa sconsolati, increduli ma al tempo stesso dispiaciuti di non essere saliti in tempo sul cavallo vincente.
La prima a credere nel potenziale di questo artista è stata Barbara Gladstone, che ha rastrellato sul mercato oltre 100 dipinti e ha dedicato all’artista italiano una prima mostra già nel 2020. Sembra però che la consacrazione internazionale sia stata favorita da Nicolas Party, un giovane artista svizzero di successo, le cui opere valgono oramai alcuni milioni, il quale ha espresso un giudizio lusinghiero sul pittore italiano e lo ha annoverato fra le sue fonti di ispirazione.
Per quanto ciò possa sembrare paradossale, la fortuna di un maestro oramai storicizzato dipende dall’apprezzamento di un artista contemporaneo e non viceversa. Le aste hanno poi fatto da volano, alimentando il mercato e creando una vera e propria spirale inflazionistica. Dubito che questa tendenza possa durare ancora per molto e credo che molti la pensino allo stesso modo, almeno a giudicare dal numero di opere che sono andate sul mercato di recente. La verità è che Salvo, più di ogni altro artista italiano, sembra sposare il gusto del momento, improntato ad una pittura facile e colorata, di grande impatto decorativo, e del tutto scevra di risvolti di tipo concettuale.
Come è andato il mercato di Boetti nel 2023
L’altro protagonista della stagione primavera-estate del 2023 è stato senza dubbio Alighiero Boetti. Con l’avvicinarsi dell’inverno, tuttavia, i suoi prezzi sembrano aver avuto una battuta d’arresto, se non un ridimensionamento. Particolarmente negativo è stato il risultato del grande ricamo (cm 110×1110) andato in vendita di Christie’s del 20 ottobre a Parigi che, a dispetto delle aspettative della casa d’aste, non ha trovato un acquirente a 500.000 euro. L’impressione è che i prezzi di Boetti non possano salire in eterno a questo ritmo e che siamo vicini ad una fase di consolidamento, una tendenza che mi sembra anche salutare dopo le impennate degli ultimi anni. Non dimentichiamo che la produzione di arazzi non è certo ridotta, poiché le diverse frasi che compaiono su queste opere solo almeno un centinaio e esistono decine di esemplari per ogni singola frase.
Sappiamo tuttavia che la quantità non è mai un limite allo sviluppo del mercato, anzi, e quindi il numero delle opere realizzate dall’artista non è di per sé un ostacolo. Non posso certamente passare sotto silenzio il record toccato da un’opera da Tancredi nella stessa asta di Christie’s di Parigi del 20 ottobre. “Omaggio a Debussy”, un bel dipinto consegnato dagli eredi dell’artista, ha superato i 700.000 euro, nuovo record mondiale. Non credo che si tratti di una manovra speculativa, per il semplice fatto che non c’è nessun operatore di mercato che disponga di un numero tale di opere da giustificare un investimento di queste proporzioni. Credo che un collezionista privato abbia voluto soddisfare un suo capriccio e che abbia dovuto fare i conti con qualcuno altrettanto ostinato.
Tancredi, Omaggio a Debussy
Le quotazioni di Tancredi
Che il mercato di Tancredi si stia muovendo, è confermato anche dal buon risultato dell’asta di Milano di Christie’s del 5 dicembre, dove un bel lavoro su carta, non corredato di alcuna pubblicazione, è stato venduto a 151.000 euro. Qualche mese prima, e precisamente il 30 giugno, un’altra opera di Tancredi, anch’essa non presente nel catalogo ragionato e neppure dotata di autentiche, era stata venduta da Phillips ad oltre 120.000 sterline. Evidentemente i collezionisti sono disposti a correre qualche rischio pur di accaparrarsi un’opera di qualità e sperano che – prima o poi- qualcuno metta mano al catalogo generale rimasto fermo al 1997, data della pubblicazione del volume curato da Marisa Dalai Emiliani. Per quanto possa sembrare strano, Tancredi è un artista poco studiato, del quale si possono rinvenire ancora molte opere inedite, tanto che io stesse ne ho potute scovare di recente ben cinque custodite nei musei di mezzo mondo e finora completamente sconosciute (cfr. “Ricche miniere” 2024, articolo in corso di pubblicazione).
Capogrossi
Un altro artista degli anni Cinquanta che inizia a raggiungere prezzi di tutto rispetto è Giuseppe Capogrossi. Troppo spesso dimenticato, è invece uno dei protagonisti dell’arte italiana del dopoguerra, come hanno capito anche i curatori della mostra organizzata da David Zwirner all’inizio di quest’anno, che gli hanno riservato lo spazio che merita. Un suo dipinto di grandi dimensioni è stato aggiudicato nell’asta di Bonhams a Parigi tenutasi nel mese di dicembre a oltre 400.000 euro, un risultato di tutto rispetto anche in considerazione del fatto che l’opera era un ovale, un formato non sempre amato dai collezionisti.
Schifano
Meno brillanti rispetto alla stagione scorsa invece i risultati di Mario Schifano. Tutti si aspettavano quest’anno un ulteriore passo in avanti che invece non c’è stato. La mostra curata da Alberto Salvadori presso Magazzino Italian Art, il museo privato della coppia Spanu-Olnick non distante da New York, non ha risvegliato l’appetito dei collezionisti americani e i prezzi delle sue opere, dopo l’exploit dell’anno scorso quando un lavoro degli anni Sessanta intitolato Tempo moderno ha oltrepassato i due milioni di euro (Sotheby’s Parigi, 25 ottobre 2022), sono rimasti stabili. Un bel monocromo bianco, di formato medio di proprietà di un collezionista americano, è stato ritirato nell’asta di Phillips perché la valutazione minima di 500.000 dollari è stata reputata eccessiva, mentre un dipinto di analogo formato, di colore giallo, si è stato venduto da Sothebys a Milano a 400.000 euro.
Dorazio, Accardi. E non solo: Fontana verso un ridimensionamento?
Gli artisti che abbiamo citato, insieme ad altri come Dorazio e Accardi, sono stati i protagonisti delle aste di quest’anno. Meno brillanti, invece, i risultati di coloro che, fino a qualche anno fa, erano considerati la spina dorsale dell’arte italiana del dopoguerra. Mi riferisco alla triade Manzoni, Burri, Fontana, che per oltre un decennio ha dominato il mercato. Nel novembre di quest’anno a New York da Sotheby’s è stata venduta a poco più di 20 milioni di dollari una delle 38 versioni della Fine di Dio di Fontana, uno dei dipinti più iconici e costosi di questo artista. Un risultato in generale di tutto rispetto, tuttavia molto lontano dalle quotazioni che avrebbe potuto raggiungere qualche anno fa, quando un’opera di questa stessa tipologia ha sfiorato i 30 milioni (Christie’s New York, 10 novembre 2015).
Anche le due Venezie passate sul mercato parigino non hanno brillato, ma in questo caso si trattava di opere di non eccelsa qualità (Christies, Parigi, 20 ottobre 2023, venduta a 7.880.000 euro) e, nel caso di quella passata da ArtCurial (5 dicembre 2023, venduta 6.770.000 euro) in cattivo stato di conservazione. Un ridimensionamento di prezzo, seppur non significativo, si può notare anche in altre tipologie di lavori di Fontana, a cominciare dalla celebre serie dei tagli che non sembrano riscontrare lo stesso entusiasmo di cinque anni fa. Analoghe considerazioni valgono per Burri e Manzoni, il cui ruolo nella storia dell’arte non può certo essere sminuito, ma che appaiono semplicemente meno richiesti rispetto a qualche tempo fa.
Credo che queste oscillazioni di prezzo possano costituire un’interessante opportunità per un collezionista avvertito che dovrebbe sfruttare i momenti di pausa per acquistare invece di inseguire le tendenze del momento. Anche se non è facile fare previsioni per il futuro, ritengo che la grande mostra attualmente in preparazione nello spazio della Borsa di Parigi di proprietà della famiglia Pinault potrebbe dare nuovo impulso agli esponenti dell’Arte Povera che, a parte Boetti, non hanno brillato negli ultimi anni.
Anche la Transavanguardia, l’ultimo importante movimento artistico italiano del secolo scorso, potrebbe essere riconsiderato dopo essere stato a lungo negletto, anche perché perfettamente in linea con il gusto del momento. In questo senso appare significativo che una galleria di tendenza come quella di Massimo De Carlo abbia deciso di rappresentare Mimmo Paladino, a dimostrazione – se ce ne fosse bisogno – che oramai sono i galleristi di arte contemporanea a dettare l’agenda e ad influenzare anche le tendenze del secondo mercato, un fatto che sarebbe stato inconcepibile solo fino a qualche anno fa.