Grazie alla sua relazione con l’immagine, la parola ha dato vita alle più spettacolari forme espressive, apportando un originale contributo d’innovazione sia alla pittura che alla forma più tradizionale del testo scritto, poetico, letterario e naturalmente artistico. L’arte contemporanea è la filosofia del nostro presente, che si esprime con differenti forme e con molteplici contenuti. La parola può essere resa espressione artistica dal suo autore che la rende tangibile, portando il significato e il significante ad essere la stessa cosa, si giunge al piano zero: qualcuno pensa a una parola, la scrive la rende visibile nel suo significato e nel suo significante. Si giunge quindi ad una sorta di “gioco” Duchampiano in cui la parola può essere “messa in scena”. Nel pensiero socratico la parola diventa dialettica ed è legata alla scoperta della psyché come essenza dell’uomo, assume una natura etica ed educativa allo scopo di spogliare l’anima dall’illusione del sapere, di curarla, per renderla pronta ad accogliere la verità. Attraverso il dialogo, Socrate scardinava le false verità per consentire al suo interlocutore di giungere alla libertà interiore, all’autodominio, alla conoscenza della vera virtù. La parola è quindi l’atto costitutivo dell’essere uomo. Essere consapevoli di ciò significa esserlo anche di sé stessi e di ciò che ci circonda. Di fronte a un quadro, o una scultura o a un’installazione qualcosa si coglie, qualcosa sfugge; qualcosa è immediatamente decifrabile grazie ai codici interpretativi, qualcosa è residuale, latente, non sempre dato. La parola no… la parola è lì è scritta rimane.
La scrittura nelle espressioni artistiche del XX secolo è stata l’attività svolta dai futuristi, gli iniziatori, con le celebri tavole parolibere, delle riflessioni sul linguaggio come mezzo di espressione figurativa, passando per le Avanguardie internazionali Dada e Surrealismo, giungendo poi al ricco panorama artistico degli anni Sessanta e Settanta, per arrivare agli esiti più recenti di queste ricerche, con opere di affermati artisti contemporanei e di giovani artisti.
Il Futurismo e Dada hanno avuto inizio come movimenti letterari e politici, piuttosto che come movimenti artistici; il Surrealismo ha trovato origine nell’automatismo letterario praticato da Guillaume Apollinaire, il primo portavoce della pittura cubista; la sua poesia, quella di Max Jacob, Blaise Cendrars e Pierre Reverdy, e certi romanzi di André Gide sono stati definiti ‘cubismo letterario’. La disposizione delle parole, in modo che ciascuna porti con sé ‘un’immagine o un’idea contornata da una vaga aura di associazioni, si avvicina alla metodologia del collage. Lo strumento fondamentale del poeta è la metafora: ‘il nesso tra due cose differenti’. Dal New Dada, alla Pop Art al Nouveau Réalisme, nell’esperienza italiana sono fondamentali i contributi di Mimmo Rotella e Mario Schifano e, a partire dagli anni Ottanta, della scrittura metropolitana Jean Michel Basquiat. Si passa dall’utilizzo e nobilitazione dei marchi e dei simboli del consumismo mondiale – dagli assemblaggi poco eleganti e un po’ trash di Arman alla serie delle Campbell di Andy Warhol. Nel 1961 con Fluxus si conferma l’interdisciplinarietà dei linguaggi dell’arte, che trova massima espressione nell’assemblage di materiali e parole, di cose e segni, capaci di intercettare l’esperienza della vita quotidiana nel suo flusso incessante (Fluxus). Gli esiti sono le musiche silenziose di John Cage fino alle operazioni dalla forte connotazione politica di Joseph Beuys. Giungendo alle opere di Cy Twombly, dove la scrittura e la pittura si combinano come pura manifestazione del gesto artistico, come avviene nelle opere di Gastone Novelli, con la sua pittura scrittura e emozionale. Periodo molto florido per la parola sono primi anni Sessanta con l’arrivo dell’Arte Concettuale, dove il rapporto dialettico con la scrittura ha un ruolo fondamentale perché l’arte non è più materia ma idea e pensiero. Padre fondatore Joseph Kosuth, con le sue tautologie il rigore espressivo di Robert Barry, Lawrence Weiner e Giulio Paolini si confrontano con l’ironia di Piero Manzoni, con l’azzeramento poetico e politico di Vincenzo Agnetti, con i calembours di Bruce Naumann; e con la classificazione di segni e parole di Alighiero Boetti e con le Picture/Readings di Barbara Kruger. Giungendo alla scrittura che si fa luce con i neon di Maurizio Nannucci.
Nella società di oggi, il ruolo della parola è molto complesso, dove tutti i valori tradizionali sono in crisi e se ne stanno definendo di nuovi. Questa situazione non può che avere delle ricadute sul piano linguistico. Infatti, la lingua è il mezzo attraverso il quale esprimiamo il nostro pensiero, la nostra visione della realtà. Ma se viviamo in un periodo di crisi sia dell’individuo che della realtà, è chiaro che anche il linguaggio entri in crisi. Una realtà confusa genera un pensiero confuso, che, a sua volta, genera un linguaggio confuso. Le parole tendono a perdere il loro significato originario e vengono usate in maniera impropria. Capita spesso che le cose non vengano più chiamate col loro vero nome. Questo relativismo, questa mancanza di connessione tra linguaggio e realtà, permette di manipolare la realtà stessa e di persuadere facilmente gli interlocutori. Una storia già vista nei totalitarismi. Scritta, disegnata, declamata, cancellata, la parola è stata un elemento fondamentale per la sperimentazione dell’avanguardia storica e la sua presenza ha accompagnato ogni significativo cambiamento delle poetiche artistiche del ‘900. La relazione tra parola e arte visiva resa esperienza estetica e verbo visuale nella contemporaneità è affrontata da: Martin Creed, Tacita Dean, e gli italiani Micol Assael e Sabrina Mezzaqui, Pietro Terzini.
Mimmo Rotella
Nato il 7 ottobre 1918 a Catanzaro, Rotella completa i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1945 si trasferisce a Roma, dove, dopo una fase iniziale di espressione figurativa, sviluppa uno stile astratto-geometrico. Nel 1949, come espressione alternativa, idea la “poesia epistaltica“, un amalgama di parole, alcune inventate, fischi, suoni e iterazioni onomatopeiche. Dopo la sua prima mostra personale nel 1951 presso la Galleria Chiurazzi di Roma, Rotella ottiene una borsa di studio Fulbright che lo porta negli Stati Uniti. Lì frequenta l’Università di Kansas City, realizza un pannello murale, espone alla Nelson Gallery di Kansas City ed esegue una performance di poesia fonetica alla Harvard University di Boston. Tornato a Roma nel 1953, Rotella supera una fase di crisi creativa per concentrarsi sui primi décollage. Utilizzando manifesti pubblicitari strappati dai muri e incollandoli su tela, continua la sua ricerca astratta. Dal 1958 si dedica al décollage figurativo, creando la serie Cinecittà utilizzando i volti delle star del cinema e le figure dei manifesti cinematografici. Marilyn Monroe in particolare diviene un’icona della sua opera. Nel 1961, su invito del critico Pierre Restany, aderisce al movimento del Nouveau Réalisme. Nel 1964 si trasferisce a Parigi, dove sviluppa il Mec-Art, un processo che coinvolgeva la proiezione di immagini in negativo sulla tela emulsionata. Nel 1965 espone queste opere per la prima volta alla Galerie J di Restany. Continua la sua ricerca con la serie degli Artypo, utilizzando prove di stampa tipografiche incollate liberamente sulla tela. Nel 1975 crea le prime Plastiforme, manifesti strappati montati su supporto di poliuretano. Risiedendo a Milano negli anni ’80, Rotella dà vita alla serie dei Blanks, coprendo i manifesti con fogli monocromi. A partire dal 1984 riprende a dipingere, realizzando il ciclo di opere Cinecittà 2 e successivamente le Sovrapitture, interventi pittorici su manifesti pubblicitari. Espone al Centre Pompidou di Parigi e al Museum of Modern Art di New York nel 1990, e al Museo Solomon R. Guggenheim nel 1994. Nel 2000 fonda la Fondazione Mimmo Rotella, con l’obiettivo di promuovere l’arte contemporanea e preservare l’opera dell’artista. Mimmo Rotella muore a Milano l’8 gennaio 2006.
Mimmo Rotella nel suo studio, Milano, 2004, Ph. Pino Montisci
Mimmo Rotella ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama artistico, e il suo impatto si riflette anche nei valori di mercato delle sue opere. Le opere di Rotella, che ha esplorato con maestria l’arte contemporanea, hanno acquisito un valore significativo nel corso degli anni. Particolarmente rilevanti sono i risultati ottenuti nelle aste, con la città di Londra che si è distinta come uno dei luoghi in cui le opere di Rotella hanno ottenuto i migliori risultati. Tra le case d’aste di spicco, Sotheby’s ha continuato a dominare, con opere dell’artista che occupano posizioni di prestigio nei top price. Il 2016 è emerso come un anno fondamentale per il valore di mercato delle opere di Mimmo Rotella, segnando un decennio dalla scomparsa dell’artista. Questo periodo ha visto una notevole attenzione e apprezzamento per le sue creazioni, con le prime grandi aggiudicazioni internazionali che hanno contribuito a consolidare ulteriormente la sua posizione nell’arte contemporanea. Infatti nel 2016 Phillips che con l’opera Untitled del 1964, battuta per 1.153.654 euro stabilendo il nuovo record per l’artista italiano. Il mercato sembra particolarmente sensibile al periodo degli anni Sessanta, un’epoca in cui Rotella si distinse e che continua a essere un punto focale nella valutazione delle sue opere. Il richiamo agli artisti della corrente pop romana, con i quali Rotella condivideva spesso le pagine dei cataloghi d’asta, conferisce un contesto storico e culturale alle sue creazioni, contribuendo a suscitare un interesse continuo da parte dei collezionisti e degli appassionati d’arte.
Mimmo Rotella, Viva America, 1963, collezione privata
Maria Lai
Nata a Ulassai nel 1919 e scomparsa a Cardedu nel 2013, è celebre principalmente per le sue opere tessili. La sua tecnica artistica ruota attorno all’utilizzo di materiali tessili che richiamano il passato della sua terra e le antiche tradizioni della Sardegna. I pilastri della sua arte sono rappresentati da concetti come tradizione, scarto e tessitura. L’opera più emblematica e riconosciuta dell’artista è Legarsi alla montagna (1981), una manifestazione artistica tenutasi a Ulassai nel 1981 per tre giorni. La storia di Maria Lai e la sua persona incarnano un simbolo di emancipazione femminile, poiché è riuscita a trasformare ciò che avrebbe potuto essere considerato ordinario, come il lavoro al telaio o in cucina, nella sua forma d’arte, evadendo così da un destino già scritto. Inizialmente avvicinatasi all’arte figurativa, dopo un periodo di pausa di circa dieci anni, ritorna a esporre opere più informali, caratterizzate da tratti più essenziali e ritmici. Gli elementi ricorrenti nelle sue opere sono telai, pani e libri cuciti. L’obiettivo di Maria è quello di offrire una testimonianza della sua memoria storica, fondata sulla tradizione, cercando di avvicinare le persone all’arte mediante una connessione emotiva. Sebbene Maria Lai sia vicina al gruppo Informale, agisce in modo indipendente, con un bagaglio di esperienze e vissuti unici, impossibile da associare a qualsiasi movimento specifico. Nei suoi lavori, Maria Lai parla di sé e del lavoro femminile della sua terra. Pur avendo condiviso negli anni Sessanta i nuovi linguaggi dell’arte con artisti come Pino Pascali, Jannis Kounellis, Piero Manzoni e Alighiero Boetti, Lai si sentiva spesso travolta dallo sconforto di dover lottare e vivere all’ombra dei suoi colleghi. Le tematiche centrali dei suoi lavori ruotano attorno allo scarto e al frammento, collegandola al movimento dell’Arte Povera. I suoi Telai rappresentano il nucleo centrale della sua arte, simbolizzando il lavoro femminile, soprattutto quello delle donne sarde, le cui esistenze erano spesso dedicate al telaio e alla tessitura. Per Maria Lai, queste opere rappresentano la quotidiana realtà e costituiscono il perfetto intreccio tra pittura e scultura. La grandezza dell’artista risiede proprio nella sua capacità di valorizzare la sua terra in modo unico, con particolare attenzione alle donne, trasformando l’artigianato in un’arte straordinaria.
Maria Lai, Legarsi alla montagna, 1981
Maria Lai ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dell’arte, e il suo contributo si riflette chiaramente nei valori di mercato delle sue opere. Il valore di mercato delle sue opere è stato oggetto di crescente apprezzamento, riflettendo il riconoscimento della sua maestria e della sua capacità di trasmettere emozioni e significati profondi attraverso le sue creazioni. Le aste e le gallerie d’arte internazionali hanno svolto un ruolo fondamentale nell’elevare la visibilità delle opere di Lai e nel contribuire alla crescente domanda da parte di collezionisti e appassionati. La scomparsa dell’artista ha inevitabilmente generato un interesse rinnovato per la sua opera, facendo sì che il mercato delle opere di Maria Lai diventasse un terreno di esplorazione e scoperta. Il valore di mercato delle opere di Maria Lai riflette non solo la loro qualità artistica, ma anche la loro capacità di comunicare un dialogo universale attraverso le barriere culturali. La sua eredità continua a influenzare e ispirare generazioni successive di artisti e amanti dell’arte, consolidando ulteriormente la sua importanza nel panorama artistico contemporaneo. Le opere cucite di Maria Lai possono valere dai 1.500 ai 30.000 euro. Il valore varia in base alle dimensioni, al periodo e alla qualità dell’opera. Opere su carta, invece, possono valere dai 1.000 ai 4.000 euro. Le quotazioni di Maria Lai variano: per le sue opere uniche possono oscillare da €2.000 a oltre €40.000. È importante notare che il mercato delle opere d’arte di Maria Lai è in costante evoluzione. Un esempio di ciò è il record di vendita raggiunto da un libro cucito dell’artista nel 2023, che è stato venduto per circa 225.000 euro. Questo record testimonia la crescente riconoscibilità e il crescente interesse per l’opera di Maria Lai, e dell’arte concettuale in generale, nel mondo dell’arte moderna.
Maria Lai, Legarsi alla montagna, 1981
LE OPPORTUNITÀ PER TE.
Quanto influisce il decesso dell’artista nel valore di mercato di un’opera?
Hanno maggior valore le opere dei periodi più giovanili o di quelli più tardi?
Gli advisor selezionati da We Wealth possono aiutarti a trovare le risposte che cerchi.
TROVA IL TUO ADVISOR
In copertina: Maria Lai, Formiche (1992). Courtesy Capitolium Casa d’Aste