Nel 2023 i mercati hanno avuto un brillante recupero, ma il private equity è stata un delle principali eccezioni. Come avevamo affermato più di un anno fa, il gravame di ribassi osservato nel 2022 si sarebbe osservato nelle valutazioni dei fondi di private market in ritardo. Ancora in questa fase, ha riferito a Bloomberg il responsabile del private equity europeo di Ares, Stephane Etroy, i fondi fanno fatica a trovare un accordo sui prezzi di vendita degli asset portafoglio: chi adesso intende compare, vuole farlo con uno sconto che i fondi non intendono concedere e questo fenomeno sta rimandando il momento delle “exit”. Secondo l’ultimo outlook di BlackRock sul comparto, la mancanza di opportunità di uscita, ha portato circa il 75% dei portafogli di private equity a unflusso di cassa netto negativo, una situazione in cui esce più denaro di quanto ne entra.
Private equity, focus sul middle market
Mentre i mercati pubblici, e in particolare l’S&P 500 si sono portati su nuovi massimi storici, il valore delle imprese non quotate nel 2024 potrebbe essere interessante per l’acquisto. Questo, secondo vari osservatori, potrebbe essere uno degli elementi a favorevoli al recupero d’interesse per questa asset class.
In particolare, le aziende non quotate di medie dimensioni (“middle market”) rappresentano in Europa una delle occasioni di acquisto a prezzi più scontati, ha affermato iCapital, una fintech specializzata nel collegamento digitale fra investitori individuali e mercati privati.
“Il middle market europeo gode, inoltre, di valutazioni di ingresso scontate per i buyout, sia su base relativa che assoluta”, si legge nell’ultimo Outlook di iCapital, “negli ultimi cinque anni, lo sconto di valutazione per le operazioni di piccole e medie dimensioni si è ampliato rispetto alle operazioni di buyout di grandi dimensioni, ed è attualmente ai minimi su base pluriennale”. Per la precisione, il rapporto fra il valore d’impresa e il margine operativo operativo lordo (Ev/Ebitda), del middle market in Nord America ed Europa è tornato ai minimi dal 2016, a un multiplo di 11,4. Dal grafico è possibile osservare come l’inversione di rotta per le valutazioni di questo segmento sia iniziata nel 2020, con un drastico ribasso proprio nel 2023. Questa è una cattiva notizia per i sottoscrittori di private equity entrati nel picco del 2019, ma potrebbe essere una chance di entrata vantaggiosa per chi si dovesse affacciare adesso a questa forma di diversificazione.
“Con le prospettive di una modesta ripresa dell’attività di transazione e della liquidità, il private equity middle market è pronto a mostrare i suoi “vantaggi strutturali”, ha affermato iCapital, “prima di tutto il private equity beneficia di un maggior numero di opportunità di potenziale transazione: in Europa ci sono 54 società private per ogni società pubblica”.
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Le infrastrutture, capitali in manovra
Dalla seconda metà del 2023 numerosi fondi hanno accresciuto il proprio controllo anche nell’ambito delle infrastrutture, come testimoniato in modo emblematico dall’annunciata acquisizione di Global Infrastructure Partners da parte di BlackRock, per un controvalore di 12,5 miliardi di dollari. Per le infrastrutture, il tema della stabilità dei rendimenti non è una novità: da sempre questo settore attira l’interesse degli investitori istituzionali interessati a uno stabile flusso di rendimento (siano essi pedaggi autostradali o i proventi della gestione di porti o aeroporti). La transizione energetica e la digitalizzazione sono tendenze di lungo periodo che incrementeranno con forza gli investimenti nei prossimi anni – e anche in questo campo l’Europa ha un ruolo di primo piano.
“Il piano REPowerEU include un sostegno politico e prevede investimenti per oltre 200 miliardi di euro entro il 2027, mentre il piano industriale Green Deal mira ad alleggerire l’onere normativo e a creare un ambiente finanziario favorevole per accelerare la transizione climatica”, ha affermato iCapital, “per quanto riguarda la tecnologia, gli ampi investimenti per espandere l’utilizzo del 5G, come la costrizione delle torri, centri dati e connettività in fibra ottica, confermano la loro centralità per ottenere un vantaggio competitivo. Dato che ciascuna di queste iniziative richiede investimenti consistenti e orizzonti a lungo termine, rappresentano una buona opportunità per gli investimenti privati, dove la capacità di migliorare le operazioni è fondamentale per la performance dell’investimento”.