Orologi di lusso: la magia della doppia firma sul quadrante
Perché si ama l’orologio? Per la meccanica, per l’eleganza delle linee. Quel sublime enigma che da secoli scandisce l’infinito del tempo in una noce di spazio è ancora più desiderabile se creato da una casa orologiera nota: è la legge del marchio, croce e delizia di tutti i consumi, specie se di lusso. Il solo nome di Rolex, Patek Philippe, Cartier, basta ad accendere il desiderio di possedere questo piccolo e prezioso simbolo dell’ingegno umano. Quando poi sul quadrante compare la doppia firma, la febbre del collezionismo non può che salire.
Il fenomeno del quadrante a doppia firma inizia nella prima metà del XX secolo (anche molto addietro), prima che la globalizzazione portasse le case orologiere ad avere le loro boutique sparse per il mondo. In quegli anni le maison europee si affidavano a una rete di rivenditori di fiducia presenti in luoghi remoti di Sud America, Stati Uniti, Africa, Medio Oriente. Sul finire del millennio però, i quadranti a doppia firma iniziano a scomparire.
Oggi, il marchio di un rivenditore storico può aumentare significativamente il valore dell’orologio: ne incrementa la riconoscibilità e la rarità, ne nobilita la provenienza. Gli esemplari d’epoca riecheggiano di colonialismo, quelli contemporanei più prosaicamente offrono la possibilità di acquistare un orologio un po’ diverso dagli altri della stessa referenza. Ma quali sono i quadranti a doppia firma più richiesti nel mondo degli orologi da collezione? Di seguito le collaborazioni più note. Il riferimento è alle sole aste di Christie’s.
Cartier sovrano
Soprannominata “Il gioielliere dei re e il re dei gioiellieri” la casa di gioielli Cartier fu fondata a Parigi da Louis-François Cartier nel 1847. Tra gli anni Trenta e Cinquanta del XX secolo, Cartier strinse un sodalizio con l’Agenzia Henri Stern (ovvero Patek Philippe Usa), che distribuiva gli orologi svizzeri ai magnati americani tramite la celebre boutique del leggendario gioielliere, albergata sulla Quinta Strada.
Due brillanti esempi di questa collaborazione sono nella foto qui sopra. A sinistra, il Patek Philippe ref. 130 del 1930, realizzato su misura per l’imprenditore americano pioniere dell’aviazione William E. Boeing. Tale orologio è uno dei soli 10 esemplari esistenti di questo primo modello di cronografo rattrappante, di cui solo due a doppia firma Cartier. Il prezzo di mercato? Ormai dieci anni fa (2014) fu venduto per 485.000 franchi svizzeri (520.000 dollari) da Christie’s a Ginevra. A destra, il Patek Philippe ref. 1518 del 1945, l’unico esemplare conosciuto di questo modello ad avere la doppia firma di Cartier. Aggiudicato per 2.214.000 franchi svizzeri (2.235.000 dollari) nel 2022.
Cartier ha continuato a vendere orologi della concorrenza negli anni ’50, ’60 e ’70. Il motivo è che il negozio americano era completamente separato dalle sedi europee della casa, portando avanti un’attività completamente separata dopo il secondo conflitto mondiale. In virtù di questa separazione operativa, il proprietario Robert Kenmore poteva rifornirsi di orologi Patek Philippe, Rolex, Audemars Piguet, apponendovi la doppia firma sul quadrante. I Rolex Cartier in particolare sono i più desiderati, essendo più rari rispetto ad altri, come quelli cofirmati da Tiffany.
Turchese e duraturo: Tiffany & Co.
Risale addirittura al 1851 l’accordo che fece nascere la collaborazione fra Patek Philippe (fondata nel 1839) e la casa gioielliera di Charles Lewis Tiffany per la vendita dei segnatempo in America. Una collaborazione che, come i nostri lettori ricorderanno, dura ancora oggi. Tiffany & Co. è l’unico rivenditore cui è ancora consentito aggiungere la propria firma sul quadrante di un orologio Patek Philippe.
Nel 2021 le due case hanno celebrato i 170 anni di collaborazione, producendo in soli 170 esemplari il Nautilus 5711/1A-018, destinato ai soli clienti più importanti. Il prezzo di listino era di “soli” 52.635 dollari, ben presto lievitati. L’anno successivo, Christie’s ha venduto l’esemplare in foto per 3.174.000 franchi svizzeri (3.204.000 dollari). Il record di vendita in asta spetta però in questo caso a Phillips Watches.
Il rapporto con Rolex è invece più recente e di breve durata, essendo stato in vita solo dalla metà degli anni Cinquanta all’inizio degli anni Novanta. Gli orologi con quadrante a doppia firma Rolex-Tiffany sono rarissimi. In foto un esempio di Rolex GMT d’oro (ne sono conosciuti tre o quattro in tutto al mondo).
La forza dell’emigrazione italiana: Serpico y Laino
La gioielleria Serpico y Laino fu fondata in Venezuela alla fine degli anni Venti del XX secolo da due immigrati italiani, Vicente Laino e Leopoldo Serpico. Nei primi anni Trenta la società rivolge la sua attenzione ai Rolex, diventandone agente di distribuzione esclusivo. La collaborazione si estende ad altri marchi, e in breve il rivenditore diviene unico distributore autorizzato per gli orologi Patek Philippe in Venezuela. Oggi i quadranti Serpico y Laino sono ricercatissimi: dopo una prosperità durata 40 anni, nel 1966 l’azienda di Caracas chiude i battenti.
Si riportano in foto due esempi delle gloriose collaborazioni di Serpico y Laino. A sinistra, il Rolex Submariner (1959 circa) è l’unica versione conosciuta con quadrante a doppia firma di Serpico y Laino. È stato venduto da Christie’s nel 2013, per 191.000 franchi svizzeri (allora equivalenti a 175.900 dollari).
A destra, il Patek Philippe ref. 2499 (acquistato da Serpico y Laino nel 1956), l’unica versione di questa configurazione a doppia firma di cui si conosca l’esistenza. Christie’s lo ha battuto nel 2018 a 3.252.500 franchi svizzeri (3.225.800 dollari Usa), prezzo realizzato anche grazie alla sua eccezionale provenienza: era di un emigrato italiano che aveva fatto fortuna proprio in Venezuela.
L’eccellenza modenese: Gobbi (e l’orologio più costoso mai venduto in Asia)
Nel 1842, Raimondo Gobbi apre un laboratorio di orologi in quel di Modena. Dopo un decennio, viene nominato orologiaio della corte granducale. Nel 1896, il figlio minore di Raimondo, Giuseppe, trasferisce l’attività in Corso Vittorio Emanuele II a Milano. Fino alla sua recente chiusura, Gobbi ha servito sei generazioni di famiglie italiane. L’ex inventario Gobbi comprende segnatempo particolarmente desiderabili.
Per esempio, il Patek Philippe ref. 2523 qui in alto: non solo è uno dei soli sette esemplari mai realizzati in oro rosa – e di questi sette, uno dei soli due con quadrante in smalto blu – ma è anche l’unico esemplare con doppia firma di Gobbi. Christie’s Hong Kong lo ha battuto nel 2019 per l’equivalente di 8.964.000 dollari Usa, cifra che lo ha incoronato come l’orologio più costoso mai venduto all’asta in Asia (il Patek Philippe appartenuto all’ultimo imperatore non lo ha superato).
Molti altri sono stati i gioiellieri che hanno avuto l’onore di apporre la propria firma sul quadrante degli orologi più lussuosi nell’ultimo secolo: Beyer a Zurigo, Gübelin a Lucerna, Asprey a Londra, Van Cleef & Arpels a Parigi, Hausmann & Co. a Roma, Linz a Dallas, Gondolo & Labouriau a Rio de Janeiro, Freccero a Montevideo, Cuervo y Sobrinos a L’Avana, Joyería Riviera a San Juan, Porto Rico, e Dobbies a Nairobi.
LE OPPORTUNITÀ PER TE.
Vorresti capire come investire in orologi molto rari e ricercati? Sai che se ne possono trovare ancora a valutazioni interessanti?
Gli advisor selezionati da We Wealth possono aiutarti a trovare le risposte che cerchi.
TROVA IL TUO ADVISOR