Nel complesso, le previsioni sull’economia europea si sono rasserenate rispetto a gennaio, con un calo dal 17 all’11% della quota di gestori che prevede un “atterraggio duro”
Fra i gestori europei, però, è cresciuto in modo ancor più netto l’ottimismo sullo stato di salute dell’economia americana, che per il 62% degli intervistati continuerà a crescere con forza
Le probabilità di una recessione in Europa preoccupano sempre meno i gestori di fondi nel Vecchio Continente, ma nei prossimi mesi il settore bancario e la Borsa italiana sono considerati i meno interessanti in previsione dei tagli ai tassi d’interesse. Secondo l’ultima rilevazione effettuata a inizio febbraio da Bank of America, che ha raggiunto 145 partecipanti europei con 331 miliardi di dollari di masse complessive, il 46% dei gestori ritiene che le banche “finiranno sotto pressione per via del calo dei tassi e maggiori spread di credito”.
Entrambi i fattori, dopo mesi di utili record, potrebbero ridurre la redditività delle banche, che rappresentano la fetta più importante del listino italiano. Di conseguenza, Piazza Affari, per il secondo mese consecutivo, risulta di gran lunga la Borsa europea più “sottopeso” nell’orizzonte a 12 mesi dei gestori europei, preceduta a distanza dal mercato britannico. Diventano positive, invece, le previsioni per la Borsa tedesca, che ora è la più apprezzata dai gestori, davanti a quella svizzera.
Nel complesso, le previsioni sull’economia europea si sono rasserenate rispetto a gennaio, con un calo dal 17 all’11% della quota di gestori che prevede un “atterraggio duro”. E’ più che raddoppiata, invece, la schiera dei fund manager non vede alcun rallentamento economico all’orizzonte: il partito del “no landing”, infatti, è salito dal 7 al 19%. Resta in testa, con il 65% del consenso, l’ipotesi di un rallentamento moderato, o atterraggio morbido dell’economia europea. Fra i gestori europei, però, è cresciuto in modo ancor più netto l’ottimismo sullo stato di salute dell’economia americana, che per il 62% degli intervistati continuerà a crescere con forza (contro il 28% rilevato a gennaio).
Di conseguenza, a livello globale, i gestori di fondi tendono ad avere un portafoglio relativamente più esposto alle azioni statunitensi, mentre si registra un 10% netto di posizioni sottopeso per le azioni del Vecchio Continente.
Per quanto riguarda gli orientamenti sui singoli settori, i gestori europei stanno posizionando i portafogli con una forte esposizione ai settori utility e cura personale-prodotti di consumo, che risultano i più comprati rispetto alla media storica. Chimica, materie prime e automotive sono, invece, i settori attualmente meno apprezzati.
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Gestori globali: rotta sul growth ad elevata capitalizzazione
Allargando lo sguardo ai gestori di fondi globali, l’ottimismo sempre più forte sull’andamento dell’economia americana ha spinto i professionisti ad assumere la posizione più rialzista sulle azioni Usa dal novembre 2021, con 21% netto di overweight – in aumento di ben sette punti rispetto a gennaio. Più nel dettaglio, il 41% dei gestori globali ritiene che le migliori opportunità si concentrino nelle azioni growth ad elevata capitalizzazione. Il comparto growth nelle società a bassa capitalizzazione risulta, con il 18%, il secondo segmento più interessante del mercato americano.
La “posizione lunga” sulle Magnifiche 7 azioni tecnologiche (Apple, Nvidia, Tesla, Alphabet, Meta, Microsoft, Amazon) viene definita dal 61% degli intervistati come la scommessa più affollata sui mercati, davanti alla posizione ribassista sul mercato azionario cinese. I giudizi negativi colpiscono ancora la Cina, con il 33% dei gestori globali che sarebbe aperto a incrementare l’allocazione su questo mercato solo a fronte di “spinte fiscali aggressive a sostegno del settore immobiliare”. Per il 22% dei gestori, invece, un sottopeso strutturale in portafoglio è la scelta strategica corretta per le azioni cinesi.
Le preferenze in termini di settori e geografiche dei gestori globali sono differiscono in buona parte da quelle dei colleghi europei: le principali scommesse rialziste, rispetto all’allocazione storica, sono su obbligazionario, Stati Uniti, compagnie di telecomunicazione e tecnologia. In fondo alle preferenze ci sono i Reit, i fondi immobiliari che risentono della visione ribassista sull’immobiliare commerciale americano. Risultano fortemente sottopesati, poi, il settore energetico e i mercati emergenti.