Nelle ultime settimane il nome del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi è comparso a più riprese sui quotidiani nazionali (e non solo) in quanto legato al furto del quadro La cattura di San Pietro (1637-1639) del maestro seicentesco senese Rutilio Manetti. Il critico è accusato di riciclaggio di opere d’arte – e ad oggi iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Macerata – a seguito del sequestro preventivo del quadro (dal valore stimato di 200.000 euro), avvenuto nei magazzini della Fondazione Cavallini Sgarbi a Ro Ferrarese.
Sgarbi e il Manetti rubato: tutto inizia nel 2013
Ma cerchiamo di andare con ordine. Come inizia questa (già) lunga storia? Nel febbraio 2013 Margherita Buzio – proprietaria del quadro e dell’immobile in questione – denuncia ai carabinieri il furto (in concorso con persone ignote) del dipinto, avvenuto nel castello di Buriasco. Dalla denuncia emerge che i ladri hanno ritagliato la tela dalla cornice, lasciandone solo un lembo di tela attaccato al riquadro originale. Ma non solo: sembra che nelle settimane precedenti al furto, Paolo Bocedi (ex autista ed amico di Sgarbi) abbia cercato di acquistare il quadro dalla Buzio, senza però riuscirvi dato il diniego della proprietaria.
Facciamo ora un passo avanti. Nel 2021 la città di Lucca ospita la mostra I pittori della luce da Caravaggio a Paolini. Tra le altre opere, viene esposto il dipinto La cattura di San Pietro di Manetti. Il quadro (presentato come “inedito”) non è però di proprietà della signora Margherita, bensì di Vittorio Sgarbi (che è anche il curatore della mostra). Il politico dice di averlo trovato a Villa Maidalchina, acquistata nel 2000 dalla Fondazione Cavallini Sgarbi a Viterbo (il proprietario precedente dell’immobile, ha invece dichiarato di non aver mai visto il quadro nella sua vecchia villa). Le dimensioni del dipinto sono inferiori rispetto a quelle del castello di Buriasco e l’immagine presenta una candela in alto a sinistra: Sgarbi dichiara di ritenere il dipinto della Buzio un quadro diverso rispetto al proprio.
Rutilio Manetti, La cattura di San Pietro (1637-1639)
L’inchiesta
Qui si inserisce però l’inchiesta condotta a quattro mani da Il Fatto Quotidiano e da Report. Sembra infatti che Gianfranco Mingardi, restauratore, abbia ricevuto l’incarico di restaurare il quadro di Sgarbi nel maggio del 2013, quando l’opera gli fu portata “senza telaio, tagliata e arrotolata come un tappeto” al casello autostradale di Brescia dal già citato Paolo Bocedi. Mingardi ha spiegato ai carabinieri che il dipinto era forato in diversi punti – così come risulta dalle foto da lui scattate prima del restauro – e che sulla tela non era presente nessuna candela. Nel 2018 Sgarbi richiede un nuovo lavoro di restauro del quadro alla padovana Valentina Piovan, che spiega di aver ricevuto il dipinto con la candela già presente nella parte in alto a sinistra del dipinto. Nel 2020 La cattura di San Pietro viene poi portata su richiesta del critico al G-Lab dei fratelli De Pietri, al fine di effettuarne una riproduzione tramite stampa. La scansione di 52 gigabyte effettuata da G-LAB – analizzata a posteriori dallo storico dell’arte Alessandro Bagnoli e dal restauratore Jacopo Carli – ha evidenziato la presenza di piccole “crepe” (tipiche della pittura antica) in tutto il dipinto, ad eccezione della zona della fiaccola accesa. È inoltre sospetta la corrispondenza tra il lembo di tela trovato dai cronisti nel castello di Buriasco e la tela di proprietà Sgarbi, poi rimaneggiata dagli interventi dei restauratori.
Il caso Sgarbi sta causando un intenso dibattito politico, con la richiesta dell’opposizione di revocare le deleghe al sottosegretario (mozione che dovrebbe essere discussa il prossimo 22 gennaio alla Camera). La vicenda legata al dipinto di Manetti ha risollevato anche la polemica legata a un altro quadro che vede il critico indagato dalla Procura di Imperia, il Concerto con Bevitore (1623-1624) di Valentin de Boulogne (stimato 5 milioni di euro). In questo secondo caso, Sgarbi (insieme ai relativi intermediari) è accusato di esportazione illecita di beni culturali: il quadro sarebbe infatti stato esportato a Montecarlo nel 2021 per essere venduto sul mercato internazionale, ma risultano mancanti l’attestato di libera circolazione e la licenza comunitaria.
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