Sui mercati azionari il lusso ha un solo nome: Louis Vuitton
Il gruppo Louis Vuitton Moët Hennessy ha fatto ancora meglio delle attese. I ricavi del 4° trimestre sono aumentati del 10% (29,4 miliardi di euro), e i guadagni al netto di interessi e imposte per il secondo semestre hanno segnato un +3% rispetto al consenso, trainati principalmente dal settore vini e spiriti (Hennessy cognac, Moet & Chandon, Veuve Clicquot), ma anche dal comparto moda e pelletteria (Louis Vuitton, Fendi, Loro Piana in primis), che resta solido.
Le performance del gruppo numero uno al mondo nel settore del lusso sembrano dipendere da una ricetta tanto semplice quanto accorta: forti investimenti nei periodi di congiuntura favorevole e contenimento dei costi quando la crescita rallenta; politiche in grado di con successo i margini proteggere i margini. E di garantire al presidente e ceo del gruppo, Bernard Arnault, il primato nella ricchezza mondiale, 207,7 miliardi di dollari a gennaio 2024 a scapito di Elon Musk (204,7 miliardi).
Nella loro analisi periodica, gli analisti di Bank of America evidenziano come LVMH abbia subito un deprezzamento di circa il 25% rispetto al picco di aprile 2023. Secondo la loro valutazione, nonostante le quotazioni elevate, è ancora conveniente investire in questo leader di mercato dato che il settore è strutturalmente in crescita, con elevate barriere all’ingresso. Il potenziale di rialzo sarebbe attualmente di circa il 30%.
La più grande sorpresa positiva nel quarto trimestre è arrivata dal comparto Wines & Spirits (W&S), tornato a una crescita dei ricavi del 4% dopo due trimestri di cali superiori al 20%. Il management ha dichiarato che «il peggio, per la domanda di cognac, è alle spalle». I ricavi del commercio al dettaglio selettivo sono stati trainati dalla forte performance di Sephora. I comparti orologi e gioielli (+3%; Tag Heuer, Zenith, Hublot, Chaumet) e profumi e cosmetici (+10%; Dior, Guerlain, Givenchy) sono stati sostanzialmente in linea con le aspettative.
L’espansione dei margini nel secondo semestre 2023 dimostra la capacità di LVMH di adeguare rapidamente la propria base di costi in un mercato del lusso in via di normalizzazione e di beneficiare della diversificazione apportata dalle sue molteplici divisioni. Questa tendenza dovrebbe continuare nel 2024.
In secondo luogo, l’attenzione del management per la desiderabilità del marchio è visibile nella costante innovazione di prodotto che spinge sia il volume che il prezzo/mix, pur mantenendo la scarsità.
Infine, il flusso di cassa operativo di 18,4 miliardi di euro e i bassi livelli di indebitamento netto offrono ampio spazio per il ritorno agli azionisti (dividendo aumentato a 13 euro per il 2023) o per potenziali fusioni e acquisizioni su larga scala, pilastro storico della crescita di LVMH.
Per quanto riguarda moda e pelletteria di marchio Louis Vuitton, i ricavi sono cresciuti del 9%, il 2% oltre quanto previsto da BofA, ma in linea con le aspettative del consenso. Si prevede che a 4 anni la crescita sarà del 16%. Loewe, Fendi, Loro Piana hanno superato la media divisionale; Celine ha superato i 2 miliardi di euro di vendite ed è in corso un miglioramento dello slancio per il marchio Dior. Vuitton in particolare ha beneficiato di una spinta cumulativa dei prezzi del 6% nel quarto trimestre.
La nuova linea di Louis Vuitton lanciata in collaborazione con il musicista Pharrell Williams costa circa il 7-8% in più rispetto al monogram equivalente (di seguito l’esempio di incremento di prezzo per la valigia Horizon 55).
Della collezione femminile Louis Vuitton Remix (+10%-20% rispetto ai prezzi della variante classica) vengono vendute soprattutto le borse con un prezzo di circa 1500-2500 euro.
Secondo gli analisti, questa enfasi sosterrà i volumi anche nel 2024.
I ricavi in America sono cresciuti del +8% nel 4° trimestre, in miglioramento rispetto al 3% del 3° trimestre grazie a Sephora. L’Europa segna invece un +5%, a causa dell’indebolimento della domanda locale europea e del minore sostegno del turismo. Brillante il 19% del Giappone, benché in calo rispetto al 26% del trimestre precedente.
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