La Commissione europea ha recentemente dato il via libera all’esonero contributivo al 100% per le assunzioni di donne svantaggiate. Ma non si tratta dell’unico incentivo disponibile oggi per le imprese attente alla diversity
Le iscrizioni di nuove attività femminili nei primi nove mesi del 2021 sono più numerose di quelle registrate nello stesso periodo del 2020 (+7mila) ma sono ancora meno rispetto al 2019
Nel disegno di legge di bilancio 2022 ci sono diverse proposte a sostegno dell’occupazione femminile: dalla decontribuzione per le lavoratrici che rientrano dal congedo di maternità al sostegno in caso di maternità delle lavoratrici autonome
Dopo l’
approvazione unanime del Senato alla proposta di legge sulla parità salariale, che va ad aggiornare la normativa contenuta nel Codice delle pari opportunità del 2006, la Commissione europea ha dato il via libera all’esonero contributivo al 100% per le assunzioni di donne svantaggiate e per la trasformazione dei relativi contratti da tempo determinato a indeterminato nell’importo massimo di seimila euro annui, come previsto dalla legge di bilancio 2021. Ma non si tratta degli unici incentivi disponibili oggi per le imprese attente alla parità di genere. Anzi. Nei piani della prima Manovra targata Draghi, non mancano proposte a sostegno proprio della diversity.
We Wealth, con il supporto di
Paola Mascaro, presidente di Valore D (associazione di imprese che promuove l’equilibrio di genere e una cultura inclusiva per la crescita delle aziende e del Paese), ha identificato tre temi da monitorare nel 2022 su questo fronte. Anche guardando al Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Come anticipato, la “legge di bilancio 2021 ha stabilito una decontribuzione al 100% per un massimo di seimila euro l’anno per i datori di lavoro che nel biennio 2021-2022 assumeranno a tempo indeterminato una donna disoccupata (la norma riguarda le assunzioni di donne disoccupate da almeno sei mesi nelle regioni del Mezzogiorno e da almeno 24 mesi in tutta Italia)”, spiega Mascaro. E la medesima legge di bilancio ha “incrementato il Fondo per le politiche della famiglia per l’anno 2021 di 50 milioni di euro, da destinare al sostegno e alla valorizzazione delle misure organizzative adottate dalle imprese per favorire il rientro al lavoro delle lavoratrici madri dopo il parto”. Da segnalare poi “Creazione di imprese femminili”, investimento da 400 milioni di euro rientrante nella missione “inclusione e coesione” del Pnrr che prevede, tra le altre cose, la nascita di un “Fondo impresa donna” – istituito dal Ministero dello Sviluppo economico all’inizio del mese di ottobre e fortemente voluto dal viceministro Alessandra Todde, precisa Mascaro – con l’obiettivo di fornire supporto finanziario a 2.400 imprese attraverso strumenti già esistenti come “Nuove imprese a tasso zero”, rivolto alle ragazze che desiderano fare impresa, e “Smart&Start” per le startup altamente innovative.
Inoltre, continua Mascaro, “è operativa presso il Dipartimento pari opportunità una
sezione speciale per le imprese femminili, riservata alle imprese a prevalente partecipazione femminile e alle professioniste, istituita nel 2013 tra Dipartimento per le pari opportunità, Mise e Mef”. Le risorse della sezione, precisa l’esperta, sono dedicate alla compartecipazione della copertura del rischio sulle operazioni di garanzia concesse a favore delle aziende femminili e delle professioniste, esclusivamente nel caso di richiesta di prenotazione della garanzia effettuata dai medesimi soggetti beneficiari finali. Si tratta nel dettaglio di società cooperative e società di persone costituite in misura non inferiore al 60% da donne; società di capitali le cui quote di partecipazione spettano in misura non inferiore ai due terzi a donne e i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno i due terzi da donne; e imprese individuali gestite da donne.
Guardando al 2022, aggiunge Mascaro, nel Family act in esame alla Camera “sono previste forme di incentivazione del lavoro del secondo percettore di reddito, strumenti fiscali a favore del rientro delle donne nel mercato del lavoro (in particolare dopo la maternità) e detrazioni per i servizi di cura”. Nel disegno di legge di bilancio 2022, inoltre, si evidenziano diverse proposte a sostegno dell’occupazione femminile: dalla decontribuzione per le lavoratrici che rientrano dal congedo di maternità, al Piano strategico nazionale per le politiche per la parità di genere (che prevede l’istituzione della Cabina di regia e di un Osservatorio nazionale per l’integrazione delle politiche per la parità di genere) fino al sostegno in caso di maternità delle lavoratrici autonome. Chiude il cerchio ancora una volta il Pnrr, che contiene “diversi investimenti riguardanti l’obiettivo trasversale della parità di genere, tra cui il potenziamento dei posti negli asili nido, l’accesso delle studentesse ai percorsi Stem (Science, technology, engineering and mathematics), le clausole sul 30% di donne e giovani per le aziende che partecipano ai bandi (40% per i progetti di ricerca) e la certificazione della parità di genere”, spiega Mascaro.
Ricordiamo a tal proposito che la legge sulla parità salariale cui accennato in apertura poggia su due assi principali: quello della trasparenza e quello premiale, con l’introduzione dal 1° gennaio 2022 della certificazione della parità di genere accompagnata da uno sgravio contributivo fino a 50mila euro l’anno. “Un segnale importante”, nelle parole di Mascaro, considerando anche che si va a innestare in un sistema che vede le lavoratrici guadagnare ancora il 17% in meno rispetto alla controparte maschile a parità di mansioni e ore lavorate. Inoltre, stando agli ultimi dati dell’Osservatorio sull’imprenditoria femminile di Unioncamere e InfoCamere, le iscrizioni di nuove attività femminili nei primi nove mesi del 2021 hanno superato quelle dello stesso periodo dello scorso anno di ben 7mila unità, ma sono ancora circa 9.200 in meno rispetto al 2019. Senza dimenticare che il peso delle nuove imprese guidate da donne sul totale delle iscrizioni si è contratto nel periodo di due punti percentuali, scivolando dal 27,1% di due anni fa al 25,4% dello scorso settembre.
(Articolo tratto dal magazine We Wealth di dicembre 2021)
La Commissione europea ha recentemente dato il via libera all’esonero contributivo al 100% per le assunzioni di donne svantaggiate. Ma non si tratta dell’unico incentivo disponibile oggi per le imprese attente alla diversityLe iscrizioni di nuove attività femminili nei primi nove mesi del 2021 sono…