Dal lancio di bitcoin nel 2009 il settore delle cripto-attività è cresciuto esponenzialmente, con capitalizzazione che quest’anno ha superato il trilione di dollari. Dopo anni di discussioni, l’Europa decide di occuparsene bilanciando tra facilitazione a nuove innovazioni e protezione dei consumatori
Consob ritiene il regolamento, che sarà immediatamente attuativo una volta approvato dal Parlamento Europeo (si stima entro fine anno), uno stimolo per cambiare prospettiva e passare da una vigilanza sanzonatoria ex post a una collaborativa ex ante
Il tema però è ben più ampio e complesso. “L’ingegneria monetaria è il campo di guerre geopolitiche e non di una nicchia di cyberpunk”, così esordisce Ferdinando Ametrano, professore dell’Università Milano Bicocca/CheckSig, nel corso dell’evento “Cripto-attività tra recenti sviluppi e digital finance package”, organizzato dal Parlamento europeo.
Dal lancio di Bitcoin nel 2009 il settore delle cripto-attività è cresciuto esponenzialmente, con capitalizzazione che quest’anno ha superato il trilione di dollari. Dopo anni di discussioni, l’infelice stagione delle Ico del 2016-2018 e i recenti allarmi sui potenziali rischi sistemici legati ad alcuni nuovi progetti di stablecoin, la Commissione Europea ha varato una proposta di regolamentazione del settore (MiCA), quale parte del proprio “Digital Finance Package”, ora all’esame del Parlamento e del Consiglio Ue.
Che cos’è bitcoin
“È incredibile che al mondo digitale nel quale viviamo non corrisponda una rete di pagamenti istantanei p2p, un contante digitale. Bitcoin è un asset digitale e scritturale, esiste solo come transazione validata sulla blockchian, ma fin qui nulla di nuovo rispetto alle valute tradizionali. Bitcoin è un asset, è uno strumento al portatore, può essere trasferito e non duplicato. È scarso e ha politica monetaria di progressiva scarsità estrattiva che mina oro fisico e asrpira a asser un asset di riserva internazionale – dice Ametrano – se riflettiamo quale sia stato il ruolo dell’oro fisico nella storia della finanza, possiamo solo immaginare cosa comporterà l’oro digitale”. Secondo il professore bitcoin è una criptocommodity più che una criptovaluta e rispetto all’oro ha molte caratteristiche comuni.
“Ovvero è stato adottato spontaneamente senza pianificazione centralizzata, per secoli è stata la moneta di maggior successo, è all’origine di tutte le monete create dopo ed è stato superato da altre valute più evolute senza diventare obsoleto. Perché siamo in un far west regolamentare? In Europa l’origine è in una nefasta affermazione dell’Eba che nel luglio 2014 che scoraggiava le istituzioni finanziarie dal comprare vendere e detenere valute digitale fino alla disponibilità di un regime regolamentare”.
Una questione geopolitica
Che quella relativa alle criptovalute sia oggi una questione geopolitica lo dimostra innanzitutto la discussione in corso in campo euro digitale. “In queste settimane si è palesata la paura della Germania nelle parole del governatore della Bundesbank Jeins Weidmann che ha obiettato che se tutti possiamo detenere i risparmi in euro digitale su uno smartphone non li deterremo nelle banche commerciali provocandone un crollo – dice Ametrano – ha risposto Fabio Panetta che per limitare questo rischio si porrà il limite di 3mila euro per il possesso di euro digitale per ogni cittadino. Nonostante questo i tedeschi sono riluttanti”
Ma è chiaro che anche nella proposta di Panetta c’è un agnello sacrificale: “se ognuno avesse 3mila euro nel cellulare non ci sarebbe bisogno di carta di credito e debito – continua Ametrano – insomma, appare evidente che siamo su un terreno geopolitico oltre che regolamentale. Il Fmi non ha mai emesso il suo token, perché sarebbe considerato un attacco al predominio del dollaro come asset di riserva. E gli Usa non si possono permettere che il dollaro perda il suo status di bene rifugio. Il tema chiave è che però le cripto attività saranno una delle frontiere più calde di innovazione e sperimentazione e in qualche modo la guerra si dovrà concludere”.
La palla al regolatore
La patata bollente è in mano al regolatore. Ugo Bassi, che occupa una posizione nella direzione generale che nella Commissione Ue propone le iniziative e la strategia digitale spiega come la Commissione sta cercando di restare in piedi su questo terreno scivoloso. La proposta contenuta nel MiCa, il nuovo regolamento sulle criptovalute deve bilanciare diversi e contrapposti interessi.
“Seguiamo con grandissimo interesse l’iniziativa dell’euro digitale che però si sviluppa in seno a Bce ma la sosteniamo anche per le motivazioni legate allo sviluppo del ruolo internazionale dell’euro che questa iniziativa potrebbe comportare – spiega Bassi – Il futuro della finanza è digitale, ma lo è anche il presente. Ancor di più durante la crisi che ha permesso di continuare a essere operativi sui conti bancari grazie alla tecnologia.
Di fronte al fenomeno cripto che si è sviluppato spontaneamente e alla diffusione in varie direzioni, con vari fenomeni a tutto tondo, il regolatore è davanti a un dilemma. E si chiede se deve incoraggiare e facilitare l’innovazione con i suoi benefici o far prevalere la necessità di introdurre paletti e misure che possano limitare i rischi di frode”.
La commissione europea nel settembre 2020 ha adottato la strategia digitale nell’ambito della quale c’è la proposta Mica che mira a raggiungere un equilibrio perfetto tra queste due esigenze contrapposte. “La strategia si sviluppa su quattro assi – continua Bassi -gli obiettivi sono quelli di ridurre la frammentazione di questi mercati con elementi di mercato interno, facilitare l’innovazione, cercare di introdurre un quadro normativo sui dati e bilanciare il tutto una protezione e regole. Il principio fondatore della strategia sarà che la stessa attività deve essere soggetta a regole e rischi identici. E che bisogna fare in fretta perché la tecnologia corre veloce e cambia”.
Ora si corre su MiCa
MiCa alla fine sarà il quadro normativo dentro cui, come era stato spiegato da Esma, confluiranno le molte offerte che già oggi possono essere configurate come strumenti finanziari. “E che pertanto devono essere trattati sulla base di regole Mifid che però ci proponiamo di modificare leggermente per far sì che la tokenizzazione venga coperta. Ma la cosa più importante è che alla fine avremo un quadro normativo per strumenti che non sono coperti oggi da Mifid, uniformandoli al principio della trasparenza. Si prevede anche l’istituzione di un passaporto che venga utilizzato dei vantaggi dell’appartenenza al mercato interno – spiega Bassi – Stiamo lavorando anche sull’instant payment, che intendiamo incoraggiare nei diversi sistemi paese”.
MiCa è un regolamento che non ha bisogno di essere recepito negli ordinamenti nazionali e sarà dunque immediatamente attuativo, “auspicabilmente nel corso dell’anno”.
La view degli europarlamentari italiani
Al webinar sono intervenuti anche tre parlamenti europei, di provenienza politica diversa ma con posizioni riguardo alla regolamentazione cripto piuttosto affine.
Per Antonio Maria Rinaldi (ID-Lega), “il 2021 come pietra miliare è plausibile e auspicabile. Al momento esiste un progetto di relazione con 14 emendamenti migliorativi sul regolamento Mica presentato dal parlamento. Vista la complessità della faccenda i termini per la presentazione di ulteriori emendamenti sono stati posticipati a fine di maggio dal 22 aprile. Finora la consultazione pubblica su Mica ha prodotto più di 8820 risposte, la maggior parte riguardo la privacy (51%), la sicurezza (17%) e la necessità di una discussione europea (10%). Quello che rileva è che abbiamo visto che i mercati anticipano le istituzioni perché di fatto non esiste alcun tipo di regolamentazione e così ogni banca centrale prende posizione a sé: la Fed si è un po’ raffreddata, Bank of china ha tirato fuori una interpretazione creativa, quella dell’anonimità controllabile. Per non perdere il treno in corsa la soluzione è una Conferenza mondiale con tutte le banche centrali per giungere a una soluzione condivisa”.
Serve davvero regolamentare bitcoin e i suoi fratelli? Serve secondo Sabrina Pignedoli (M5S), per limitare i rischi di frodi e truffe. “Transazionalità e anonimato sono due elementi rilevanti perché sono utilizzabili a fini criminali, per finanziare il terrorismo ma anche per fare frodi fiscali, perché l’asset non è tassata. O per pagare il riscatto degli hacker (come successo con Garmin).
I cripoasset non sono certamente l’unica fonte di reati di riciclaggio che avviene anche tramite strumenti riconosciuti, con il denaro tradizionale. Non dobbiamo demonizzarli ma valorizzarli e regolamentare le questioni controverse”
E va fatto in fretta, dicevamo. “Von der Leyen ha inserito nel pacchetto digitale come prime proposte la regolamentazione sulle cripto e quella sul progetto pilota infrastrutturale del registro distribuito. Si è optato per regolamenti che sono immediatamente attuativi, una buona cosa vista la velocità con cui la tecnologia evolve – dice Brando Benifei (S&D-PD) – La risoluzione votata a ottobre contiene messaggi chiari: innovazione e fintech sono opportunità per imprese e persone, per offrire credito alternativo e fornire forme di pagamento cashless. Le imprese sono interessate alla tokenizzazione e iniziano ad accettare pagamenti in queste forme. Le istituzioni non possono ignorarlo. In aggiunta il Parlamento ha chiesto una tassonomia comune e indicato la necessità di applicazione delle norme univoche agli stessi prodotti, secondo un approccio basato su rischio, trasparenza e vigilanza a tutela dei risparmiatori. La Commissione è impegnata a consentire un cambio stabile tra stablecoin e valute tradizionali, altro tassello fondamentale per lo sviluppo virtuoso del sistema”.
L’approccio italiano
Per comprendere cosa sta avvenendo in campo valutario, e perché una regolamentazione a questo punto è necessaria (per non dire tardiva), bisogna ricordare che “il passaggio cruciale è quello da sistema basato sulla rappresentazione a quello basato alla fiducia – dice Giuseppe Ferrero, di Banca d’Italia – un passaggio in cui il possessore della attività (la riserva di valore da utilizzare per comprare beni e servizi) non ha più diritto a convertirla in qualcosa di specifico come le monete d’oro ma basa il suo valore sulla fiducia nell’esistenza di un emittente che abbia come obiettivo quello di preservarlo nel tempo”. La moneta nasce come merce, quindi come attività reale, senza emittente: quindi in questo bitcoin è simile a un’attività reale.
“Il denaro nasce invece come nota, che se vogliamo era una tokenizzazione della moneta d’oro e l’emittente si impegnava all’obbligo di mantenerne il valore per poterne garantire la conversione uno a uno rispetto al bene reale sottostante – continua Ferrero – Oltre a distinguere tra le diverse funzioni delle varie attività MiCa si occupa del meccanismo di stabilizzazione delle diverse valute”.
La nuova vigilanza, da sanzonatoria a collaborativa
Per quanto riguarda l’approccio italiano, Francesca Medda – condirettore centrale e responsabile della digitalizzazione di Consob ritiene che la “digital financial strategy pubblicato a settembre, così come è stato per Psd2 e Gprd, sarà fondamentale per integrare le nostre regolamentazioni ma anche per modificare il nostro operato, quindi rappresenta una spinta e un grandissimo impulso a innovare”. Consob sta lavorando a due aspetti: “sul fronte degli abusi di mercati che si possono generare in mercato disintermediati e sul fronte della vigilanza e della regolamentazione di nuovi prodotti. Replichiamo rispetto a Mica l’approccio europeo, che cerca di mediare tra protezione dei consumatori e facilitazione all’innovazione”. E secondo Medda, si tratta di un regolamento che impone un approccio nuovo, che passi dalla “vigilanza sanzonatoria ex post a una preventiva e collaborativa. Keynes diceva che le nostre abilità positive dipendono da un ottimismo spontaneo. La Consob vuole assumere un ruolo fondamentale nel rilancio dell’economia italiana attraverso la sua azione. Questo caso non fa eccezione”.