Passando alla fase di test viene suggerito di strutturarlo in tre fasi: test di progressione, di regressione e quello di post implementazione da esperire comunque alla luce del principio di proporzionalità. In ogni caso le attività di monitoraggio degli intermediari non si devono focalizzare solo su prezzo e profittabilità del prodotto, ma guardare anche ai feedback ricevuti dai clienti monitorando i social network e, naturalmente, attraverso l’esame dei reclami ricevuti. Correlata al monitoraggio è la revisione del prodotto: tra le due attività si configura secondo Eba una corrispondenza “biunivoca” dato che la revisione può influenzare l’intervallo temporale stabilito per le attività di monitoraggio.
Da ultimo, ci si occupa della selezione dei distributori e dei canali distributivi indicando come buona pratica quella di svolgere un’ampia attività di due diligence del distributore nella quale si tenga conto anche dell’effettiva capacità e competenza del distributore nel collocare il prodotto in modo trasparente e corretto rafforzando negli accordi distributivi i suoi obblighi, quali quello di verificare che i prodotti siano in linea con esigenze, caratteristiche ed obbiettivi dei clienti, di provvedere ad adeguate attività di formazione del proprio staff per consentire che i prodotti siano allocati nell’ambito del target market, di non modificare in alcun modo la documentazione relativa ai prodotti predisposta o approvata dal produttore e prevedere ex ante quali iniziative debbano essere condotte nel caso di vendite fuori dal target market.
In tale contesto si inquadra l’intervento della Banca d’Italia dell’aprile scorso nel quale raccomanda agli intermediari di rafforzare i dispositivi di governo e controllo dei prodotti affinché siano tenuti in effettiva considerazione i bisogni ed interessi della clientela piuttosto che gli obiettivi di carattere commerciale.
La Banca d’Italia nel suo richiamo di attenzione fornisce indicazioni sulle principali anomalie riscontrate nell’ambito delle proprie attività ispettive rilevando una serie di aspetti critici quali il limitato coinvolgimento del vertice aziendale sull’applicazione della Pog, il non sufficiente coinvolgimento della funzione di compliance; le carenze nella progettazione dei nuovi prodotti correlata all’assenza di criteri chiari per l’individuazione di quelli nuovi e di quelli sostanzialmente modificati, l’incompletezza della revisione dei prodotti ove spesso si trascura l’aggiorna-mento della documentazione di trasparenza e del catalogo, la non adeguata formazione del personale addetto alla costruzione ed alla distribuzione e le carenze nelle procedure informatiche necessarie per coadiuvare la rete distributiva unitamente all’eccessiva articolazione e complessità del catalogo dei prodotti. È opportuno pertanto che le banche svolgano tempestivamente un assessment dei dispositivi di Pog adottati al fine di renderli più efficaci e correggere eventuali aspetti di debolezza e criticità.