Pubblicato il quadro di riferimento per le emissioni dei nuovi btp green, che definisce i meccanismi che ne accompagneranno il debutto
Tra le spese statali finanziabili con l’emissione, rientrano quelle volte al raggiungimento della mitigazione dei cambiamenti climatici e alla protezione delle risorse idriche
Secondo esperti di mercato, l’esperienza europea rivela come le emissioni green godano di una maggiore capacità di tenuta rispetto a quelle nominali
Sebbene non si conosca ancora la data della prima emissione, il Mef ha proceduto a pubblicare il Quadro di riferimento per le emissioni dei nuovi btp green, definendo i quattro meccanismi che ne accompagneranno il debutto: i criteri di selezione delle spese del bilancio dello Stato ammissibili per le emissioni del nuovo titolo di Stato, l’utilizzo del loro ricavato, il monitoraggio, e l’impatto ambientale delle spese stesse.
Quali sono le spese statali finanziabili?
Nel dettaglio, come anticipato, l’Italia finanzierà in questo modo le spese statali volte a contribuire alla realizzazione degli obiettivi ambientali delineati dalla Tassonomia europea delle attività sostenibili:
- la mitigazione dei cambiamenti climatici;
- l’adattamento ai cambiamenti climatici;
- l’uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e dell’ambiente marino;
- la transizione verso un’economia circolare;
- la prevenzione e controllo dell’inquinamento;
- e la protezione, miglioramento e ripristino della biodiversità, degli ecosistemi e dei servizi ambientali.
Tra l’altro, “l’utilizzo dei proventi raccolti tramite le emissioni di titoli green aiuterà l’Italia a sostenere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu”, precisa il Mef, e le spese dovranno rientrare in uno dei seguenti settori “verdi”: fonti rinnovabili elettriche e termiche, efficienza energetica, ricerca, trasporti, prevenzione e controllo dell’inquinamento ed economia circolare, e tutela dell’ambiente e della diversità biologica.
Non sono ammissibili, invece, le spese relative a tali categorie:
- estrazione, lavorazione e trasporto dei combustibili fossili;
- fissione nucleare;
- impianti di energia (incluse le biomasse) con livelli di emissione di Co2 superiore a 100g Co2/kWh;
- lavorazione e produzione di bevande alcoliche;
- contratti militari;
- gioco d’azzardo;
- produzione di armi;
- lavorazione e produzione di derivati dal tabacco;
- attività mineraria.
Rendicontazione annuale: come funziona
Quanto alla rendicontazione, stando al documento diffuso dal Mef, annualmente sarà reso pubblico un documento definito Italian sovereign green bond allocation and impact report, che “illustrerà in primis l’allocazione delle risorse reperite durante l’emissione di titoli di Stato green nell’anno precedente, così come per gli anni che precedono l’ultimo anno di riferimento” e poi “rendiconterà dello stato di avanzamento dell’erogazione delle somme previste da ciascuna emissione di titoli green, almeno a livello di categoria di spesa, e conterrà una scheda riepilogativa dell’avanzamento della realizzazione degli interventi finanziati”. Un rapporto, aggiunge il Mef, che sarà sottoposto al controllo di un organismo indipendente previa pubblicazione.
Davide Iacovoni: “Platfond tecnico di 35 miliardi”
Secondo quanto riferito da Davide Iacovoni, responsabile della direzione debito pubblico del Tesoro nell’ambito della conferenza stampa di presentazione, il Btp green andrà a finanziare progetti per quasi 35 miliardi di euro, di cui oltre la metà per i trasporti. Un “platfond tecnico”, precisa, che “non indica un tetto massimo per le emissioni di green bond” né risulta esaustivo del bilancio italiano riconducibile alla spesa ambientale e al cambiamento climatico. Nel processo di strutturazione del framework dei btp green, conclude il Mef, il Tesoro è stato supportato da Crédit Agricole Cib e Intesa Sanpaolo, alle quali è stato affidato il compito di organizzare una global investor call alle ore 15.30 del 1° marzo 2021, cui potrà seguire una richiesta di una serie di call bilaterali con gli investitori.
L’esperienza europea insegna: btp green più stabili
Guardando all’esperienza di altri paesi europei che sono già entrati in questo segmento, secondo alcuni esperti del settore, il tasso sarà un po’ più basso rispetto alle emissioni nominali di pari durata, una volta sul mercato. Basti pensare al caso della Germania, dove la forte domanda per i titoli “green” ha ridotto i rendimenti a scadenza di qualche punto base rispetto al bund “gemello”. Tra l’altro, spiegano, la richiesta di tali emissioni continua a essere robusta e, in questa fase, sembrerebbero riportare anche una maggiore capacità di tenuta e una stabilità relativamente superiore. Stando a un’analisi realizzata da Intermonte sim su dati Bloomberg per l’Economia, sono circa 16 i titoli di Stato green emessi in Europa, da 10 Paesi (Polonia, Ungheria, Belgio, Francia, Olanda, Germania, Svezia, Irlanda, Lituania e Svezia), per un ammontare complessivo equivalente a circa 73,7 miliardi di euro. I rendimenti oscillano dall’1% del green bond ungherese, che scade nel 2035, al -0,7% del titolo “verde” tedesco con quasi cinque anni di vita residua.