Nel segno di Charles Baily Franklin
Il nome quanto lo slogan non lasciavano dubbi: la Scout era una moto pensata per esplorare. Da Springfield, Massasuchetts, dove l’officina Indian era ubicata, fino ad arrivare alle Black Hills in cerca di indiani in carne e ossa. Eppure la storia dell’Indian Scout ha inizio oltreoceano, versante atlantica, su una piccola isola britannica: l’Isola di Man. Già allora si teneva quella che è considerata tutt’oggi la corsa motociclistica più pericolosa al mondo. Nel 1909 in occasione della terza edizione del Tourist Trophy ci fu il felice incontro tra il marchio Indian, alla prima partecipazione, e Charles B.Franklin, ingegnere elettronico inscritto alla gara in sella a una Triumph. Fu l’ultima volta che Franklin guidò la motocicletta di Hinckley: da allora gareggiò solo su Indian, piazzandosi nel 1914 al secondo posto. Con l’inizio della guerra, le corse vennero sospese e Franklin che aveva iniziato a lavorare per Billy Wells, distributore Indian in Irlanda, fu trasferito nella fabbrica di Springfield in qualità di designer.
La Scout 101: la Indian più famosa di sempre
Il genio di Franklin prese forma nella Indian Scout, che fece il suo debutto nel 1919. SI trattava di un 596cc molto affidabile, con un innovativo telaio rigido a culla a doppio anello, forcelle anteriori con molla a balestra, trasmissione a ingranaggi collegata a cambio manuale a 3 velocità e frizione a pedale: fu un successo fin da subito. La Scout era una moto che racchiudeva molti caratteri: il fascino popolare si coniugava a prestazioni da competizione e a una struttura perfetta per acrobazie, in particolare per le esibizioni verticali degli spettacoli “Wall of Death” (a cui partecipa tutt’oggi). E poi assolveva alla sua anima da esploratore. Nel 1920 segnò un record mondiale in Australia, percorrendo con una velocità di crociera di circa 80 km/h 1790 chilometri in appena 24 ore.
Burt Munro e la Indian più veloce al mondo
Il fascino delle prime Indian Socut tuttavia sopravvissero al loro creatore e alla crisi del marchio. In parte fu merito di un altro uomo di almeno pari grandezza, anche egli proveniente da un’isola – la Nuova Zelanda – ed anch’egli innamorato del marchio Indian. Il suo nome era Burt Munro e la sua storia è stata immortalata da Roger Donaldson, con interprete Anthony Hopkins, nel film “The world’s fastest Indian” del 2005.
Le Indian Scout all’asta
Le offerte al dio della velocità di Burt Munro per rendere la Indian Scout un vero e proprio proiettile, il fascino degli anni venti e lo spirito selvaggio degno degli Apache d’America hanno reso la Indian Scout il dio indiano nell’Olimpo del motociclismo. Ancora oggi molti appassionati si accalcano alle aste, in cerca di accaparrarsi i lotti indiani. Due delle ultime battiture risalgono al 2019 nelle aste di mezza stagione organizzate da Bonhams. Una Scout 1927 600cc e una Scout 1928 750cc versione “Police special” sono state battute rispettivamente a 35.497 euro e a 32.784 euro. Se i Gatsby di allora se la potevano permettere all’incirca per 250 dollari, chissà quelli di domani quanti soldi dovranno sborsare per domare il dio veloce.