Il 23,8% ha avvertito la necessità di investire in soluzioni digitali durante la pandemia, con un focus sulla firma digitale (6,8%), la digitalizzazione dei processi interni (6,2%) e la conservazione dei documenti (5,5%)
Il 38,5% intende invece attivare progetti di digitalizzazione entro il 2022. Nel mirino, gli strumenti per l’automazione dei processi (16%) e quelli basati sulle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e la blockchain (13,8%)
Anche la customer experience deve evolversi
Parallelamente, si legge nello studio, l’emergenza “ha reso evidente la necessità di avvicinarsi ai propri clienti”. Un trend che, sempre più, sta penetrando anche i contesti B2B. Ma per gli esperti è necessario abbandonare l’approccio “multicanale” a favore di una logica “omnicanale”, lavorando su strategia, organizzazione interna, gestione dei dati e sviluppo tecnologico. La maggior parte delle imprese tende infatti a implementare piuttosto un approccio “tattico”, sviluppando alcune progettualità e utilizzando soluzioni tecnologiche di gestione dei dati e di marketing automation solo su singole business unit o team interni all’azienda stessa. Una linea che riserva loro solo alcuni benefici di breve termine, escludendole da impatti più profondi.
La spinta “digital” degli obblighi normativi
Chiude il cerchio un focus sugli obblighi normativi che, come anticipato, hanno accompagnato l’ingresso del digitale all’interno delle imprese spingendole a una revisione dei processi interni e delle relazioni con i partner del proprio business. Tra questi, l’obbligo di fatturazione elettronica, con due miliardi di fatture scambiate nel 2020 con una flessione di appena il 4% sull’anno precedente. Una normativa che ha indotto le aziende a porre l’attenzione sulle tecnologie per l’automazione e a ritenerle una priorità d’investimento entro il 2022 nel 16% dei casi. Per non dimenticare l’intelligenza artificiale, con 120 progetti censiti in tal senso di cui il 58% già operativo, come la pianificazione, il rifornimento e il monitoraggio della supply chain (58%) ma anche i progetti a supporto dell’ordine (7%). In corso d’opera, ma meno “mature” secondo gli esperti, le applicazioni di blockchain applicate alla supply chain: in questo caso, si parla di 206 progetti censiti, di cui solo il 12% già operativo.
“Le imprese che avevano vissuto gli adempimenti normativi come opportunità per digitalizzare i propri processi hanno saputo fronteggiare meglio la situazione di emergenza che, anche in ambito B2B, ha avuto impatti importanti”, osserva Riccardo Mangiaracina, responsabile scientifico dell’Osservatorio digital B2B. “Ha innanzitutto accelerato il processo di avvicinamento delle aziende ai propri clienti riducendo la distanza tra livelli successivi della supply chain, ha promosso un miglior utilizzo dei dati e una maggiore automazione dei processi e ha amplificato la necessità di sviluppare processi maggiormente collaborativi”, spiega. Poi conclude: “Questa evoluzione non si è tradotta in una crescita dell’eCommerce B2B nel 2020 (che ha comunque raggiunto un valore di 406 miliardi di euro, ndr), ma è cambiata la percezione di persone e imprese verso l’innovazione e molto probabilmente nei prossimi anni assisteremo a una forte crescita della pervasività degli strumenti digitali nei processi aziendali”.