Una storia di corse
Italia, Varese, più precisamente Gallarate, frazione Cascina Costa. È qui che, a due passi da Malpensa, ha casa la MV Agusta e dove i meccanici dell’omonima ditta, forse a ispirazione degli aerei che quotidianamente volavano sopra la loro testa, assembleranno nel 1969 la 750 Sport. La MV Agusta allora aveva da poco toccato l’apice del suo successo motociclistico, dominando la scena delle corse negli anni ’50, ’60 e primi anni ’70, con piloti dal calibro di Mike Hailwood, John Surtees, Giacomo Agostini e vincendo in totale 37 titoli mondiali. L’ultimo fu nel 1974: era da qualche anno che le quattro sorelle giapponesi avevano fatto irruzione nelle classi 350cc e 500cc, sbaragliando la concorrenza. La MV Augusta si rivelò essere l’ultimo presidio europeo. Alle sue dipendenze, aveva fatto la storia anche un’altra leggenda italiana: Giacomo Agostini, pilota che ancora oggi detiene il maggior numero di titoli iridati, vincendo 123 Gran Premi e salendo sul il podio in 163 delle 190 gare valide per il titolo mondiale. Nella classe 500 ha ottenuto 8 titoli mondiali con 68 vittorie nei GP e, nella “350”, 7 mondiali. A parte un titolo, sempre in sella alla MV Agusta.
Una moto per gentiluomini dall’animo sportivo
Il primo tentativo della Agusta di regalare agli appassionati una roadster a quattro cilindri di un certo livello fu nel 1965. Si trattava di un 600 cc, poi soprannominato “Black Pig” per il suo stile sgraziato che non fu in grado di essere all’altezza dell’attese del conte Domenico Augusta, nè tantomeno dei suoi clienti. Il Patron voleva produrre una motocicletta che rappresentasse la moto italiana per eccellenza, destinata a pochi e dalle prestazioni degne (ma non pari) di quelle delle sorelle maggiori che vincevano sui circuiti di tutto il mondo. I suoi ingegneri lo accontentarono nel 1969: la 750 Sport combinava a uno stile inconfondibile una vocazione elitaria. Furono prodotti poco più di mille esemplari e il prezzo per portarsela a casa era davvero affare per pochi. Costava tre volte di più della sua diretta concorrente la Honda CB750, acquistabile al prezzo di vendita di 2190 dollari. Il maggiore esborso era però giustificato da buone prestazioni. La 750 Sport montava un quattro cilindri in linea, capace di erogare 69 cavalli a 7.900 giri/min e che le consentiva di raggiungere i 214 km/h. La moto eccelleva anche da un punto di vista della ciclistica. La maneggevolezza era ottima, grazie anche a un telaio, forcelle e ammortizzatori di prim’ordine, quest’ultimi prodotti da artigiani del calibro di Ceriani e Marzocchi. I “corsaioli” tuttavia rimasero delusi dalla trasmissione ad albero cardanico, dall’invalicabile limite di piega e dai 230 kg, troppi per una vera sportiva.
Lo sbarco in America del 1975
Nel 1971 venne a mancare il conte Agusta e l’omonima società iniziò ad avere le prime difficoltà economiche che la portarono in pochi anni ad essere acquisita dalla EFIM, società gestita dallo stato molto più interessata agli elicotteri che alla linea motociclistica dell’azienda di Cascina Corta. L’ultima variante delle 750 Sport fu la versione America, meno fascinosa ma dalle migliori prestazioni, che rappresentò l’ultima delle MV Augusta della “vecchia guardia”. Nata su richiesta della Commerce Overseas Corporation di New York, importatrice MV Agusta statunitense, da un punto di vista delle vendite fu un mezzo fiasco, anche per via del prezzo: 6500 dollari per acquistarla. Tuttavia da un punto di vista tecnico risultava migliore della 750 Sport: era più leggera, 223 kg, la cilindrata era stata portata a 790cc e le prestazioni ne beneficiavano. Ma non abbastanza: affidabilità e prestazioni rimanevano ancora lontane dallo standard giapponese.
Le Mv Agusta all’asta
Le 600 motocilette all’anno che Chris Garville, l’importatore statunitense, si aspettava di vendere rimasero un’utopia. Nel complesso furono prodotte solo 540 unità, di cui gli ultimi 42 furono venduti “sudando sette camicie”. Ma ad anni di distanza è proprio il carattere elitario, e dunque la rarità di queste, che oggi decreta la fortuna di questi modelli. La 750 Sport e la 750 S America, negli ultimi anni, sono state al centro di un interesse sempre maggiore da parte degli appassionatifacoltosi. Il prezzo non è potuto che salire. Negli Stati Uniti alcuni esemplari andati all’asta hanno superato i 100 mila dollari: quasi quanto, per l’appunto, una Ferrari. Mecum nel 2019 ha battuto una 750 S America a 126 mila dollari. In Italia recentemente una 750 S America del 1975 è stata messa in vendita da ruote da sogno al prezzo di 115 mila euro. Prezzi leggermente inferiori ma comunque decisamente alti anche per la 750 Sport: nel 2016 Bonhams ha battuto un esemplare per 115 mila dollari, nel 2018 altri due per 84 e 73 mila sterline. Nel 2019 Artcurial ha battuto la MV Agusta 750, appartenuta all’ex pilota di formula 1 Arturo Merzario, per più di 96 mila euro.