A febbraio del 2021 si è rincorsa una piccola notizia – con
un grande potenziale, concernente l’acquisto di un’auto Ferrari, una 360
Modena, per due bitcoin. L’acquirente, un ragazzo di Padova, aveva sottolineato
questo aspetto in una recensione, come un cruciale valore aggiunto della
transazione e del venditore.
Ma comprare qualsiasi oggetto in bitcoin non è certo
normalità e le complicazioni di tipo burocratico come i rischi connessi al
cambio, molto volatile, del mezzo di pagamento, non sono pochi. Resta dunque
un’attività di nicchia, ma qualcosa che, se semplificata, potrebbe creare
addirittura occasioni di business. Pensiamo ai nuovi ricchi in bitcoin, che
potrebbero spendere direttamente le loro monete senza trasformarle in valuta
Fiat; ma anche alla possibilità per un’azienda di produzione di acquistare
forniture di materie prime e componenti da Paesi fuori dall’area Sepa, senza
tutti gli ostacoli legati all’interconnessione dei diversi circuiti di
pagamento.
La soluzione Tinkl.it
Per rendere i processi fluidi, nel 2015 nasce una fintech
italiana, che in queste settimane si sta rinovando per essere ancora più
efficiente. Si chiama tink.l ed è la stessa piattaforma che ha reso possibile
l’acquisto della 360 Modena di febbraio 2021. Tink.l, in estrema sintesi, offre
il servizio al compratore – in cambio di una fee – e rende possibile per il
venditore, a costo zero, ricevere euro nell’ammontare stabilito dal contratto
di compravendita, a fronte del versamento in bitcoin da parte dell’acquirente.
“Il servizio offerto dalla piattaforma è molto semplice
– spiega a We Wealth Daniele Pregnolato, ceo di Tinkl – si tratta
di ricevere dal compratore il pagamento in bitcoin e
di convertirlo in euro prima di versarlo al venditore, attraverso un
bonifico, senza addebitare alcuna commissione. Di fatto tinkl.it solleva il cliente da
oneri amministrativi e fiscali. Ma non solo: con la conversione in euro fa sì
che l’azienda non si esponga al tasso di cambio di bitcoin – se
incassasse una perdita potrebbe non essere sostenibile per il conto economico,
ma anche in caso di rialzo del bitcoin avrebbe il problema di pagare le tasse
sulla plusvalenza e dunque si ritroverebbe con un nuovo collo di bottiglia”. Di
fatto tinkl.it è un
intermediario che si pone al centro tra compratore e venditore e si
occupa della gestione dell’incasso a tutto tondo, facendo in modo che
formalmente l’azienda non entri mai in contatto con i bitcoin. “Per l’utilizzo
del servizio non è richiesta alcuna competenza particolare, né tecnologica né
in merito a bitcoin: l’app funziona come un Pos per le carte di
credito in cui il commerciante deve solo indicare l’importo in euro da
incassare”, dice Pregnolato.
Accettare bitcoin tout court, senza intermediazione, è ancora
oggi un problema, soprattutto per le complicazioni fiscali connesse.
Non esiste a oggi, come noto, una legge che disciplini la tassazione di bitcoin
per i privati, mentre il legislatore europeo ha iniziato a trattare la materia
sul fronte delle imprese, lasciando però molto spazio grigio. E dunque, poiché
non è limpido il modo in cui trattare i bitcoin a bilancio, spesso si rinuncia
a priori a fornire un servizio che potrebbe facilitare molti processi e,
soprattutto nel caso di transazioni internazionali, creare occasioni di
business.
Zero costi e opportunità di business
“In particolare – spiega Pregnolato – in termini
di abbattimento dei costi – che possono essere impattanti al
contrario con carte di credito e bancomat – e di certezza del
pagamento che una volta emesso non può essere cancellato o revocato. Senza
considerare i casi in cui la transazione avviene tra soggetti con sedi in aree
finanziarie diverse che non si parlano sul fronte valutario: in questi casi
pagare in bitcoin abilita una transazione che diversamente avrebbe difficoltà a
realizzarsi”.
Un caso tipico in cui pagare in bitcoin crea un’occasione di
business è quello di una compravendita tra un’azienda europea e una di
area extra Sepa.
Mentre le transazioni in quest’area funzionano con la
massima efficienza anche con gli strumenti bancari tradizionali, una
transazione dal Sud America, dal Sud-Est asiatico o dall’Africa verso l’area
Sepa può richiedere veri calvari amministrativi. “Perché potrebbe essere
complesso per un compratore in un Paese a moneta debole procurarsi euro o
dollari. Ma anche perché, una volta effettuato un bonifico internazionale,
questo attraversa giorni di limbo in cui può essere bloccato o stornato –
continua il ceo di tink.l – Il pagamento in bitcoin, invece, nel momento in cui
viene emesso non può essere cancellato e la ricezione richiede
pochi minuti: la conversione in euro e il trasferimento al venditore sul conto
corrente aziendale non supera le 24 ore e dunque se la transazione è
finalizzata alla vendita di una fornitura, la merce può partire immediatamente.
La certezza del pagamento è implicita nel pagamento stesso: questo vale anche
per gli e-commerce, perché bitcoin non offre la possibilità del chargeback
da parte di chi effettua il pagamento – possibilità insite nelle carte di
credito e persino in moderni e innovativi sistemi di pagamento fintech”.