Lo strumento di ripresa dell’Unione europea (Nextgenerationeu), formalmente approvato dal Consiglio il 14 dicembre 2020 con il sostegno del Parlamento europeo, ha stanziato 750 miliardi di euro circa al fine di fronteggiare adeguatamente i danni di natura economica e sociale causati dalla pandemia. Va da sé che un tale impiego di risorse pone immediatamente il problema del ri-finanziamento delle stesse…
E proprio per far fronte, nel tempo, a una immissione di risorse così ingenti tra gli Stati membri dell’Unione (senza, tuttavia, gravare eccessivamente i singoli ordinamenti), proprio nei giorni scorsi, il 22 dicembre, la Commissione europea – con Comunicazione rivolta al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale dell’Unione oltreché al Comitato delle regioni – ha proposto l’istituzione di tre, nuove, “risorse proprie” del bilancio dell’Unione.
Lo scopo delle misure è appunto quello di finanziare la componente a fondo perduto del Piano di recovery “Next generation Eu”.
Sul punto, estremamente chiare sono le parole espresse dal Commissario per il bilancio dell’Unione europea, Johannes Hahn, il quale ha avuto modo di precisare che “con il pacchetto poniamo le basi per il rimborso di Next generation Eu e forniamo un sostegno fondamentale al pacchetto Fit for 55, concretizzando il finanziamento del Fondo sociale per il clima. Grazie a questo insieme di nuove risorse possiamo garantire che la prossima generazione riceverà effettivamente i vantaggi di Next generation Eu”.
La prima delle nuove risorse proprie è integralmente fondata sul sistema Ets per la compravendita dei permessi di emissioni di Co2. Più precisamente, la Commissione europea ha proposto che il bilancio comunitario venga fatto destinatario del 25% delle entrate provenienti dagli Ets. Dall’applicazione della misura in parola dovrebbero mediamente discendere entrate per circa 12 miliardi di euro all’anno nel periodo 2026-2030 (e circa 9 miliardi di euro in media nel periodo 2023-2030).
In ultimo, la terza risorsa propria promossa dalla Commissione europea è fondata sul recente accordo Ocse/G20 per la riforma internazionale della tassazione delle società, e più precisamente sul “primo pilastro” dell’Accordo, che riguarda la redistribuzione parziale dei diritti di imposizione, in modo che le imprese multinazionali paghino le imposte laddove effettivamente producono reddito. Il prelievo a favore del bilancio Ue dovrebbe corrispondere al 15% della quota riassegnata agli Stati membri degli utili residui delle imprese che rientrano nel campo di applicazione della riforma dell’imposizione.
Dall’applicazione di tale previsione dovrebbero prodursi entrate per un importo compreso orientativamente tra 2,5 e 4 miliardi di euro all’anno.
Quali sono, dunque, i passi successivi alla proposizione delle suddette misure?
Come specificato nella Comunicazione della Commissione europea dello scorso 22 dicembre, il Consiglio si è impegnato a deliberare sul primo paniere di nuove risorse proprie entro il prossimo 1° luglio 2022, in vista della loro introduzione entro il 1° gennaio 2023.
In questo contesto, la Commissione si propone di presentare una proposta sia per un secondo pacchetto di nuove risorse proprie (entro la fine del 2023) sia per l’adozione di ulteriori risorse proprie supplementari che potrebbero includere una tassa sulle transazioni finanziarie e una risorsa propria collegata al settore delle imprese.
Sul punto, la Comunicazione della Commissione specifica che questo secondo pacchetto si baserà sulla proposta “Business in europe: framework for income taxation (Befit)”, prevista per il 2023.
Il quadro delle “nuove” risorse proprie prospettate dall’Unione si aggiunge (e, dunque, non sostituisce) ad altre misure di finanziamento ad oggi previste all’interno del sistema europeo. Tra tutte si pensi, a titolo esemplificativo, alla tassa sugli imballaggi di plastica non riciclati (la cosiddetta “plastic tax”), risorsa alla quale la Comunicazione dello scorso 22 dicembre non rinvia né espressamente né tacitamente, e che, da sola, non può considerarsi sufficiente al ri-finanziamento degli ingenti investimenti sostenuti dall’Unione per far fronte alla crisi economica innescata dalla pandemia.