Il rischio geopolitico è tornato padrone delle scelte dei trader e dei gestori, spingendo la domanda di future relativi a tutte quelle materie prime la cui offerta, in caso di conflitto militare in Ucraina, potrebbe subire un immediato contraccolpo
Sono pressioni che potrebbero aggiungersi per qualche tempo all’inflazione già osservata in Europa, e che potrebbero inasprirsi ulteriormente qualora la crisi esplodesse in modo conclamato in un conflitto.
Il rischio geopolitico, dunque, è tornato padrone delle scelte dei trader e dei gestori, spingendo la domanda di future relativi a tutte quelle materie prime la cui offerta, in caso di conflitto militare in Ucraina, potrebbe subire un immediato contraccolpo. Si interpreta in questo modo il rialzo del gas (future Ttf), che il 14 febbraio è ritornato ai massimi da inizio mese: la dipendenza del Vecchio Continente dal gas russo mette a rischio le forniture nel caso scattassero le prevedibili sanzioni economiche ai danni della Russia, in caso di atto ostile verso l’Ucraina. La crisi ha ridato fiato anche al rally del frumento, già in atto a causa della pandemia: Russia e Ucraina, infatti, pesano per circa un quarto del commercio globale di frumento.
La crisi, però, sta incoraggiando forti acquisti sulle alcune delle più tipiche componenti difensive del portafoglio negli scenari di forte debolezza dell’azionario: i metalli preziosi. I future sul palladio sono arrivati a guadagnare oltre il 7% nella sola giornata del 14 febbraio con un massimo di giornata a 2.391 dollari l’oncia – la Russia produce il 40% dell’offerta globale per questo metallo. Il future sull’oro (aprile) ha toccato un massimo intraday di 1.872 dollari l’oncia, per poi moderare il rialzo all’1,2% nel tardo pomeriggio. Performance brillante anche per l’argento (+1,88%) a 23,808 dollari. Nel frattempo, il fronte azionario europeo sta scontando le conseguenze di un conflitto che appare sempre più probabile, con un calo dell’Euro Stoxx 600 dell’1,92%.
Fra le altre commodity che stanno risentendo fortemente dello scenario di crisi in Ucraina spiccano metalli come l’alluminio, tornato a correre (+3,55%) dopo il record già toccato nel corso di questo febbraio, e il nichel (+2,87%), vicino ai massimi dal 2011.
Nel frattempo il petrolio ha indicato un chiaro trend di rafforzamento, con massimo a oltre quota 95 dollari per il barile Brent, segnato il 13 febbraio: il livello più alto mai toccato dal 2014. “Se il persistente divario tra la produzione dell’Opec e i suoi livelli obiettivo continua, le tensioni sull’offerta aumenteranno, aumentando la probabilità di una maggiore volatilità e pressione al rialzo sui prezzi”, ha commentato venerdì 11 febbraio l’Agenzia Internazionale dell’Energia nel commentare le decisioni del cartello dei Paesi esportatori di greggio, impegnati in un percorso di aumento della produzione post-pandemia.