Il 48% delle capofamiglia afferma che prendere delle decisioni nell’ambito della finanza sia meno naturale per loro, a fronte del 27% degli uomini che dichiara lo stesso
La mancanza di impegno in campo finanziario viene esacerbata anche dal fatto che il settore dei servizi finanziari si rivolge principalmente agli uomini (secondo il 63% delle intervistate)
Le donne contribuiscono al reddito familiare complessivo come non mai. Eppure, molto spesso, sembrerebbero rinunciare al proprio potere decisionale in campo finanziario. Stando a un nuovo studio di Ubs dal titolo Own your worth, tradition, trust and time, più della metà delle “capofamiglia” preferirebbe non essere il principale percettore di reddito all’interno del nucleo familiare; e il 48% afferma che prendere delle decisioni nell’ambito della finanza sia meno naturale per loro, a fronte del 27% degli uomini che dichiara lo stesso. Sentimenti contrastanti, insomma, che spingerebbero una donna su due anche a non correggere amici e parenti che danno per scontato che sia la componente maschile della coppia a guadagnare di più. E che spianano la strada a un ruolo più attivo dei consulenti finanziari nello “sbloccare” il potere finanziario delle investitrici, secondo Ubs.
L’indagine della banca d’investimento svizzera ha coinvolto un campione di 809 investitori (uomini e donne) tra il 10 e il 20 gennaio 2023; ognuno degli intervistati aveva un reddito personale annuo pari o superiore a 175mila dollari oppure erano sposati o convivevano con una persona con un reddito pari o superiore a 175mila dollari. Quello che è emerso è che le donne devono affrontare spesso pressioni sociali, tensioni relazionali e vincoli in termini di tempo che impediscono loro di assumere un ruolo più attivo nell’ambito delle decisioni finanziarie, anche sui loro stessi guadagni. Innanzitutto, le capofamiglia devono gestire una serie di insicurezze dei partner riguardo al loro status di guadagno, con gli uomini che non sono i principali percettori di reddito all’interno del nucleo familiare che vorrebbero poter fornire un contributo maggiore dal punto di vista finanziario (75%) e assumere a loro volta il ruolo di capofamiglia (66%). Le intervistate, dal proprio canto, hanno più problemi di fiducia nei confronti dei partner maschili in merito alle spese e agli investimenti quotidiani di quanto non ne abbiano gli uomini nei confronti delle partner femminili. Tale sfiducia risulta tuttavia maggiore tra gli uomini che non hanno un reddito primario, che sono più propensi a preoccuparsi delle abitudini di spesa delle loro partner (66%) o a frenarle dallo spendere denaro (62%).
La finanza non dà voce alle donne. Come evitarlo
La mancanza di impegno in campo finanziario tra le capofamiglia viene esacerbata anche dal fatto che il 63% delle intervistate dichiara che il settore dei servizi finanziari si rivolge principalmente agli uomini. Inoltre, il 57% afferma che gli operatori del settore danno spesso per scontato che gli uomini siano i principali percettori di reddito nelle coppie eterosessuali e meno della metà crede che venga riservato loro lo stesso trattamento degli uomini. Eppure, le donne hanno le idee chiare sulle loro priorità finanziarie, citando la pianificazione pensionistica nell’86% dei casi, il mantenimento di un “tesoretto” di emergenza nel 74% e la pianificazione fiscale nel 70%. “Le donne sono sempre più spesso le prime percettrici di reddito, ma continuano a non essere coinvolte nelle decisioni finanziarie del proprio nucleo familiare”, spiega Carey Shuffman, head of the Us women’s segment di Ubs. “Questo rappresenta un’opportunità per un dialogo aperto e onesto tra le coppie e per l’industria della consulenza”, sostiene Shuffman. “Concentrandoci su una pianificazione completa e coinvolgendo le capofamiglia come responsabili decisionali, possiamo aiutarle a guidare il proprio percorso verso il raggiungimento degli obiettivi finanziari più importanti per loro”, interviene Jason Chandler, head of wealth management Americas di Ubs. Secondo gli esperti, i professionisti della finanza possono svolgere inoltre un ruolo cruciale nell’affrontare gli squilibri che le donne si trovano ad affrontare e nell’alleviare alcune sensibilità che ruotano intorno alla gestione del denaro. In tre mosse: facilitando conversazioni che includano entrambi in partner, ascoltando le esigenze uniche delle capofamiglia e cercando modalità per semplificare, facilitare e automatizzare i servizi per ridurre il carico di tempo del loro impegno finanziario.