Family office: modelli, strutture, fiscalità ed evoluzioni sono stati al centro del seminario che ha chiuso il ciclo di incontri organizzati nel 2022 da Step, il ramo italiano che associa i professionisti ed esperti del settore trust, patrimoni e successioni. In particolare, con la moderazione di Marco Cerrato (presidente Step Italy) il tema è stato dibattuto da Josip Kotlar (Politecnico di Milano) insieme a Stefano Massarotto (Facchini Rossi Michelutti), Andrea Tavecchio (Tavecchio & Associati) e Alberto Toffoletto (Advant Nctm).
Lo stato dell’arte in Italia
Il punto di partenza è che il patrimonio di una famiglia imprenditoriale non ha solo dimensioni di business ma anche socio-emotive (come la continuazione della dinastia famigliare, l’esercizio di autorità e controllo sull’impresa/e, il senso di appartenenza e identità e il mantenimento di una reputazione famigliare e aziendale favorevole) che influenzano profondamente strategie e performance di tali realtà. I family office (Fo) sono, quindi, le organizzazioni che svolgono la funzione di coordinamento, indirizzo strategico e gestione del patrimonio di una o più famiglie imprenditoriali con una logica che tiene conto anche delle generazioni future. Se la parola chiave è l’eterogeneità di queste strutture, il grafico dell’Osservatorio family office del Politecnico di Milano rappresenta le quattro configurazioni principali a cui possono essere ricondotte le diverse organizzazioni.
Le categorie principali sono single family office (quando un’unica famiglia è controllante e destinataria dei servizi) o multi family office (chiusi e a controllo familiare o aperti e professionali, non controllati dalle famiglie clienti).
Secondo l’Osservatorio family office 2022 del Politecnico di Milano in Italia si contano 214 family office di cui il 47,2% single, il 43,5% multi, mentre il 9,3% restante è rappresentato da organizzazioni di origine bancaria.
I family office e la variabile fiscale
Come incide il fisco su queste organizzazioni? La variabile fiscale è rilevante da più punti di vista: per la forma giuridica (società di capitali o di persone, trust commerciale o non commerciale, soggetto regolamentato o non regolamentato, fondo o veicolo di investimento) e per la localizzazione (Italia o estero).
Difficile, quindi, stabilire a priori quale sia la forma migliore di un family office dal punto di vista fiscale. La risposta dipende da almeno tre ordini di valutazioni:
1. nuovi trend fiscali:
- misure di trasparenza fiscale principalmente cross-border – Crs, Dac6, Dac8 (crypto-asset e advance cross-border ruling per Hnwi) – e rischi di sovrapposizione dei flussi informativi
- Beps (disposizioni antiabuso, Cfs, Stabile organizzazione, etc.)
2. mutamenti nel tempo nella composizione degli asset e nelle esigenze dei membri della famiglia
3. misure fiscali agevolative/attrattive:
- regimi fiscali Hnwi
- assegnazione agevolata beni ai soci (Ddl Bilancio 2023)
- investment management exemption rule (Ddl Bilancio 2023)
- etc.
Un esempio concreto?
Il grafico sottostante rappresenta le diverse situazioni dal punto di vista fiscale in caso di dividendo/plusvalenza e di proventi da fondi non armonizzati.
Il professionista e l’evoluzione del family office
Una premessa necessaria è che le funzioni di un family office dipendono dalle esigenze della famiglia e che una discriminante fondamentale è il liquidity event, cioè la monetizzazione da parte di un imprenditore di quanto costruito nel tempo. È facile immaginare che, al verificarsi di tale disinvestimento dall’attività imprenditoriale familiare, aumenterà la parte di attività del family office dedicata alla gestione degli investimenti e alla filantropia a scapito delle aree di amministrazione e tax&estate e che scompariranno le attività dedicate alle società operative. Gli imprenditori, è stato fatto notare, hanno un Dna che orienta anche la loro scelta degli investimenti e che privilegerà, ad esempio, la partecipazione a club deal rispetto a tipologie di investimento più “statiche”.
Quali sono le forme giuridiche dei family office in Italia?
Dall’Osservatorio emerge che le società a responsabilità limitata (srl) è scelta dal 55% dei family office; le società per azioni (spa) dal 35,5%, mentre le restanti forme giuridiche pesano per il 9,5%.
Il processo di creazione di un trust di famiglia
Il ruolo di un family office è aiutare i clienti a ragionare non solo sulla situazione di partenza, ma anche con prospettive a medio e lungo termine (5, 15 e 50 anni) per valutare i potenziali conflitti tra settlor, trustee, beneficiari, professionisti e protector, affiancando in particolare la famiglia nella selezione dei candidati a svolgere la funzione di trustee ed eventualmente di protector. Il trust, infatti, può giocare un ruolo importante in questo ambito.
Tra i vantaggi dell’introduzione di un trust nei family office sono state messe in evidenza alcune caratteristiche come:
- trasferimento del patrimonio a un professionista;
- vincolatività dell’utilizzo del patrimonio all’obiettivo del settlor;
- scopo flessibile, predeterminato e in grado di adattarsi alle esigenze familiari;
- gestione indipendente e imparziale.
Non mancano, infine, degli aspetti critici come i seguenti:
- percezione di maggiore opacità della struttura a fini Aml (antiriciclaggio);
- perdita della proprietà degli asset (istituto a forte connotazione fiduciaria);
- limitato spettro operativo (impossibilità di svolgere in via diretta servizi e attività di investimento o altre attività riservate).