Parigi inaugura la settimana di Paris+ par Art Basel con una retrospettiva dedicata a Mark Rothko (Markus Rothkowitz; Daugavpils, 1903 – New York, 1970), alla Fondazione Louis Vuitton, che consacra il grande maestro, riunendo bene centoquindici capolavori da collezioni private e istituzioni come la Tate di Londra, la National Gallery di Washington e la fondazione dell’artista. La mostra, curata da Suzanne Pagé e Christopher Rothko con François Michaud, occupa per intero gli spazi espositivi dell’edificio progettato da Frank Gehry e si sviluppa in senso cronologico dalla sperimentazione figurativa fino all’astrazione, senza dimenticarne la sensibilità surrealista. Fondazione Louis Vuitton porta in scena il lavoro e la ricerca artistica di uno dei più grandi artisti del XX secolo, uno dei maggiori esponenti dell’espressionismo astratto, protagonista della Scuola di New York, che con la sua ricerca artistica ha rivoluzionato per sempre l’arte e il modo di percepirla.
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Il preludio del cromatismo assoluto nell’arte di Rothko
La mostra si apre con delle Vedute urbane e scene più intime cappeggiate da un autoritratto, opere che segnano l’arrivo esatto di Rothko a New York negli anni Venti, dove comincia a lavorare a queste opere poco dopo. I lavori raffigurano persone che aspettano la metropolitana sulla banchina, le cui figure scarne tradiscono una sensibilità già astratta, che comunica solitudine, malinconia e una grande profondità di significati. Già in questi lavori l’artista parla con un linguaggio caratterizzato dall’equilibrio di linee orizzontali e verticali, preludio di un linguaggio unico e assolutamente personale. L’esposizione continua con gli anni Trenta e quelli della seconda guerra mondiale, dove l’artista si lascia ispirare dai miti antichi attraverso cui esprime la dimensione tragica della condizione umana durante la guerra.
Mark Rothko, la svolta artistica
Finalmente si arriva al punto di svolta del 1946/47, con la serie Multiform, dove la figurazione lascia a poco a poco il passo a strati di colore e zone trasparenti, che fluttuano negli spazi. Nei multiform molteplici presenze cromatiche di diversa grandezza, si intersecano le une nelle altre, creando campi di colore fluidi in una condizione di movimento interno. Sono compresenze di forme-colore la cui percezione non è mai compiuta, poiché la relazione fra i colori non raggiunge una sensibilità visiva definita. Il fondo di luce-colore è sospeso in uno spazio privo di orizzonte e profondità, i residui figurativi sono dispersi e completamente annullati, ogni motivo disegnato è sostituito dalla sola entità coloristica. Rothko giunge alla liberazione della dimensione rappresentativa o simbolica, per raggiungere la nuda forma dell’espressività del colore. Si arriva così all’Eden, al trionfo del colore che è protagonista delle tele degli anni Cinquanta, i grandi quadri che Rothko sceglie di dipingere creando emozioni espresse dal colore pieno e poi sfumato, come il tempo che ci passa davanti. I contorni hanno forme indefinite, sfumano in un universo estraneo alla realtà del quotidiano. Le composizioni di Rothko sono composte da una ripartizione ritmica di tre campiture di colore orizzontali che si susseguono in una superficie verticale.
La simbologia del “tre”
Il tre ci riporta al divino della trinità, il numero perfetto per eccellenza, benché non abbia nulla a che vedere con i numeri perfetti matematici. Un numero davvero potente perché base e fondamento di molte cose. Infatti, la triade mette in relazione gli opposti (1 + 2) e ne è mescolanza e mediazione. È il ritorno all’unità dopo la divisione in due. La triade appare in tutte le manifestazioni della natura, nella forma e nel principio. È il quarto numero della successione di Fibonacci, dopo il 2 e prima del 5. Il tre è il punto di contatto fra l’asse verticale ed il piano orizzontale dell’universo, ovvero la “parola” che sta per essere pronunciata dallo spirito che aleggia sulle torbide acque primordiali della genesi.
Il tre è il primo numero della sfera Mentale (il pensiero), che indica la porta per la mente consapevole e razionale. È fulcro dell’emisfero sinistro, chiave della memoria e se associato al triangolo, definisce la perfetta armonia tra mente, anima e corpo. I colori di Rothko invitano alla contemplazione, a perdersi in quei colori che ti conducono in un mondo ultraterreno, in cui puoi perderti e lasciarti dominare dalle emozioni più profonde che ti permettono di conoscere l’assoluto. Non esistono figure, non esistono forme, non esistono confini, non esistono regole, esiste solo il colore, che con la sua materia diventa totale e assoluto nello spazio in cui si estende rimanendo infinto, andando oltre lo spazio fisico del dipinto e della tela. In mostra sono presenti anche gli ultimi lavori dell’artista, figli del periodo della depressione, prima del suicidio, espressi da colori cupi e contrastanti, ma per sempre risultato di una grande sensibilità umana.
Le opere di Mark Rothko sono passate in asta 393 volte, principalmente nella categoria pittura. Il primo lotto registrato ufficialmente è Untitled, passato all’asta nel 1983 da Christie’s e il più recente è Blue & Black passato nel 2023. All’interno della classifica mondiale degli artisti più venduti, si aggiudica il 157° posto nella top 500. Le sue opere sono principalmente vendute negli Stati Uniti.
Mark Rothko, Light Cloud, Dark Cloud (1957; Fort Worth, Modern Art Museum Fort Worth) © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko – Adagp, Paris, 2023
Mark Rothko, Green on Blue (1956; Tucson, The University of Arizona Museum of Art) © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko – Adagp, Paris, 2023