Fu dipinto nel 1955 con i colori più abbaglianti della tavolozza: è Untitled (Yellow, Orange, Yellow, Light Orange) di Mark Rothko (Rothkowitz Markus, 1903-1970), monumentale tela (due metri per uno e mezzo circa) del geniale artista lettone-statunitense. Uno dei più fulgidi esempi di quel senso di “tragedia, estasi, predestinazione” che attanaglia chi osserva le sue opere non figurative. Formalmente fa ancora parte di una “importante collezione privata americana”, quella di Paul e Bunny Mellon, ma nella serata del 9 novembre 2023 al Rockefeller Center di New York – principale sede statunitense di Christie’s – cambierà proprietario, probabilmente per 45 milioni di dollari (stima preliminare degli specialisti). Un pezzo straordinario, fra i più ricercati dai collezionisti, declinato nelle consuete campiture cromatiche stratificate, in questo caso “giallo arancio giallo arancio chiaro”, emblema perfetto della visione rothkiana del colore come veicolo primario di trasmissione delle emozioni. Secondo lo storico dell’arte David Anfam nell’introduzione al catalogo ragionato dell’artista, la “superficie dinamica” di questo quadro, capace di emanare pura luce, esprime “Rothko al suo meglio”.
Mark Rothko, Untitled (Yellow, Orange, Yellow, Light Orange)
Rimasto nella collezione personale dell’artista fino alla sua tragica morte, il quadro fu dipinto nell’anno della prima personale di Mark Rothko, presso la leggendaria galleria d’arte di Sidney Janis (1896-1989; fondò la sua galleria nel 1948) a New York. Dei 22 dipinti creati quell’anno dal pittore, oltre la metà appartengono ai musei più importanti del mondo e rappresentano – nelle parole dello stesso artista – “una svolta tecnica rivoluzionaria, capace di suscitare nello spettatore le medesime violente emozioni” che Rothko aveva provato nel suo viaggio in Europa sostando innanzi ai grandi maestri del Rinascimento, quel senso di trascendenza e meraviglia spirituale. A influire sul connubio fra Rothko e i colori fu anche l’aver potuto vedere nel 1949 lo Studio Rosso (1911) di Henri Matisse, in quell’anno arrivato al MoMA (e là ancora conservato). Dice Alex Rotter, presidente per l’arte del XX e del XXI secolo presso Christie’s presentando la tela che il lavoro di Mark Rothko «continua ad attrarre spettatori di tutte le generazioni, stimolando un profondo impatto emotivo, un’esperienza quasi religiosa mentre si sosta davanti alla sua opera. Rothko si erge fra i giganti dell’arte del XX secolo».
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Di seguito, i tre quadri più costosi di Mark Rothko venduti finora:
La classifica include le sole trattative private note.
3.
No. 10 del 1958 – 81,9 milioni di dollari – 81,9 milioni di dollari nel 2015 – Asta pubblica, Christie’s
Mark Rothko, No.10, 1958
Una delle opere che segna la transizione dai colori brillanti degli anni precedenti a una tavolozza più scura e austera. L’arancio galleggia, o per meglio dire sprofonda, su uno sfondo nerastro che sembra stare per inghiottirlo.
2.
Orange, Red, Yellow del 1961 – 86,9 milioni nel 2012 – Asta pubblica, Christie’s
L’aggiudicazione di Orange, Red, Yellow, 1961
Stimato inizialmente “solo” 45 milioni di dollari, questo quadro costituisce un esempio sbalorditivo di rivalutazione di un pleasure asset. Un ottimo investimento per il venditore – il commerciante di Filadelfia David Pincus – che per acquistarlo dalla Galleria Marlborough chiese un prestito.
1.
No. 6 (Violet, Green and Red) del 1951 – 186 milioni nel 2014 – Trattativa privata
Mark Rothko, No. 6 (Violet, Green and Red), 1951
Acquistato dall’imprenditore russo Dmitry Rybolovlev (proprietario del Monaco) in una trattativa privata intermediata da Christie’s. I tre rettangoli in viola, verde, rosso cupo e le pesanti pennellate con cui sono stati creati producono nello spettatore un profondo senso di dinamismo e commozione. La consueta assenza di confini netti fra i rettangoli dona l’impressione che i colori si stiano mescolando e fondendo insieme, ulteriormente aumentando quella sensazione di etereo e ultraterreno che tipicamente promana dalle opere di Mark Rothko. Il dipinto è attualmente conservato presso la National Gallery of Art di Washington D.C., custode di un corposissimo numero di opere dell’artista.