Il più grande affare mai registrato nella storia del pallone ha visto il Chelsea scivolare dalle mani dell’oligarca russo Roman Abramovich per 3 miliardi di euro, dopo averlo acquistato per 85,7 milioni nel 2003
PitchBook: “Dopo la pandemia, i club hanno dovuto trovare nuovi modi per rifinanziare i loro debiti e rafforzare i loro bilanci. Gli operatori di private capital hanno colto questa opportunità per entrare nel mercato”
Gli ultimi anni hanno visto il calcio europeo cambiare volto. Stadi deserti ed entrate in calo hanno innescato una raffica di cambi di proprietà, spalancando le porte a fondi di private equity, fondi di venture capital e fondi sovrani. Basti ricordare il caso del Chelsea, ceduto per circa 3 miliardi di euro dall’oligarca russo Roman Abramovich a un consorzio guidato da Todd Boehly, co-proprietario dei Los Angeles Dodgers e fondatore di Eldridge Industries. Oppure al più vicino Milan, venduto per 1,2 miliardi di euro a RedBird Capital Partners. E potrebbe non essere finita qui.
Secondo una recente analisi di PitchBook dal titolo Private capital in european football, il valore delle transazioni nei cinque più grandi campionati europei di calcio (Serie A, Bundesliga, La Liga, Ligue 1 e Premier League) è schizzato dai 66,7 milioni di euro nel 2018 a 4,9 miliardi nel 2022. Il più grande affare mai registrato nella storia del pallone, come anticipato in apertura, ha visto il Chelsea scivolare dalle mani di Abramovich per 3 miliardi di euro dopo averlo acquistato per 85,7 milioni nel 2003. Altre recenti operazioni includono l’acquisto del Milan per 1,2 miliardi, del Newcastle United per 350,6 milioni e dell’Atalanta per 275 milioni.
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Tutte transazioni che “hanno creato un precedente in termini di valutazione dei club, ma hanno anche spinto molti proprietari a prendere in considerazione la vendita a fondi di private equity”, scrivono i ricercatori. “Al momento, il Manchester United è oggetto di offerte e potrebbe raggiungere una valutazione record di oltre 5,5 miliardi di euro”, spiegano. Analogamente, Liverpool, Everton, Inter, Milan, Hellas Verona, Angers Sporting Club de l’Ouest e Monaco hanno “vociferato di essere alla ricerca di una vendita totale o parziale”, aggiungono, segno che il valore degli accordi potrebbe raddoppiare rispetto al 2022 e superare i 10,6 miliardi di euro nel 2023 se l’attuale pipeline di operazioni si concretizzasse.
Investire nel calcio: perché conviene
Ma perché i fondi scommettono sul pallone? “In seguito alla perdita di entrate innescata dalla mancanza di ricavi da stadio a causa della pandemia, i club calcistici hanno dovuto trovare nuovi modi per rifinanziare i loro debiti e rafforzare i loro bilanci”, spiegano da PitchBook. “Gli operatori di private capital, come le società di private equity, non hanno fatto altro che cogliere questa opportunità per entrare nel mercato”, anche per il loro “interessante profilo di rischio-rendimento”. Inoltre, continuano i ricercatori, la proprietà di un club aiuta a diversificare il portafoglio “perché tende a non essere correlata ad altre attività finanziarie”. Ed è per lo più “a prova di recessione”, dato che i diritti di trasmissione e i ricavi delle partite subirebbero in quel caso solo un impatto minimo, essendo bloccati con mesi di anticipo. A risentirne maggiormente, avvertono, potrebbero essere i ricavi commerciali; tuttavia, la maggior parte degli accordi di sponsorizzazione viene stipulata su un orizzonte temporale lungo, proprio per scansare la volatilità.
La strategia dei fondi di private equity
Alcune società di private equity puntano su quella che PitchBook definisce una “struttura multi-club”, ovvero investire in più squadre contemporaneamente. È il caso per esempio di 777 Partners, con sede a Miami, che ha acquisito partecipazioni in sette club negli ultimi due anni. La principale limitazione a una strategia di questo tipo per gli investitori europei deriva tuttavia dalle regole della Uefa, che vieta a due club di gareggiare nella stessa competizione se la maggioranza è detenuta dagli stessi azionisti. Nel 2021, per esempio, la Salernitana è stata promossa alla Serie A ma l’ex proprietario Claudio Lotito è stato costretto a cederla, essendo anche proprietario della Lazio. Un altro caso è quello di RedBird Capital che possiede il Tolosa in Ligue 1 e il Milan in Serie A. Quest’anno il Milan si è qualificato per la Champions League, ma non il Tolosa; una situazione che potrebbe tuttavia presentarsi in una delle prossime stagioni. Una strategia alternativa è quella del City football club che ha in qualche modo mitigando questo rischio investendo in diversi continenti in squadre come Mumbai City, Melbourne City e New York City, nonché in campionati europei inferiori come nel Lommel e nel Palermo, ovvero squadre che difficilmente prenderanno parte alla stessa competizione.