Dalla punta dello Stivale alla vetta del mondo
“La pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo”. Forse la citazione evangelica è esagerata, ma il detto si attaglia perfettamente al caso dell’architetto Corrado Lopresto. Calabrese di Bagnara Calabra (Reggio Calabria), Lopresto è il collezionista italiano di auto d’epoca più celebre al mondo.
“Scarti” che diventano stelle
La sua collezione conta al momento circa 150 pezzi. Ma i numeri stanno stretti all’architetto Lopresto: “Il numero è sempre la metà di quello che vorrei. La mia collezione non conta solo auto. Vi sono anche due ruote, tre ruote, compressori… La mia collezione è un mondo”. Un mondo che
nel 2019 ha compiuto 40 anni, e che è talmente emblematico da essere diventato un marchio. La collezione Lopresto ha vinto oltre 250 premi nei concorsi di settore, compresi più di 55 Best in Show, il primo premio assoluto di ogni concorso.
Solo per citarne alcuni, dal 2001 Corrado Lopresto ha partecipato al concorso d’eleganza di Villa d’Este, il più importante in Europa. Qui, è stato l’unico ad aver vinto quattro volte la coppa d’oro. E ha partecipato anche al concorso più celebre al mondo, quello di Pebble Beach, luogo mitologico per gli appassionati. Anche sul palcoscenico californiano, la sua collezione non è rimasta digiuna di premi.
Lopresto, la storia del collezionista top di auto inizia in un garage
Quella di Corrado per i vecchi motori è una passione giovanile poi divenuta adulta. Come tutte le vere passioni, la impara sul campo, e un po’ c’entra pure il Dna. Forse la vera scintilla scatta negli anni ’70, quando, giovanissimo, vede all’opera prima il fratello maggiore, con il restauro di una vecchia motocicletta, e poi il cugino, con una Lancia Aurelia. Ma c’è di più: il piccolo Corrado respira motori d’epoca fin dalla nascita. Uno zio di Corrado gareggiava “con una Alfa Romeo 2500 da sogno, un modello unico. Io fantasticavo dietro ai carburatori, al puzzo di benzina dei meccanici”. E Di Bagnara Calabra erano originari anche i celebri Florio…
“Allora non si usava dare le auto in permuta, quando se ne acquistava una nuova. I motori restavano nelle ville di famiglia per il diletto di noi giovani”. Ecco il segreto del bravo collezionista: vedere il valore laddove gli altri (ancora) non riescono. I motori con cui da ragazzo si dilettava erano considerati alla stregua di ferri vecchi, da abbandonare nei garage. Oggi – almeno da 30 anni in realtà – quella “ferraglia” è ricercatissima da americani e giapponesi.
Corrado ha solo 18 anni quando, il 23 dicembre 1979, acquista la sua prima auto. Si tratta di una Fiat Balilla tre marce “ancora perfettamente funzionante”. La stessa che l’architetto ha guidato durante il raid Palermo – Milano dello scorso dicembre per celebrare i 40 anni della collezione, costituita da veicoli rigorosamente italiani.
Alcune perle della collezione Lopresto
Fra le unicità della collezione figurano la Lancia Florida, la Giulietta SZ Coda Tronca, la prima e le ultime Isotta Fraschini costruite, la più antica Lancia esistente al mondo. Pezzi il cui solo nome fa capire che raccontano una storia speciale. Della sua collezione fanno parte auto che gli occhi del pubblico non hanno mai visto. Come l’Alfa Romeo 6C 1750, carrozzata da Aprile di Savona, un artigiano sconosciuto ma di grande talento. Aprile realizzò quest’auto su disegno di Mario Revelli di Beaumont. O ancora, l’Alfa Romeo 6C 2500, carrozzata da Castagna, da tutti creduta una creazione di Touring.
La collezione comprende anche una serie di prototipi Alfa Romeo mai entrati in produzione. Ecco allora la Giulia Spider Gt, la 1750 Gt Berlinetta disegnata da Giugiaro, anticipando il disegno della Alfetta Gtv. Oppure la proposta di Bertone per la Giulietta Spider, troppo avveniristica per il mercato degli anni ’50…
Una passione che diventa studio e ricerca
Grazie all’aiuto dei fratelli Giordano, anziani restauratori della sua Reggio Calabria, il giovane Corrado apprende il “restauro filologico”, sapere che lo porta sul tetto del mondo. Ancora oggi, Lopresto sottopone ogni auto che entra a far parte della collezione a un’approfondita procedura di studio e ricerca, possibile grazie al cospicuo archivio documentale formatosi negli anni e alla consulenza dei maggiori esperti del settore. “Questo approccio è necessario perché l’unicità delle auto rende impossibile rifarsi a un modello di serie. Il restauro è sempre un compromesso tra la restituzione dell’aspetto che l’auto aveva in origine e la conservazione di tutto ciò che è arrivato fino a oggi, magari con modifiche storiche che possono essere preservate”.
Il riconoscimento dell’Unesco alle auto del collezionista Lopresto
Grazie a queste procedure del tutto nuove, “alcune auto della collezione sono state restaurate con un approccio totalmente conservativo, senza la sostituzione di nessun particolare”. Lopresto ricorda il caso delle Alfa Romeo Giulietta SZ Coda Tronca prototipo e della Scat del 1913, auto rimaste originali in tutto.
Tanta cura non poteva restare inosservata a livello istituzionale. Così, nel 2016 a Villa d’Este, l’Alfa Romeo Giulietta SZ Coda Tronca, restaurata solo per metà con metodi rigorosamente conservativi, riceve un premio dalla Fiva (Fédération Internationale des Véhicules Anciens), con successivo invito a Parigi. Premio patrocinato dell’Unesco, come esempio di approccio da seguire nel restauro. L’auto è stata in seguito esposta a Parigi nella sede Unesco. Lopresto è inoltre chairman nel concorso d’eleganza di Kyoto.
Fra le esposizioni e gli spazi di cui la collezione Lopresto è stata ed è protagonista si annoverano il Centenario Alfa Romeo a Stoccarda (2010), le mostre del Museo dell’Automobile di Torino (dal 2011), Piazza della Signoria a Firenze (2014), la fiera Retromobile a Parigi (2015), l’autodromo di Monza, il museo svizzero dei trasporti di Lucerna. In particolare, il museo di Lucerna – il più importante della Svizzera – ha visto le sue visite aumentare sensibilmente, grazie alla collezione Lopresto. Numeri che, nell’era pre-Covid, sono passati dai 700-750.000 visitatori annui al milione. “Una cifra doppia o tripla rispetto a Paestum, Brera, Palazzo Pitti. Per un museo dei trasporti, si tratta di un risultato eccezionale”.