Il crollo della criptovaluta potrebbe però far presagire a un successivo rimbalzo, tanto da guardare con suspense alla previsione degli analisti di Bloomberg che hanno previsto un rialzo entro fine anno
Secondo Savona, criptomonete private e pubbliche non possono convivere perché creerebbero solo confusione
L’attacco dell’ex ministro arriva proprio nel periodo peggiore per la criptovaluta più famosa. Infatti il 15 giugno il Bitcoin ha registrato un tonfo storico toccando 9mila dollari (il 16 era fermo a 9.400 dollari) Questo va, da una parte a sottolineare ancora una volta l’instabilità di questo asset, che per sua natura mantiene una volatilità importante. E dall’altra, ricordando la previsione che era stata fatta dagli analisti di Bloomberg, che la criptovalute potrebbe rimbalzare arrivando a fine anno e a toccare il suo massimo storico, come fece in passato.
Savona sottolinea inoltre come al momento ci siano ancora delle esitazioni nello stabilire il fatto che criptomonete private e pubbliche non possono convivere perché creerebbero solo confusione.
“Problemi non minori di mancata regolazione si delineano per le criptoattivita finanziarie che, dopo l’esperienza non proprio brillante delle Ico paiono indirizzarsi verso la loro tokenizzazione, un ibrido monetario-finanziario a cui manca una regolamentazione pubblica”, spiega il presidente della Consob. Altro aspetto negativo che viene sottolineato, durante il discorso, è la protezione del risparmio. Questo secondo Savona sarebbe molto più difficile “se non impossibile, perchè la competizione tra monete pubbliche, che ricercano la stabilità, e monete private, che ricercano profitti, altererebbe il funzionamento dell’attuale architettura istituzionale, che già vive la stretta dipendenza descritta tra gestioni monetarie, finanziarie e fiscali. Va perciò stabilito con urgenza quale sia la moneta che attribuisce valore legale ai diritti di credito, proprietà di cui non godono le altre monete previste da accordi negoziali”.
Ma nonostante tutto il numero uno della Consob sottolinea anche che se nascesse una criptomoneta pubblica, il sistema dei pagamenti si muoverebbe in modo indipendente dalla gestione del risparmio, che affluirebbe interamente sul mercato libero, ”cessando la simbiosi tra moneta e prodotti finanziari, affidandone la gestione in modo indipendente ai metodi messi a punto dai registri contabili decentrati e dalla scienza dei dati”. “Stati sovrani e organizzazioni private- conclude Savona – hanno annunciato la creazione di nuove monete criptate gestite su basi contabili decentrate”. E da questo punto di vista banche e intermediari del risparmio ‘mostrano esitazioni e perfino resistenze nel collocare la loro attività ordinaria nella sfera delle tecnologie informatiche, sollevando istanze etiche comprensibili, ma che, non di rado, celano la difesa delle rendite permesse dall’architettura normativa vigente”.