Al 30 settembre 2020 il numero di imprese italiane che registrano oltre 30 giorni di ritardo nel pagamento dei propri fornitori ha raggiunto il 12,7%
In termini regionali la Sicilia mantiene il primato negativo, seguita da Calabria, Campania e Trentino Alto-Adige. Tra le province meno virtuose spiccano Reggio Calabria e Trapani
Marco Preti di Cribis: “Bisogna farsi carico dello stato di salute sia dei propri fornitori che dei propri clienti per ritrovare la certezza che i flussi dei pagamenti non vengano bloccati”
L’effetto dirompente della pandemia ha fatto sentire il suo peso anche sul settore dei pagamenti tra aziende. La sete di liquidità che ha inaridito il tessuto imprenditoriale mondiale, infatti, ha finito per ripercuotersi sulla puntualità delle piccole e medie imprese, facendo impennare il numero di società che finiscono per pagare i propri fornitori con oltre 30 giorni di ritardo. Ma secondo Marco Preti, amministratore delegato di Cribis, potrebbe ancora esserci un’ancora di salvezza alla quale aggrapparsi.
Stando allo
Studio pagamenti della società del gruppo Crif specializzata nella business information presentato in occasione dell’evento
Cash management e covid-19: la sfida per le imprese, al 30 settembre 2020
il numero di imprese italiane che registrano oltre 30 giorni di ritardo nel pagamento dei propri fornitori ha raggiunto il 12,7%, pari a 0,4 punti percentuali in più rispetto al 2016. La variazione più rilevante in riferimento agli ultimi tre mesi dello scorso anno è stata raggiunta dalla Valle d’Aosta con il +40,4%, seguita da Friuli-Venezia Giulia (+37,5%), Veneto (+32,6%) e Trentino Alto Adige (+31,6%). In generale, nord est e nord ovest riportano l’incremento più consistente, per il 10,4 e l’11,8%, anche se il nord est nello specifico resta ancora l’area geografica più affidabile con il 43% delle aziende che pagano alla scadenza. Sul fronte opposto si posizionano il sud e le isole, dove le imprese puntuali rappresentano unicamente il 22,6%. In questo contesto, la Sicilia guadagna il primo posto tra le
aziende che effettuano pagamenti con più di 30 giorni di ritardo (23,1%), accompagnata dalla Calabria (22,9%) e dalla Campania (20,6%).
In termini di province, invece, restano tra le “più puntuali” Brescia, Sondrio, Bergamo, Lecco e Trento, che fronteggiano sul versante delle “meno virtuose” Reggio Calabria, Trapani, Palermo, Enna e Crotone. A livello globale, precisa Preti, i dati più preoccupanti riguardano l’Asia, tra cui Thailandia, Singapore e Filippine, ma anche il Sudafrica. Taiwan, al contrario, si avvicina alle migliori nazioni europee, mentre gli Stati Uniti contano circa il 54% delle aziende che pagano alla scadenza.
“Il dato più interessante per capire come si stanno muovendo le imprese è quello dei
pagamenti in ritardo di oltre 30 giorni – continua Preti – Su questo versante, già nel mese di giugno abbiamo registrato peggioramenti fino al 60% per ristoranti e bar, per i quali chiaramente gli effetti del lockdown sono stati micidiali, in Italia ma anche in Germania. Ma le difficoltà hanno coinvolto anche i servizi cinematografici, l’edilizia e il commercio all’ingrosso”.
Tornando a spostare la lente d’ingrandimento sul Belpaese, dopo aver raggiunto livelli particolarmente gravi a seguito delle crisi finanziarie del 2013-2014, “negli ultimi anni era stata evidenziata una certa stabilizzazione”, aggiunge, ma “l’effetto covid si è fatto sentire sulla liquidità delle imprese”. “Quando manca la liquidità, i pagamenti si rallentano – continua Preti – Risolvere questa problematica non significa solamente trovare fondi da banche che possano finanziare il circolante, ma essere pagati normalmente, poter rendere liquide le fatture e poter crescere in termini di nuova clientela”.
Secondo l’esperto, in una fase di particolare incertezza come quella che stanno vivendo oggi le imprese, è necessario ritrovare dunque una maggiore vicinanza con clienti e fornitori. “Le aziende più virtuose stanno già ricercando questa connessione – conclude Preti – Bisogna farsi carico dello stato di salute sia dei propri fornitori che dei propri clienti, per rendere complessivamente virtuosa la filiera e ritrovare la certezza che i flussi dei pagamenti non vengano bloccati. Adesso più che mai è fondamentale un’attenta gestione di fornitori o partner commerciali, per intervenire tempestivamente sulle situazioni in rapido deterioramento”.
Al 30 settembre 2020 il numero di imprese italiane che registrano oltre 30 giorni di ritardo nel pagamento dei propri fornitori ha raggiunto il 12,7%In termini regionali la Sicilia mantiene il primato negativo, seguita da Calabria, Campania e Trentino Alto-Adige. Tra le province meno virtuose spicca…